Valutare l'adattabilità di un diffuso ibrido commerciale di ovaiola al metodo di produzione biologica.
La sperimentazione si è sviluppata in due direttrici, di cui la prima per verificare la produttività di galline ovaiole selezionate allevate a terra e sottoposte a dieta esasperatamente biologica e naturale (senza condizionamenti) del tipo "verde scuro", alla ricerca dei limiti oltre i quali non è opportuno avventurarsi.
La seconda, invece, per verificare la produttività di ovaiole normalmente scartate per fine carriera, indicate come galline in "pensione", in un secondo anno di deposizione anche queste allevate a terra (free range).
Per questa sperimentazione si è usata come ovaiola l'Isa Brown, ibrido commerciale di elevatissima efficienza produttiva e larga diffusione.
Sono state impiegate 22 galline in batteria allevate con metodo intensivo come confronto, 22 soggetti sottoposti ad alimentazione bio e 22 di seconda deposizione provenienti dalle stesse batterie aziendali.
La prova è stata svolta dagli alunni della classe 5 D, supportati in azienda dal tecnico G. Congiu, guidati dal prof. M. Giannone e coordinati dal prof. G. Pisti.
Le prove sono state svolte nel corso del 2001. Il 20 gennaio tutte le galline di vecchia deposizione sono state tolte dalle batterie dove erano rimaste un anno esatto e poste a terra. Gli animali, fortemente debilitati per i 365 giorni di deposizione in clausura all'interno delle gabbie (due per gabbia con piano inclinato di metallo), apparivano vistosamente privi di piume, in modo particolare nella zona del collo e del petto (le batterie qui adottate sono state definitivamente eliminate perché dal 31/12/01 fuori norma). Le penne sia delle ali che della coda erano spezzate ma presenti. Molte galline, una volta messe a terra, hanno evidenziato lievi problemi nei movimenti con zoppicature dovute probabilmente a dolori muscolari e articolari. Contrariamente agli anni passati non presentavano lesioni plantari e ferite.
Il 3 febbraio da questo gruppo sono stati prelevati 22 soggetti tramite criteri di casualità E' stata lasciata aperta la porta del locale e le prime che sono uscite, dopo essere state analizzate,sono state sistemate nella voliera destinata alla prova. Il pollaio impiegato è stato di tipo aperto, con pavimento in mattoni e coperto da rete per evitare che i piccioni potessero entrare e disturbare la prova con prelievi di mangime. La dieta per questo gruppo non è stata mai variata ed è stato impiegato lo stesso mangime per ovaiole, acquistato sul mercato, offerto anche alle nuove galline di prima deposizione mantenute in batteria per confronto.
Il primo problema che subito si è evidenziato è che le galline vecchie hanno cominciato a deporre le uova senza utilizzare i nidi posti all'interno della voliera, preferendo deporre un po' dovunque. Tale situazione è perdurata per diversi giorni, poi hanno iniziato a deporre nei nidi. Alcune uova si presentavano a guscio morbido o incompleto.
Prove sperimentali dimostrano che le razze specializzate
non rispondono adeguatamente se alimentate in modo "essenziale".
Meglio impiegare tipi genetici meno spinti.
Il 6 febbraio sono state selezionate 22 pollastre per il gruppo biologico. Le pollastre al momento dell'arrivo avevano esattamente 4 mesi e 2 settimane. Ogni pollastra è stata scelta secondo il criterio della casualità. Le galline bio erano debeccate, benché vietato dal regolamento 1804/99, ma non è stato possibile trovare soggetti di questo tipo con il becco integro. Anche queste sono state sistemate in una voliera del tutto simile a quella impiegata per le galline in seconda deposizione. Sempre alla stessa data le altre pollastre di prima deposizione sono state sistemate nelle batterie e quindi hanno ricevuto la stessa miscela per ovaiole adottata per le galline in pensione. Ai due gruppi sistemati in voliera sono stati forniti posatoi per il riposo notturno. Purtroppo il mangime biologico non è arrivato in tempo e così è stato posticipato l'inizio della prova al 10 marzo con la conclusione al 10 agosto.
