Secondo la legge italiana il burro è la sostanza grassa del latte di vacca, ricavato con separazione del latticello mediante varie operazioni meccaniche. Il "burro di qualità" è ottenuto solo dalla crema di latte.
La crema è costituita da latte arricchito di grasso. Si distinguono creme a basso contenuto lipidico, come la panna da cucina (minimo 21%) o da montare (minimo 30%) e quelle a medio o alto contenuto (40-70%), utilizzate nel processo di burrificazione. Le panne da cucina e da montare vengono sottoposte a pastorizzazione, dando origine alla panna fresca conservabile per 6-7 giorni in frigorifero, o a sterilizzazione UHT, dando origine alla panna a lunga conservazione (4 mesi).
Può essere ottenuta mediante due metodi: per affioramento o per centrifugazione. L’affioramento della crema avviene lasciando a riposo per 12 ore a 15°C il latte in bacinelle di acciaio inox della capacità di 1,5-2 quintali, alte 15 cm e larghe 2 m. Lo strato che affiora è detto crema e contiene 20-30% di grasso. Il processo di affioramento naturale non è oggi più seguito per la preparazione industriale del burro, poiché richiede tempi lunghi e non separa tutto il grasso dal latte, ma viene oggi ancora praticato nella preparazione di alcuni formaggi semigrassi, come ad esempio il Grana. La crema ottenuta per affioramento è parzialmente acida per lo sviluppo e la riproduzione dei batteri, il che favorisce la burrificazione, e da essa si ricava un burro più aromatico ma di difficile conservazione.
Nei processi industriali di burrificazione la crema si ottiene sottoponendo il latte a centrifugazione. Le scrematrici a centrifuga sono costituite da una serie di piatti tronco-conici, montati su un tamburo rotante, e distanziati di alcuni millimetri. I piatti presentano una serie di fori che consentono il movimento ascensionale del latte. Quando il latte ha raggiunto l’ultimo disco la separazione è completata: la crema esce da un condotto centrale e il latte scremato da uno laterale. Variando il numero dei piatti e la velocità di rotazione si ottiene un diverso grado di scrematura. La panna ottenuta con la centrifugazione risulta dolce in quanto non si sono ancora sviluppati i fermenti lattici.
Poiché il processo di burrificazione avviene in modo migliore se la crema presenta un certo grado di acidità, quella ottenuta per centrifugazione viene preventivamente pastorizzata, successivamente inoculata con fermenti acidificanti selezionati e lasciata a riposo per circa 18-20 ore in apposite vasche mantenute a temperatura di 12-15°C. Durante questo processo di maturazione la crema acidifica, si aromatizza e diventa più consistente.
Per ottenere il burro, la crema deve essere violentemente sbattuta, il che consente di rompere i globuli di grasso e di amalgamarli, facendo fuoriuscire la parte residua di acqua. Questo processo viene chiamato zangolatura ed è favorito da condizioni di acidità e da temperature inferiori ai 15 °C che rendono il globulo di grasso più fragile. Le zangole, un tempo in legno, sono oggi costituite da recipienti in acciaio inox che ruotano sul proprio asse. Internamente possono presentare dei rulli che impastano il burro e lo amalgamano. Il liquido che si elimina con la zangolatura viene chiamato latticello e contiene una minima parte di grasso (0,3-0,4%) e di proteine, derivanti dagli involucri esterni del globulo di grasso.
Prima di essere impastato il burro viene lavato con acqua due-tre volte, al fine di favorire uno spurgo completo del latticello. Può essere poi sottoposto a leggera salatura o all’aggiunta di coloranti naturali, come lo zafferano, e successivamente confezionato.
Si vanno diffondendo anche sistemi di burrificazione continua che, a partire da creme ad alto contenuto in grasso, realizzano il processo senza interruzioni. Il burro che si ottiene non sempre è di buona qualità e di giusta consistenza.
L’ultima operazione cui è sottoposto il burro prima di immetterlo al consumo diretto è la formatura: da un etto ad un kg, con relativo confezionamento.
Il rendimento del latte in burro è estremamente variabile a seconda del contenuto in grasso del latte e dei sistemi di burrificazione; per ottenere un chilogrammo di burro occorrono mediamente 23-25 kg di latte.
Il burro ha mediamente la seguente composizione: umidità massima 17%, grasso minimo 82%, proteine, zuccheri e sali 1-2% in totale.
Commercialmente, un carattere importante del burro è la struttura, che è conseguenza del processo di burrificazione, più precisamente della percentuale di grasso globulare contenuto nel burro, e della velocità di raffreddamento, che influisce sulla maggiore e minore omogeneità della cristallizzazione del grasso. Un burro sottoposto all’azione di basse temperature ed a limitato trattamento meccanico, perde la capacità di indurire. I difetti biochimici, molto più gravi dei precedenti, sono: l’irrancidimento idrolitico conseguenza dell’attività della lipasi che libera acidi grassi volatili tutti con odore sgradevole; l’irrancidimento chetonico dovuto ad attacchi di muffe; il sapore acido indotto da un lavaggio insufficiente del prodotto. I difetti chimici derivano tutti da ossidazione, che va distinta in autossidazione e fotossidazione. L’autossidazione o irrancidimento ossidativo è un processo cui soggiacciono spontaneamente tutte le sostanze grasse in presenza di ossigeno ed è catalizzato da metalli pesanti. La fotossidazione è un deterioramento determinato dalla luce.
Gli oli di vari semi (soia, mais, girasole, arachide, palma, ecc.) possono essere sottoposti ad un processo industriale di idrogenazione: con questa operazione vengono saturati acidi grassi degli oli che quindi assumono consistenza solida trasformandosi in grassi. La margarina può essere colorata con annatto, aromatizzata con aromi vegetali e addizionata di acido sorbico (come conservante).