La sindrome del mal dell'esca è nota da tempi molto antichi, ma tutt'oggi non se conoscono ancora l'eziologia e la patogenesi e l'epidemiologia; la malattia è complessa e irregolare, largamente dipendente dalle condizioni varietali e ambientali (Marenghi, 2007). Gli agenti patogeni che causano questa malattia sono varie specie di funghi.
I sintomi della malattia compaiono durante l'estate e sono ben visibili sulle foglie: con progressione dalla base alla parte distale dei tralci, sulle foglie compaiono macchie clorotiche, sparse irregolarmente sulla lamina tra le nervature principali ed estese dai tessuti del margine a quelli internervali (le nervature principali e i tessuti perinervali rimangono verdi) (Marenghi, 2007). I tessuti clorotici successivamente ingialliscono o arrossicono a seconda del vitigno, per poi diventare necrotici.
Sui tralci si ha formazione di gommosi nei tessuti xilematici (completa otturazione dei vasi) e successivo disseccamento; il fusto viene colpito da gommosi e carie (decadimento del legno).
Contrariamente alla credenza che il mal dell'esca si manifesti solo in viti vecchie (Marenghi, 2007), la malattia può presentarsi anche in barbatellaio e in viti giovani.
Si possono avere due decorsi della malattia:
Non è possibile un controllo diretto della malattia tramite lotta chimica. E' necessario l'estirpo di piante fortemente attaccate, mentre si può procedere a un risanamento di piante che manifestano qualche sintomo, eliminando la parte del tronco dove la malattia è presente e allevando dal legno sano un nuovo germoglio (Marenghi, 2007). Si deve, infine, attuare una lotta preventiva, basata su accorgimenti agronomici: ad esempio, evitare concimazioni azotate troppo spinte (tessuti più sottili e appetibili per i patogeni), potare prima le viti sane e dopo le viti infette, allontanare i residui di potatura.
Sintomi di mal dell'esca su foglia (fonte: www.teatronaturale.com)
Scheda a cura di Enrico Ruzzene >>>