Le uve destinate alla produzione dei vini a DOC “Capri” devono essere prodotte nell’intero territorio dell’isola di Capri in provincia di Napoli.
Il ruolo rivestito da Capri in epoca romana fu notevole. La svolta che segnò la storia dell'isola fu nel
29 a.C., quando Cesare Ottaviano, tornando dall'Oriente, sbarcò a Capri dove, secondo il racconto
di Svetonio, una quercia vecchissima cominciò a dar segni di vita. Il futuro Augusto, interpretando
questo come un segno favorevole, tolse Capri dalla dipendenza di Napoli (sotto la quale viveva dal
328 a.C.), dando in cambio la più grande e fertile isola di Ischia e facendola diventare dominio di
Roma (Vitae Caesarum, 2, 92).Fu così che la comunità greca presente a Capri venne a contatto con
quella romana e l'isola iniziò la sua vita imperiale, diventando il soggiorno prediletto di Augusto e
dimora di Tiberio per dieci anni, centro quindi della vita mediterranea di Roma.
Il vino era apprezzato dai romani e lodato dall’imperatore Tiberio che per la sua passione
enologica, si era guadagnato il soprannome di Biberio.
Con la fine dell'epoca imperiale, Capri ritornò a far parte dello stato napoletano e iniziò a diventare
il centro di scorrerie e di saccheggi da parte di pirati, ben motivati dalla posizione dell'isola sulla
rotta fra Agropoli ed il Garigliano. Nell'866 passa sotto il dominio di Amalfi Seguirono poi le stesse
dominazioni presenti nella vicina Napoli: Angioini, spagnoli, la costruzione del primo convento nel
seicento, sino ad arrivare al periodo napoleonico in cui Capri fu convolta in scontri con gli inglesi.
Nei secoli sempre importante fu il ruolo destinato alle coltivazioni ed in particolare alla viticoltura
Dalla seconda metà dell’ottocento Capri iniziò a prendere l’importanza turistica che ormai da
decenni riveste, e che portò un ruolo sicuramente minore per l’agricoltura e in particolare per la
vite, ma proprio il continuo afflusso di turisti ha portato il vino dell’isola ad essere conosciuto e
apprezzato.
Attualmente le viti sono allevate, nel rispetto delle tecniche culturali tradizionali, su assolati ripiani
a picco sul mare. E’ prodotto in limitate quantità.
La coltivazione della vite ha accompagnato i millenni; i pendii terrazzati e le pendici del monte
Solaro accolgono ancora i vigneti che producono uve di Falanghina, di Biancolella, di Greco, e
Piedirosso. Le relative tecniche di coltivazione, tramandate nei tempi e aggiornatesi alle corrette
tecniche di vinificazione delle uve maturate in un territorio unico al mondo, fanno si che i vini
risultano unici e altamente distinguibili.
Capri Doc (foto www.laminervacapri.com)
Base ampelografica
La Denominazione di Origine Controllata “Capri” Bianco è riservata ai vini provenienti da vigneti
composti, nell’ambito aziendale dai vitigni Falanghina e Greco minimo 80% (Falanghina minimo
50%).
Possono concorrere alla produzione di detto vino anche le uve provenienti dal vitigno Biancolella
idonei alla coltivazione per la provincia di Napoli, fino ad un massimo del 20% ed iscritti nel
registro nazionale delle varietà di vite per uve da vino,
riportati nel disciplinare.
La Denominazione di Origine Controllata “Capri” rosso è riservata ai vini provenienti da vigneti
composti, nell’ambito aziendale dai vitigni Piedirosso minimo 80%.
Possono concorre alla produzione di detto vino anche le uve a bacca nera, idonei alla coltivazione
per la provincia di Napoli, da sole o congiuntamente fino ad un massimo del 20% ed iscritti nel
registro nazionale delle varietà di vite per uve da vino,
riportati nel disciplinare.
I vini a denominazione di origine controllata «Capri» all'atto dell'immissione al consumo devono rispondere alle seguenti caratteristiche:
Capri bianco:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00% vol.;
acidità totale minima: 5,00 g/l;
estratto non riduttore minimo: 15,00 g/l.
Capri rosso :
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,50% vol;
acidità totale minima: 5,0 g/l;
estratto non riduttore minimo: 18,0 g/l.
E’ in facoltà del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali di modificare, con proprio decreto, i limiti minimi sopra indicati per l’acidità totale e l’estratto non riduttore.
I vini a denominazione di origine controllata «Capri» all'atto dell'immissione al consumo devono rispondere alle seguenti caratteristiche:
Capri bianco:
colore: giallo paglierino chiaro più o meno intenso;
odore: gradevole, caratteristico;
sapore: secco, fresco.
Capri rosso :
colore: rosso rubino più o meno intenso;
odore: vinoso, gradevole;
sapore: asciutto, sapido.
Capri rosso: si accompagna con arrosti di carni rosse, bolliti misti; è in eccellente armonia con il polpo a lo tiano. Temperatura di servizio 18°C.
Capri bianco: si accompagna con antipasti e frutti di mare, risotti ai sughi di mare, primi piatti con salse bianche delicate; tradizionale è l'abbinamento con la caprese (mozzarella, pomodoro, basilico). Temperatura di servizio 10°C.