La peronospora della vite è una malattia trofica ed è causata da un agente patogeno fungino, chiamato Plasmopora viticola (Berk. & M.A. Curtis) Berl. & De Toni, (1888), attualmente compreso (insieme a tutte le altre peronospore) nel regno degli Straminipila, suddivisione Peronosporomycotina (un tempo erano considerate Oomiceti). La malattia è di origine americana ed è giunta in Europa nel corso del XIX secolo.
Il fungo attacca solo le parti verdi della pianta, in quanto penetra dagli stomi. La prima manifestazione dell’infezione è una decolorazione, prevalentemente circolare, della foglia che assume talora un aspetto idropico e traslucido, aspetto che giustifica il nome di “macchia d’olio”. Le macchie, spesso numerose su una stessa foglia, si estendono e confluiscono. Sulla pagina inferiore, se le condizioni ambientali sono favorevoli, in corrispondenza di tali aree, appare la fruttificazione del fungo: si forma una muffa prima bianca e delicata, poi densa e cotonosa. Le macchie disseccano rapidamente se le condizioni ambientali decorrono asciutte.
A fine stagione (o in condizioni particolari), le infezioni producono macchie poco estese (0,5-1 cm) ma numerose, note come macchie a mosaico. Queste hanno forma poligonale, delimitate dalle nervature. Gravi infezioni fogliari causano la caduta anticipata delle foglie.
I germogli sono attaccati dal fungo, tendenzialmente in prossimità dei nodi. I germogli infetti presentano prima aspetto idropico e poi bruno. Spesso a seguito di infezioni localizzate hanno origine distorsioni e spaccature.
Sintomo caratteristico dell’infezione delle infiorescenze e dei grappolini durante la fioritura o subito dopo l’allegagione è la distorsione ad “S”del rachide; ciò è dovuto alle diverse velocità di crescita tra i tessuti infetti e non infetti. I giovani grappoli infetti diventano bruni e restano per qualche tempo sui tralci, poi possono cadere. Su acini già parzialmente accresciuti e con clima asciutto, le infezioni progrediscono molto lentamente ed i sintomi, in forma di marciume bruno, si manifestano anche dopo molto tempo.
Dopo l'allegagione, attacchi di peronospora possono dare origine a una sindrome nota come peronospora larvata, cioè la colonizzazione degli acini senza fruttificazione fungina, causando colorazione brunastra, perdita di turgore e avvizzimento (Marenghi, 2007).
Concludendo, le epidemie di peronospora, oltre a ridurre la produzione dell'annata, possono incidere negativamente sull'accumulo di riserve nutritive, determinando riduzioni di produzione (anche ingenti) per gli anni successivi (Marenghi, 2007).
Durante la fase di allevamento del nuovo vigneto, le infezioni peronosporiche sono molto gravi se interessano l’asse del germoglio. In genere in tal caso si è costretti a ricostituire la pianta utilizzando
il germoglio sottostante. Spesso sopravalutata è la dannosità degli attacchi tardivi sulle foglie; in realtà non si ha danno se, in occasione degli attacchi, i tralci necessari per la potatura sono già lignificati (ma aumenta l'inoculo per gli anni successivi).
Su piante in produzione i danni maggiori sono provocati dagli attacchi in fioritura-allegagione in quanto in tale fase fenologica le infezioni ai grappoli riducono drasticamente la produzione (periodo critico). Gli attacchi tardivi sulle foglie sono molto frequenti, ma di solito non influenzano la produzione. Se tali infezioni sono gravi e si verificano prima della maturazione, la conseguente defogliazione può limitare l'accumulo di zuccheri nei grappoli.
Il micelio è costituito da ife cenocitiche di 8-10 micron di diametro, che differenziano austori globulari di 4-10 micron (organi di nutrizione). Il fungo vive negli spazi intercellulari dei tessuti dell’ospite, ma gli austori penetrano nelle cellule dell’ospite, mediante invaginazione del plasmalemma.
Il fungo si moltiplica mediante sporangi ellissoidali e ialini di 14 x 11 μm. Gli sporangi sono differenziati su ramificazioni che, nella parte terminale, sono corte e ad angolo retto. Ciascun sporangio origina 1-10 zoospore biflagellate (media = n°5), generalmente uninucleate, che a maturità fuoriescono dall’apice dello sporangio. Il prodotto della fusione di un anteridio con un oogonio, derivanti da espansioni terminali delle ife, origina una oospora dotata di doppia membrana ed è avvolta dalla parete ispessita dell’oogonio. Le oospore si differenziano principalmente all'interno delle cosiddette “macchie a mosaico”. Con la germinazione le oospore originano 1-2 tubuli germinativi che terminano con uno sporangio piriforme (detto macrosporangio), che produce 30-56 zoospore.