Sia le pollastre che le galline vecchie, provenendo da allevamenti condizionati al chiuso, hanno manifestato malessere dovuto all'andamento stagionale freddo e piovoso. Per proteggerle sono state sistemate delle presse di paglia ai lati dei ricoveri e, nello stesso tempo, si è iniziato a somministrare seme integrale di girasole al fine di apportare più calorie alla dieta.
Dal primo marzo si è somministrato del girasole a tutti e due i gruppi all'esterno. Questo per contrastare il freddo improvviso che no ha esitato a raggiungere diversi gradi sotto lo zero. Dal 3 al 9 marzo, ultimo giorno prima dell'inizio della prova effettiva, si è proceduto al condizionamento nel seguente modo:
- Pollastre in batteria di prima deposizione: solo miscela per ovaiole e questa è rimasta fino alla fine.
- Pollastre bio: miscela da ovaiole tutti i giorni, sospesa definitivamente il 10 marzo, momento dell'inizio della prova. Congiuntamente alla miscela si sono aggiunti grano duro, favino, pisello, mais e girasole, distribuiti in mangiatoie separate e a terra, in modo da condizionare gradualmente le pollastre al consumo dei semi interi che non avevano mai assunto. Questa seconda componente, costituita da sole granaglie, è stata la sola alimentazione adottata fino ad agosto (momento della fine della prova), con l'eccezione del girasole che è stato sospeso dopo 2 settimane, nel momento in cui si è verificato il rialzo termico. In voliera sono stati buttati numerosi sassolini per la triturazione dei semi in sede di "predigestione" muscolare. I semi sono stati somministrati interi e separati, al fine di poter stabilire anche le preferenze e il grado di appetibilità, un dato che ci premeva anche nel quadro di un altro studio più ampio relativo all'etologia degli animali da reddito in condizioni di naturalità e condizionamento.
- Galline in pensione: miscela per ovaiole a volontà più 1/2 kg di girasole e 1/2 kg di mais tutti i giorni. Dal 10 marzo a queste galline è stata somministrata solo la miscela per ovaiole fino alla fine della prova (la stessa miscela delle galline tenute in batteria).
Dalla fine di febbraio si è notato, nelle sole pollastre allevate all'aperto, prova bio, una emissione abbondante di feci acquose. La cosa ha stupito perché il fenomeno si è manifestato precocemente, mentre ancora assumevano la sola miscela a cui erano abituate e non avevano iniziato altro consumo alimentare. Dopo alcuni giorni hanno ripreso ad emettere feci di consistenza normale.
Per rendere comparabili le tre situazioni, si sono usati animali simili per tipo genetico ed età, allevati nello stesso periodo e dallo stesso personale. Alcune differenze sostanziali sono però rimaste.
Le galline in batteria hanno vissuto in un ambiente termicamente controllato, ricevendo 21 ore di luce e tre ore di buio, contro le altre che hanno beneficiato soltanto delle ore di luce naturale di gran lunga inferiori. Anche le temperature hanno avuto il loro gioco, influenzando i due gruppi allevati all'esterno. Per quanto poi riguarda il mangime, indipendentemente dalla composizione, le ovaiole in batteria hanno ricevuto una miscela bilanciata offerta semisfarinata. Il gruppo bio solo semi interi, integrali e senza aggiunte di integratori vitaminico-minerali.
La produzione delle uova è stata estremamente diversificata nei tre gruppi. Ricordando che è stato fatto un controllo diretto giornaliero, non è stato necessario effettuare correzioni e proiezioni nei calcoli: sia il numero di uova che il loro peso deriva da una misurazione reale.
Le galline in batteria hanno prodotto complessivamente nei 154 giorni (cinque mesi) di controllo 2.636 uova, con peso medio di 55,52 grammi nelle prime 14 settimane e sono poi passate a 56,8 g nelle ultime 8 settimane. Ogni gallina ha prodotto esattamente 120 uova.
Le galline alimentate a terra con granaglie biologiche hanno deposto 790 uova con peso medio di 51,2 g nelle prime 14 settimane e 54,2 g nelle ultime 8. Ogni gallina ha prodotto 36 uova.
