I compiti dell’ape operaia si dividono in:
Tabella 2 - Sequenza cronologica delle attività
Compiti |
Tempo trascorso in giorni dalla nascita |
Durata in giorni |
ape pulitrice |
da 0 a 3 |
3 |
ape nutrice |
da 3 a 10 |
7 |
ape ceraiola |
da 10 a 16 |
6 |
ape magazziniera |
da 16 a 20 |
4 |
ape guardiana |
da 20 a 21 |
1 |
ape bottinatrice di cui il 10% è ape esploratrice |
da 21 a 42 |
21 |
Totale |
|
42 |
Fonte: Contessi, A. (2010)
La prima operazione di un’operaia è l’autopulizia. Essa rimuove tutte le particelle non necessarie dal proprio corpo e lentamente si prepara per uscire dalla sua cella. Successivamente si nutre di miele posto nelle cellette limitrofe da altre operaie e comincia a pulire le celle di covata, impiegando sia la ligula che le mandibole. Le celle di covata, dopo esser state pulite, sono pronte ad ospitare le uova deposte dalla regina; prima di ovideporre, questa, le esaminerà allo scopo di verificarne l’effettiva pulizia, rifiutandosi nel caso in cui il riscontro sia negativo. Altri compiti occasionali comprendono la rimozione di intrusi e api morte dall’arnia, detriti e altri materiali estranei. Tutto ciò che è troppo pesante da trasportare (come la tarma della cera, calabroni morti o altre carcasse) viene mummificato mediante la propoli.
Ape impegnata nella pulizia delle celle
Dai tre ai cinque giorni di vita (nella fase adulta), l’operaia comincia a nutrire la covata ed a questo stadio è chiamata ape nutrice. Inizialmente alimenta le larve con più di tre giorni di vita a base di miele, aggiungendo nettare, polline, pappa reale e/o piccole quantità di acqua. Dopo pochi giorni passa alla nutrizione di larve più giovani, da uno a tre giorni di età, esclusivamente con pappa reale.
Ape nutrice
Un altro compito è quello di provvedere ai bisogni della regina; infatti in qualunque momento necessiti di cibo o di esser pulita essa chiama le operaie più vicine tramite l’ emissione della proboscide. Le operaie sono sempre ansiose di soddisfare i suoi bisogni, compiti che assolvono disponendosi in cerchio o in semi-cerchio intorno a lei. Nel momento in cui non riescano più a soddisfarla, questa, non esita a rivolgersi ad altre operaie fino a quando le sue esigenze risulteranno appagate.
Le api formano una "corte" intorno alla regina (foto www.agraria.org)
Il volo di orientamento non è un compito per le operaie, ma un esercizio per quelle più giovani. Esse devono imparare a volare ed apprendere l’ubicazione dell’alveare.
All’inizio, per conoscere l’ambiente, eseguono dei voli brevi nelle immediate vicinanze dell’arnia, in maniera tale da ritrovare la strada del ritorno una volta uscite per bottinare.
La produzione di cera soddisfa il bisogno di avere delle “stanze” nell’alveare, in forma di celle esagonali, per due principali richieste: la conservazione del cibo e l’allevamento di covata.
Il controllo della temperatura è una delle mansioni più importanti nell’arnia.
Quando la temperatura è bassa, un gruppo di api si apprestano a generare calore, ma quando è alta, alcune api ventilano con le loro ali per far circolare aria all’interno dell’arnia. La temperatura ottimale è tra i 33° e i 36°C, mentre la covata richiede una temperatura costante di 35°C. Inoltre anche il miele, per arrivare ad essere maturo e scongiurare ogni sorta di fermentazione, richiede la circolazione di aria per diminuire il suo tasso di umidità.
Ventilazione sul predellino (foto www.agraria.org)
A questo processo partecipano diverse api. Le api bottinatrici portano il nettare nell’alveare e lo trasferiscono alle api magazziniere, le quali lo espongono all’aria movimentata dalle api ventilatrici. Questo avviene allo scopo di ridurre il contenuto in umidità del nettare e ad aumentare la concentrazione di zucchero. Il nettare bottinato dai vari fiori varia in percentuale di zucchero, ma di solito è in forma disaccaridica; le api lo convertono in due monosaccaridi quali glucosio e fruttosio, tramite l’aggiunta dell’enzima invertasi. Successivamente l’evaporazione dell’acqua contenuta nel nettare, il quale viene arricchito dell’enzima, comincia la sua conversione in miele: ciò avviene tramite il rigurgito continuo dello stesso da un’ape all’altra mediante la ligula, con un fenomeno detto trofallassi. Questo enzima viene aggiunto al nettare prima dalle api bottinatrici e poi dalle api dell’alveare per accelerare la conversione del saccarosio; il nettare così elaborato può essere stoccato in una cella vuota, o una incompleta, dove è già presente il miele. Il tempo richiesto per la trasformazione del nettare in miele dipende dal suo contenuto di umidità; difatti un telaio completamente pieno, anche se ben ventilato, può impiegare fino a 36 giorni per maturare. Per meglio comprendere il processo si pensi che il nettare ha una concentrazione in zucchero pari al 20% ed un tasso di umidità dell’80%, mentre il miele maturo ha una concentrazione di zucchero pari all’80% e il 20% di umidità.