Il fungo, sverna sotto forma di oospore presenti nelle foglie cadute nel terreno. Per acquisire la capacità di germinare le oospore richiedono il verificarsi di particolari condizioni climatiche (freddo, sufficiente piovosità invernale, ecc.); inoltre, come tutti gli organi di resistenza, la loro germinazione è scalare per tutta la stagione (Marenghi, 2007). La loro germinazione avviene in condizioni idonee, ovvero con una pioggia di almeno 10mm e temperatura non inferiore ai 10°C: in queste condizioni, si possono avere infezioni con germogli della lunghezza media di 10cm (regola dei tre dieci) (Marenghi, 2007). I macrosporangi emessi dalle oospore raggiungono i tessuti da infettare mediante schizzi d’acqua e vento. Su di essi le zoospore, dotate di due flagelli, si muovono attivamente nel velo di acqua che le ricopre. Giunte in prossimità degli stomi, perdono i flagelli e penetrano nei tessuti trmite gli stomi, dando luogo alla cosiddetta infezione primaria. A seguito dell’infezione, il micelio invade i tessuti circostanti accrescendosi negli spazi intercellulari dell’ospite ed emettendo austori. Dopo l’infezione, il tempo intercorrente sino all’espressione dei sintomi o macchie d’olio (periodo di latenza) e sino alla produzione di rami conidiofori o muffa bianca (periodo di incubazione) è variabile in dipendenza della temperatura e umidità relativa all’aria. La produzione di tale inoculo sugli organi infetti origina cicli di infezioni secondarie.
Ciclo della peronospora (fonte: www.vineamarche.it)
Influenza della temperatura e dell'umidità
Un andamento climatico “caldo” risulta essere un fattore limitante lo sviluppo della peronospora. Sbalzi termici nel periodo invernale, possono causare una germinazione anticipata delle oospore, che in assenza di vegetazione recettiva non possono costituire inoculo valido. Le alte temperature (superiori a 29-30°C) allungano la durata del periodo di incubazione oltre i 15 giorni e l’evasione del patogeno si arresta a 32°C. In primavera ed autunno la temperatura ottimale di 20-24°C riduce a soli 3-4 giorni il periodo d’incubazione (si tratta di una situazione eccezionale).
Il clima tendenzialmente asciutto rappresenta il principale fattore di limitazione per la pericolosità della peronospora. La siccità primaverile ostacola la germinazione delle spore mentre quella autunno-invernale ne ostacola la maturazione. Nelle zone calde (sud Italia ecc..) le infezioni secondarie sono spesso bloccate durante l’estate e riprendono in autunno in quanto la produzione dell’inoculo avviene solo in presenza di elevata umidità relativa; l’evasione del fungo si verifica repentinamente quando, per almeno 4 ore di buio, l’umidità relativa raggiunge valori del 95-100%.
Prodotti di copertura
Il prodotto più conosciuto ed usato di questa tipologia è il rame sotto forma di sali solubili (solfato, poltiglia bordolese, idrossido od ossicloruro); esistono però anche altri principi di sintesi come i ditiocarbammati e i ftalimmidici .
Prodotti citotropici
Principi attivi di recente introduzione, sono in grado di penetrare nei tessuti della pianta e di agire così dall'interno bloccando la malattia sul nascere (cymoxanil, dimetomorph). Presentano l'indubbio vantaggio di non essere dilavati dalle piogge successive alla distribuzione.
Prodotti sistemici
Anch'essi penetrano nei tessuti, ma in più sono traslocati attraverso i vasi in tutta la pianta garantendo così una protezione migliore anche sulla vegetazione in accrescimento (metalaxil, benalaxil, phosetil ...).
Indicazioni generali di trattamento
Il primo trattamento dovrà essere eseguito al verificarsi della regola dei tre dieci con il relativo tempo d'incubazione che è come noto dipendente dall'umidità e dalla temperatura (più le temperature sono alte e più l'incubazione è breve). Per i prodotti di copertura, utilizzando delle apposite tabelle, è possibile calcolare di volta in volta il momento giusto per intervenire, che normalmente si aggira intorno al 60-80% del periodo d'incubazione, e così "centrare" il trattamento sul bersaglio. Per i prodotti citotropici e sistemici si calcola generalmente un periodo fisso da un trattamento all’altro che va dai 10-14 giorni data la loro maggiore persistenza.
Se nelle zone viticole è presente un servizio agrometereologico specifico, viene eseguita la lotta cosiddetta guidata e integrata; viene emesso cioè un bollettino settimanale che, tenendo conto di tutte le varianti soprascritte, definisce un calendario comune a tutti i viticoltori della zona con l'obiettivo di eseguire i trattamenti solo quando è realmente necessario e con i principi attivi più adatti.
Indicazioni per l'utilizzo di rame
Appare opportuno concludere questa scheda evidenziando alcuni aspetti dell'utilizzo del rame nella lotta contro la peronospora:
è l'unico strumento a disposizione nel biologico;
può essere fitotossico (> se acido);
frena la vegetazione/ispessisce buccia acini (positivo);
ustiona fiori;
è adesivo, scarsamente solubile (25-40 mm prima di considerarlo dilavato);
è necessario tener conto della solubilità: idrossido> solfato, ossicloruro> poltiglia Bordolese. Se è previsto un periodo lungo di piogge in periodo non di massima suscettibilità meglio bordolese, se in periodo di massima suscettibilità sono previste previste piogge meglio idrossido ecc.;
è necessario tener conto della suscettibilità: massime dosi da pre-fioritura ad allegagione.
Peronospora su pagina inferiore di una foglia (fonte: www.kollant.it)
Macchie d'olio (fonte: www.agroambiente.info.arsia.toscana.it)
Scheda a cura di Enrico Ruzzene >>>