Le galline vecchie allevate a terra ma con miscela bilanciata, come quella usata in batteria, hanno prodotto complessivamente 1.846 uova, con peso medio di 64,9 g nelle prime 14 settimane e 61,7 nelle ultime 8 settimane. Ogni gallina ha prodotto 84 uova (vedere grafico).
A cadenza mensile sono state pesate le galline e rilevati gli accrescimenti. Si è notato che le galline in batteria sono cresciute molto di più anche somaticamente; per esempio la cresta si è sviluppata maggiormente e in tempi brevi, mentre le biologiche anche a fine prova risultavano di aspetto più giovanile, pesi più bassi e con creste molto colorate ma di dimensioni inferiori. L'accrescimento o la precocità è stato un fatto rilevato anche nella produzione; le pollastre allevate biologicamente hanno iniziato a deporre in ritardo, addirittura nella prima settimana non hanno deposto, mentre le coetanee in batteria avevano già prodotto le prime otto uova. Questo ritardo ha poi avuto un significativo riscontro sul numero complessivo di uova.
A due mesi dall'inizio della prova (9 maggio) i pesi risultavano i seguenti: peso medio della prima deposizione in batteria kg 1,958, kg 1,385 le biologiche di pari età e kg 1,845 le galline in seconda deposizione. Alla pesata del 9 giugno le galline in batteria kg 1,975, kg 1,460 le biologiche e kg 1,739 quelle in seconda deposizione. Alla pesata del 9 luglio kg 1,890 le prime, kg 1,580 le biologiche e kg 1,763 quelle vecchie. Nessuna sostanziale differenza dall'ultima pesata nel controllo del 9 agosto.
Da questa analisi sintetica si rileva che una ovaiola altamente specializzata non risponde in modo adeguato se alimentata in modo "essenziale". La prova volutamente severa anche dal punto di vista della tecnica di allevamento ha confermato, più che in altre situazioni, l'impossibilità economica di alimentare in questo modo animali che, essendo dotati di elevata potenzialità genetica, non riescono a soddisfare attraverso pochi alimenti base e per di più somministrati al naturale i loro bisogni di mantenimento e produrre per quanto è scritto nel loro patrimonio genetico.
Ben diverse sono le risposte che si possono ottenere integrando con il pascolo o impiegando tipi genetici meno spinti. Di questo ci occuperemo in una prossima esperienza ormai avviata. In un contesto biologico all'aperto con accesso al prato, le galline avrebbero potuto integrare la loro dieta con alimenti di altra composizione trovati sul pascolo. La scarsa appetibilità dimostrata dal favino e dal pisello, unici componenti proteici della razione, certamente ha avuto il suo peso. I fabbisogni in proteina necessari per il mantenimento e la produzione non sono stati soddisfatti; non è difficile ipotizzare che una maggiore assunzione di elementi azotati di diversa natura avrebbe accresciuto la produzione nel suo complesso. L'uso di sole granaglie che richiedono tempi di utilizzazione e assimilazione più lunghi è stata un'ulteriore aggravante. Un'altra sostanziale differenza tra i tre gruppi che ha avuto il suo peso, è stata la durata del periodo luminoso. Questo è risultato per quelle in pensione e le biologiche, che hanno beneficiato della sola illuminazione naturale, inferiore per ben oltre mille ore. Si ricorda che nell'allevamento con metodo biologico è possibile aumentare il fotoperiodo con illuminazione artificiale, che in ogni caso non deve superare complessivamente le 16 ore, lasciando almeno otto ore di buio per il riposo. I maggiori bisogni per la termoregolazione hanno fatto il resto e determinato lo stacco decisivo.
Le galline di seconda deposizione allevate a terra ma alimentate con miscela bilanciata hanno dimostrato di poter competere con le galline di prima deposizione. Nonostante siano state allevate a terra e all'aperto con i limiti prima indicati, hanno assunto praticamente la stessa quantità di mangime e, pur deponendo un numero inferiore di uova rispetto al confronto, hanno prodotto unità più pesanti.
Da segnalare anche il tempo brevissimo in cui hanno concluso la muta naturale (ritenendo quella forzata non compatibile con il metodo di produzione biologica). Un soggetto è diventato chioccia e ha interrotto la deposizione per oltre sette settimane.