La botrite o muffa grigia della vite è una malattia litica, causata dall'agente patogeno Botryotinia fuckeliana (De Bary) Whetzel, teleomorfo, che compare in natura sporadicamente: solitamente è presente la fase assessuata, Botrytis cinerea Pers. ex Fr. (Marenghi, 2007). Il patogeno è parassita e saprofita, può avere molti ospiti ed è polifago (presente su fragola, ciclamino, pomodori ecc.).
Il patogeno può attaccare foglie, tralci, grappoli, acini maturi; è raro sulle foglie (solo se clima è favorevole, cioè caldo-umido); le foglie sono giovani o a contatto con tralci con sclerozi o sono foglie colpite da oidio); su di esse si formano macchie clorotiche che si trasformano in necrosi localizzate, che portano alla necrosi totale della foglia; in caso di elevata umidità, sulle foglie si forma un'effluorescenza grigiastra (conidi e conidiofori).
In primavera possono infettarsi gemme e giovani germogli, che diventano marroni e seccano (Marenghi, 2007). Sui tralci, se apicali, necrotizzano verso il basso e con essi le foglioline. Su tralci adulti, si formano tacche brune su nodi ed internodi, che possono coprirsi di muffa. La botrite ostacola la saldatura d'innesto, specialmente durante forzatura (T°: 29° C; U.R. 80-90%).
Sui fiori l'attacco del patogeno in prefioritura provoca il disseccamento dei grappolini, con successiva caduta.
Sul grappolo, dalla fase dei grappolini alla invaiatura non si hanno infezioni; attenzione, tuttavia, deve essere posta al fatto che il fungo si annida sui residui fiorali in attesa della chiusura/invaiatura. Gli acini vengono colpiti solo quando sono maturi, mai acerbi (la botrite si sviluppa solo su organi ricchi d'acqua). La penetrazione e lo sviluppo del fungo all'interno dell'acino è favorito se su questo ultimo sono presenti delle lesioni e se la buccia è molto sottile. Sull'area colpita si sviluppa la caratteristica muffa di colore grigio (conidi del fungo). Attacchi al peduncolo ne provocano la marcescenza, con conseguente distacco del grappolo. Si ha notevole perdita di prodotto e di valore commerciale.
Il fungo, grazie alla sua ottima capacità saprofitaria (vivere su tessuti morti) ed all’ampia disponibilità di ospiti può superare facilmente i periodi sfavorevoli. Nel vigneto è comunque presente sui tralci di varietà a maturazione tardiva in forma di sclerozi e come micelio entro le gemme e le anfrattuosità della corteccia. A seguito di piogge prolungate o di umidità relativa elevata, il fungo si sviluppa (a volte anche in primavera) sino a produrre, dopo 6-8 giorni, una abbondante muffa grigiastra costituita dai conidi facilmente disseminati dal vento e dalla pioggia. Le condizioni ottimali per l’infezione si verificano con umidità relativa oltre il 90 per cento, che mantenga bagnate le piante per almeno 15 ore a temperatura media di almeno 15 °C (la nota regola dei due 15). Con temperature ed umidità diverse il fungo può comunque infettare l’ospite ma necessita di tempi maggiori. I conidi, infatti, possono germinare da temperature di poco superiori a 0°C fino ad oltre 30°C. L’infezione avviene attraverso le varie ferite causate da tignoletta, tripidi, oidio e uccelli; le ife sono comunque in grado di superare attivamente l’epidermide degli organi suscettibili mediante la forza meccanica e la attività di numerosi enzimi (cutinolitici, cellulosolitici, pectolitici, ecc.).
E' consigliabile una buona lotta agronomica analoga a quella alla base della difesa della vite contro l'oidio; ad esempio si può:
limitare le lavorazioni del terreno;
evitare l'eccesso di azoto;
effettuare potatura a verde, per areare (sfogliatura);
eliminare con potatura invernale i tralci verdi e non maturi (ricchi di sclerozi);
selezionare e scegliere cvv. con grappolo non compatto;
usare portinnesti non vigorosi.
Molto utile è la pratica della sfogliatura, che ha come effetti generali:
l'aumento della sintesi polifenoli ed antociani;
l'aumento della sintesi della pruina;
l'aumento dello spessore degli strati sottoepidermici dell’acino;
il miglioramento dell'esposizione del grappolo alla luce e conseguente riduzione dell’umidità nella fascia grappolo;
la riduzione dei marciumi del grappolo.
La lotta chimica ha visto, negli ultimi anni, ampliare il panorama di prodotti registrati per la botrite, per i quali è necessario conoscere criteri di utilizzo e i tempi di carenza. Tra i vari prodotti, ricordiamo, ad esempio, il Folpet (ftalimidici), in grado di ridurre la carica di inoculo della botrite sui residui fiorali, o i dicarbossimidici, in grado di penetrare nei primi strati di cere degli acini e bloccare l'infezione nelle prime fasi; ricordiamo, inoltre, come prodotti rameici abbiano scarsa efficacia alle dosi attuali di impiego e infine la possibilità di utilizzare un biocompetitore del fungo, il Bacillus subtilis.
La lotta diretta con fitofarmaci può essere effettuata tramite due metodi:
Metodo fenologico (2- 4 trattamenti l’anno):
1° trattamento: fine fioritura per bloccare infezioni dei residui fioritura;
2° trattamento: pre-chiusura grappolo (preventivo e contro residui interni);
3° trattamento: invaiatura (se piove, altrimenti slittare verso 4°);
4° trattamento: 3-4 settimane prima della raccolta.
Metodo climatico (francese)
Regola dei due 15 (15 h di pioggia e 15 C° temperatura): i primi trattamenti, a tutta pianta; successivamente, trattamenti mirati alla fascia dei grappoli (usare pressioni elevate per aumentare la penetrazione).
Botrite su grappolo (fonte: www.lobruttouva.altervista.org)
Attacco di Botrite su tralcio (fonte: www.ducabruzzi.it)
Scheda a cura di Enrico Ruzzene >>>