La trofallassi (foto www.agraria.org)
Altre sostanze essenziali che meritano l’attenzione delle api magazziniere sono l’acqua, il polline e la propoli. L’acqua è richiesta per raffreddare l’alveare, specialmente durante la stagione estiva ed inoltre viene mescolata al miele ed al polline per alimentare le larve dai 3 ai 6 giorni di vita. Il polline, per questo motivo, viene stoccato soprattutto nelle celle limitrofe a quelle di covata ai margini dei telai. La propoli è un materiale resinoso raccolto dagli alberi, è difficile da recuperare perché gommoso e le bottinatrici si devono far aiutare dalle api magazziniere per “scaricarlo”. Ha innumerevoli funzioni come il riempimento dei buchi o fessure dell’alveare, serve per riparare i telai, per rafforzare i ponti tra un telaio e l’altro oppure per impermeabilizzare l’entrata o per migliorarne la difesa riducendola. Come già menzionato, la propoli, è anche usata per coprire oggetti estranei ed imbalsamare intrusi morti troppo difficili da spostare evitando così la marcescenza o la putrefazione, le quali comporterebbero il proliferare di batteri e funghi nocivi per la salute dell’arnia.
L’ingresso dell’arnia è il punto di entrata per qualsiasi nemico e deve essere difeso.
Il compito di fare la guardia è l’ultima attività svolta dall’ape prima che questa lasci l’alveare ed inizi il suo ruolo di bottinatrice. L’ape guardiana ha il compito di ispezionare tutte le bottinatrici al loro ritorno, analizzandole e riconoscendole attraverso l’odore; nel caso in cui la bottinatrice venga riconosciuta come appartenente alla famiglia ne permette l’ingresso con il suo carico. In molti casi, le bottinatrici sono più difficilmente intercettate perché l’alveare è occupato oltre misura. Le api guardiane, dopo esser state all’entrata per un certo periodo, possono volare fuori in perlustrazione per diverso tempo prima di ritornare all’ingresso dell’arnia; sono anche responsabili per il controllo di ogni crepa presente nell’arnia attraverso cui possono penetrare api saccheggiatrici provenienti da altri alveari, o qualsiasi altro intruso. In caso di allerta la posizione assunta è quella su quattro zampe, gli arti anteriori sollevati e le antenne dritte; qualsiasi intruso riceve per la prima volta un avvertimento sonoro di intimidazione, seguita poi da una puntura del pungiglione. Se l’intruso non rinuncia viene diffuso un feromone di allarme con il compito di richiamare altre api che sono così capaci di individuare immediatamente il bersaglio. E’ stato riscontrato che nel periodo di allevamento della covata molte più guardiane sono all’ingresso dell’alveare rispetto al periodo di picco produttivo di miele.
L’attività di volo comincia dal 18° al 21° giorno, la capacità di produrre cera e pappa reale regredisce, mentre le api cominciano ad ottimizzare le proprie capacità di volo ed a conoscere la posizione geografica dell’alveare. A questo punto sono pronte per intercettare il nettare, il polline, la propoli e l’acqua grazie alla vista e all’olfatto, svolgendo tutte le loro attività per soddisfare i bisogni della colonia. Le api esploratrici localizzano le risorse di cibo e passano le informazioni alle bottinatrici attraverso la cosiddetta “danza”. Quest’ultime possono arrivare a trasportare addirittura fino all’85% del proprio peso.
Un’ape operaia vive dunque 63 giorni circa, 21 giorni sotto forma di covata, 21 giorni come ape di casa e 21 giorni come ape di campo.
Bottinatrice al lavoro (foto Romeo Caruceru)
Nelle zone temperate le temperature invernali sono molto basse così da far cessare le attività di volo e di ovideposizione; le attività della colonia, di conseguenza, non prevedono l’allevamento di covata.
Con l’arrivo della bella stagione, in contemporanea con la fioritura di numerose piante, le api possono iniziare a collezionare nettare e polline cosicché le giovani operaie, nutrendosi con più polline, riescono a produrre maggior quantità di pappa reale. Come risultato la regina aumenta l’ovideposizione mentre le api nutrici, grazie alle importazioni, possono alimentare e allevare adeguatamente la covata.