Tipologia: A.N.P.I.L.; istituita con Delibera di Consiglio Comunale di Pontassieve n. 188 del 19 settembre 1997
Regione: Toscana
Provincia: Firenze
L'A.N.P.I.L. "Poggio Ripaghera" si trova in prossimità dell'abitato di Santa Brigida (Comune di Pontassieve) e occupa una superficie di 470 ettari, ed è in gran parte compresa nel SIC "Poggio Ripaghera - Santa Brigida". Fa parte del complesso montuoso del Monte Giovi, nella parte sud-occidentale.
Poggio Ripaghera (foto www.agraria.org)
Geologicamente l'area di Poggio Ripaghera si presenta con notevoli affioramenti di rocce sabbiose di natura silicea, con forme scoscese, rilievi accentuati e versanti segnati da profondi torrenti e borri. Da un punto di vista morfologico l'area è piuttosto varia, con formazioni calcaree-marnose sul versante occidentale, che sotto l'azione degli agenti atmosferici hanno determinato forme meno acclivi; i versanti esposti a mezzogiorno sono costituiti da rocce arenarie, più resistenti, che creano versanti accidentati ed a forte pendenza. Nella parte bassa si trovano zone vitate e oliveti, mentre nella zona più montana si trovano ricche formazioni boscose. Nella zona si trovano alcuni monumenti di notevole interesse architettonico, come il Santuario della Madonna del Sasso, vicino all'abitato di Santa Brigida, i ruderi del castello di Monte Rotondo, la chiesa di San Martino a Lubaco e la casa torre di Colonne.
Santuario della Madonna del Sasso (foto www.agraria.org)
L'area si presenta in gran parte coperta da boschi di media montagna, e la vegetazione passa dalle formazioni tipiche submediterranee, a quelle montane e tipicamente appenniniche. Troviamo boschi di roverella, puri o misti (con cerro, carpino nero, frassino minore), con presenza di esemplari secolari. In buono stato di conservazione si trovano estese faggete, miste a carpino bianco, pioppo tremolo e acero montano, a quote molto inferiori del normale in alcune vallette, dove sono presenti anche formazioni arboree a prevalenza di ontano nero. Piuttosto diffusi sono i castagneti a ceduo, sia puri che misti a cerro; poche le aree interessate da castagneti da frutto i quali, non più governati per scopi produttivi, sono soggetti a processi spontanei di conversione in cerrete. Le aree abbandonate dalle attività agricole sono state invase da specie arbustive (prugnolo, ginestra, biancospino, rosa canina). La particolarità botanica di questa area è costituita dalla presenza del Cistus laurifolius, che rappresenta una presenza floristica di grande importanza, quale unica stazione italiana di questa pianta (specie minacciata con rischio di estinzione).
Per quanto riguarda la fauna, tra i mammiferi viene segnalata la presenza del capriolo, del cinghiale, del tasso, del riccio. Fra gli uccelli sono presenti il merlo, il pettirosso, la capinera, il fringuello, lo scricciolo, l'usignolo, il luì piccolo e alcune specie di cince. Nel bosco misto di latifoglie è possibile osservare la presenza di uccelli rapaci come lo sparviere, l'allocco, oltre a due specie di picchio, il tordo bottaccio, il codirosso. Il rampichino frequenta i castagneti da frutto, mentre negli arbusteti si possono osservare il saltimpalo, la sterpazzola, l'occhiocotto e lo zigolo nero.
Il Santuario è detto anche della Madonna del Sasso in riferimento a una seie di apparizioni miracolose della Vergine avvenute nel 1484. L'edificio venne costruito nel 1490 al posto di un oratorio di origine medievale. L'attuale chiesa, ben più ampia, rimaneggiata poi negli anni successivi, è costituita da un oratorio inferiore e da uno superiore, quest'ultimo preceduto da un portico su due lati risalente al Seicento. Nell'oratorio inferiore, di moderna fattura, si trova una tavola del primo Quattrocento con la Madonna con il Bambino e santi, attribuita a Giovanni Benintendi detto il Ceraiolo; nell'oratorio superiore, le cui pareti sono decorate da affreschi neoclassici, vi è un dipinto con la Madonna, angeli e santi di Francesco Curradi. L'ultimo intervento architettonico risale al 1838. Fino al 1914 fu meta di imponenti pellegrinaggi che, nel mese di maggio, conservavano gli echi dell'antica ritualità pagana nel sacrificio propiziatorio di un manzo.
Fra le testimonianze più caratteristiche delle attività rurali che si svolgevano un tempo nel territorio dell'A.N.P.I.L. vi sono le burraie, piccole costruzioni in pietra (probabilmente estratta, almeno per alcuni elementi, da cave locali), situate vicino a case coloniche e in prossimità di sorgenti e fossi. Parzialmente interrate (in alcune è esterna solo la facciata), presentano all'interno uno o due vani provvisti di vasche in pietra, nelle quali venivano tenuti, immersi nell'acqua che affluiva tramite un condotto, i contenitori del latte: era infatti necessario, specialmente durante i mesi più caldi, mantenere in fresco il prodotto, destinato in buona parte alle latterie.
La denominazione di queste strutture è comunque legata alla produzione e alla conservazione del burro. A tale scopo si ponevano nelle vasche appositi recipienti con il latte, in modo che il freddo facilitasse l'affioramento della crema: nelle burraie più grandi venivano svolte anche le successive fasi di lavorazione, fino alla modellatura in pani del burro. La conservazione di questo prodotto era resa possibile dalla bassa temperatura dei locali, favorita da una serie di fattori quali la ridotta presenza di pareti esterne e di aperture (usa sola, in genere, molto piccola sopra l'ingresso, per consentire un minimo di ventilazione), l'acqua corrente, l'orientamento e l'ubicazione (quasi sempre nel bosco). In alcuni casi venivano tenuti, su dei ripari in pietra, anche i formaggi.
Le burraie continuarono generalmente ad essere utilizzate nelle funzioni tradizionali fino agli anni Quaranta del XX secolo. Diverse risalgono ai secc. XVIII-XIX e testimoniano la secolare economia di allevamento bovino connesso alla produzione di latticini; tale attività va messa inrapporto con quella specializzata che si sviluppò in misura maggiore nelle grandi cascine del Monte Giovi, dove sono infatti documentate molte burraie. Costruzioni di questo tipo si trovano anche in altre parti della Toscana, come ad esempio nella zona di Bruscoli (Firenzuola - provincia di Firenze) e del Passo della Futa.
L'area è percorsa da comodi sentieri segnalati dal CAI.
Presso il Santuario della Madonna del Sasso, nel periodo estivo, si trova un punto informazioni gestito dal Gruppo GEO - Sieci.
Gestione:
Comune di Pontassieve
Via Tanzini, 30
50065 Pontassieve (FI)
Sito web: www.comune.pontassieve.fi.it