L'antico territorio di allevamento di questa razza è situato nelle valli dei fiumi Magra e Vara, situate nelle province di Massa Carrara e La Spezia.
Intorno al 1940 il numero dei capi si aggirava circa a 15000 per passare nel 1960 a 5700 fino a giungere al definitivo tracollo della popolazione, 13 capi censiti nel 1983, per poi attestarsi agli attuali 45 capi. La sorte della razza è stata determinata dal ricorso continuo all'incrocio di sostituzione con la più produttiva Bruna Italiana.
Secondo molti studiosi presentava affinità con gruppi etnici locali dell’Emilia Romagna (Bardigiana, Valtarese, Cornigliese) tutte ascrivibili ad una popolazione di tipo iberico insediatasi sulle zone collinari e montane dell'Appennino.
Purtroppo delle Razze Emiliane non resta che il ricordo e qualche foto sbiadita e anche nell’area del Pontremolese solo pochi ricordano i forti buoi Bettolesi, instancabili compagni degli agricoltori del posto che praticavano un'agricoltura povera ma estremamente diversificata.
Un uso proprio della razza era l’impiego nella zona di Carrara per il trasporto dei pregiati marmi dalle Apuane fino al mare per l’imbarco.
Dal 1985 è stato istituito il Registro Anagrafico delle popolazioni bovine autoctone e gruppi etnici a limitata diffusione. Tale registro è stato istituito per salvaguardare le razze bovine minacciate di estinzione che risultano allevate in Italia e per la salvaguardia di questi patrimoni genetici. Sono state ammesse le seguenti razze: Agerolese, Bianca Val Padana (Modenese), Burlina, Cabannina, Calvana, Cinisara, Garfagnina, Modicana, Mucca Pisana, Pezzata Rossa d'Oropa, Pinzgau, Pontremolese, Pustertaler, Reggiana, Sarda, Sardo-Modicana, Varzese.
(Vedere approfondimento del Dott. Alessio Zanon - Associazione RARE)
Nel toro il mantello è fromentino carico, con striscia chiara lungo la linea dorso-lombare e con gradazioni scure sulla testa (provvista di occhiaie), sui lati del collo, sull'esterno delle spalle, sulla faccia anteriore degli avambracci e degli stinchi, sul cercine coronario dei quattro arti e sul terzo inferiore della faccia laterale del tronco; il musello è di color ardesia; la testa è relativamente leggera a profilo rettilineo; il tronco è piuttosto corto con garrese un po' rilevato rispetto alla linea dorsale. Nelle vacche il mantello è fromentino chiaro con lievi gradazioni scure nelle regioni indicate per il toro; la testa è più leggera e un po' più lunga di quella del toro; la mammella è globosa, ben attaccata in avanti e con capezzoli relativamente grandi.
Vista la grande rusticità questa razza si adatterebbe molto bene al sistema di allevamento Vacca-vitello in zone marginali per la produzione di animali da ingrasso. A tale proposito è stato istituito un marchio apposito dal settembre del 1999 “ Carni bovine della Garfagnana e della Valle del Serchio” che riunisce anche le produzioni di un'altra razza locale a rischio (Garfagnina).
Considerando l’attitudine della razza alla produzione latte utile sarebbe legare questa produzione ad un prodotto tipico locale. Limite a questa iniziativa è dato dalla conservazione ex-situ che non permette un vero recupero culturale e produttivo della razza.
Vacche di razza Pontremolese (foto di Massimo Vannozzi - archivio ARSIA Toscana)
Vacca di razza Pontremolese (foto CNR)
Toro di razza Pontremolese (foto CNR)
Razza Pontremolese (foto www.agraria.org)