Bevanda alcolica ottenuta dalla diluizione del miele con acqua e successiva fermentazione. La diluizione dell’acqua provoca la proliferazione dei lieviti contenuti nel miele (con umidità inferiore al 20% i lieviti rimangono inattivi) che ricavano energia dal consumo di zuccheri impiegando ossigeno e liberando CO2 e acqua. Al termine dell’ossigeno comincia la fermentazione alcoolica dove dal consumo di zuccheri si ottiene CO2 e alcool etilico. Il processo non è infinito perché si arresta al raggiungimento di 15-18 gradi alcolici con l’inibizione dei lieviti o per esaurimento degli zuccheri. Se il fattore limitante è l’alcool etilico si otterrà un idromiele con un alto grado alcolico e dolce a seconda del tenore di zuccheri residui, mentre se il fattore limitante sono gli zuccheri si otterrà un idromiele secco. Non vi è alcuna relazione tra il tipo di miele utilizzato e l’idromiele ricavato.
A volte l’idromiele viene anche speziato, unito a succhi di frutta o addizionato con luppolo e può essere chiamato melomel, metheglin, pyment, cytser, ecc.
Ha un colore che va dall’oro chiaro a più scuro, una concentrazione alcolica che varia dai 7° ai 22°vol., può avere un gusto simile ai vini bianchi fruttati, secchi e a passiti, con sentori legnosi se ha passato l’invecchiamento in botte.
Bevanda antichissima, probabilmente la prima scoperta dall’uomo. Le prime scritture sulla sua esistenza ci arrivano dall’Egitto, ma fu rilevata la diffusione di questa bevanda anche fra Etruschi, Greci, Romani e Celti. Si credeva che l’idromele assicurasse un posto vicino agli dei, inoltre veniva consumato dagli sposi nella credenza che potesse dare forza alla coppia nella procreazione di eredi maschi; ancora oggi il primo periodo dopo il matrimonio viene chiamato “luna di miele”.
Con il passare del tempo le valenze religiose si affievolirono e l’idromele divenne per consumo popolare, ma rimase comunque vivo il suo forte valore spirituale e le feste legate alla tradizione popolare.
E’ ottenuto dall’ossidazione dell’idromiele o tramite l’aggiunta di aceto di vino naturale perché si innesta una seconda fermentazione ad opera dei batteri acetici che consumano alcool etilico e lo trasformano in acido acetico. La temperatura di fermentazione non dev’essere inferiore a 15°C e la durata di due settimane circa.
Probabilmente l’aceto più antico del mondo conosciuto fin dai tempi degli Egizi nell’8000 a.C., cadde in disuso dopo la scoperta dell’aceto di vino perché più economico.
L’idromiele può essere distillato per ricavare un’acquavite. E’ necessario rammentare che in Italia la distillazione è strettamente regolamentata e non si può nemmeno praticare per uso familiare.