Classe: Actinopterygii
Ordine: Perciformes
Famiglia: Sparidae
Genere: Sparus
Specie: S. aurata L.
Orata Sparus aurata L. (foto www.fao.org)
L’orata (Sparus aurata) appartiene alla famiglia degli Sparidi, ha un corpo arrotondato e compresso lateralmente con un peduncolo caudale sottile. Il profilo della testa è regolarmente ricurvo ed in mezzo agli occhi, che sono piccoli, presenta una fascia nera ed una dorata. Nella parte anteriore dell’apparato boccale possiede da 4 a 6 denti simili ai canini e posteriormente denti progressivamente meno affilati, fino a quelli di tipo molariforme. Il dorso dell’orata è di color grigio-azzurro ed i fianchi sono argentati e percorsi da linee longitudinali grigiastre. L’opercolo branchiale ha il margine rossastro, mentre la pinna dorsale presenta sfumature azzurrognole e quella caudale grigio-verdastre.
L’orata è una specie che riesce a vivere in acque caratterizzate da diversi regimi di temperature, purché quest’ultima non sia inferiore ai 4 °C. Questo sparide infatti è presente lungo le coste dell’Atlantico, dal Senegal all’Inghilterra, presso tutte le coste del Mediterraneo e più raramente nel Mar Nero. L’orata, pur essendo meno eurialina della spigola, al pari di quest’ultima riesce a vivere in acque con un ampio range di salinità, dall’ambiente marino alle lagune costiere, dove penetra soprattutto nella stagione estiva.
Le orate nascono da ottobre a dicembre in alto mare e le forme giovanili, in primavera, tendono a spostarsi verso le acque vicine alla costa, dove c’è più abbondanza di cibo. Verso la fine dell’autunno le orate tornano verso il mare aperto dove generalmente scelgono come habitat i fondali rocciosi o caratterizzati dalla presenza di praterie di Posidonia oceanica .
I pesci giovani tendono a stabilirsi in acque poco profonde mentre gli adulti possono vivere anche in acque più profonde, fino ad un massimo di 50 m.
L’orata si ciba prevalentemente di molluschi ed organismi bentonici ed è una specie ermafrodita proterandra. I nuovi nati sono tutti maschi e sopra una certa dimensione, a causa dell’inversione sessuale, diventano femmine. La maturità sessuale viene raggiunta a 2 anni (20-30cm) dai maschi, mentre per quanto riguarda le femmine la maturazione delle gonadi avviene a 2-3 anni (33-40 cm). Le femmine possono deporre da 20.000 ad 80.000 uova al giorno, per un periodo di durata superiore ai 4 mesi.
In condizioni di cattività l’inversione sessuale viene condizionata dalle condizioni sociali e da fattori ormonali.
In passato l’orata veniva allevata soltanto in maniera estensiva all’interno di lagune o bacini di acqua salata, mentre negli anni ’80 si svilupparono le prime forme di allevamento intensivo. La “vallicoltura” è una tipologia di allevamento estensivo praticata nelle lagune dell’Alto Adriatico, che si basa sulla cattura delle forme giovanili che migrano dal mare alle lagune.
Le tecniche per portare avanti la fase riproduttiva dell’orata in cattività vennero acquisite in Italia nel 1981-1982 e verso la fine degli anni ’80, in Spagna, Italia e Grecia, iniziò la produzione di avannotti su larga scala. Questa specie da subito mostrò un’eccellente adattabilità alle condizioni di allevamento intensivo, sia all’interno delle vasche a terra che nelle gabbie a mare.
Nelle avannotterie i riproduttori vengono sottoposti a regimi controllati di fotoperiodo e termoperiodo, in modo da per poter disporre di gameti maturi per il maggior numero di mesi l’anno.
L’allevamento larvale può essere effettuato su piccola scala, utilizzando volumi <10 m3 o su larga scala, con volumetrie di circa 200 m3. Nei sistemi su piccola scala è possibile controllare in modo accurato i parametri ambientali e questo permette di adottare densità elevate (150-250 avannotti/l). La tecnica su larga scala, viene portata avanti adottando densità inferiori (max 10 avannotti/l) e simulando le condizioni presenti nell’ecosistema naturale delle orate. Quest’ultima tipologia di allevamento larvale consente di produrre avannotti che dal punto di vista qualitativo sono superiori rispetto a quelli allevati ad elevate densità.
Le larve di orata riassorbono il sacco vitellino ( alimentazione endogena) dopo 3-4 giorni dalla schiusa e vengono poi alimentate con organismi vivi, inizialmente rotiferi ad esempio Branchionus plicatilis. Successivamente la dieta viene integrata con nauplii di Artemia salina, fino a 25-35 giorni dalla schiusa, periodo nel quale avviene la metamorfosi.
La somministrazione dell’ alimento artificiale che contiene un quantitativo di proteina pari al il 50-60%, viene effettuata quando i giovanili raggiungono 5-10 grammi di peso.
I giovanili di circa 45 giorni di età vengono trasferiti all’interno di vasche più grandi, di forma rettangolare o circolare (10-25 m3) nelle quali avviene la fase di svezzamento. Inizialmente la densità è di 10-20 avannotti/l e la temperatura dell’acqua è di 18 °C. Nelle fasi finali, quando i giovanili raggiungono il peso di 2-3 grammi, la densità può arrivare anche a 20 Kg/m3. L’alimento viene somministrato 2 volte al giorno, in genere alle 8.00 a.m. ed alle 20.00 p.m., utilizzando progressivamente percentuali superiori di mangime artificiale.
L’orata, grazie alla sua elevata capacità di adattamento alle diverse situazioni ambientali ed alla varietà del suo regime alimentare, viene ancora oggi allevata in monocolture estensive e semiestensive in alcuni ambienti umidi costieri.
L’allevamento tradizionale si basa sul reclutamento dei giovanili, che vengono catturati durante la migrazione dal mare alla laguna attraverso un sistema di trappole. Gradualmente la tendenza si è spostata verso l’introduzione di avannotti pescati ed infine, a partire dalla metà degli anni ’90, la metodologia che va per la maggiore è quella dell’”impesciamento”. Questa tipologia di semina viene effettuata con materiale proveniente dalle avannotterie, utilizzabile anche per l’allevamento semintensivo.
La produttività dell’allevamento può oscillare da 15-30 kg/ha/anno e la taglia commerciale del pesce (300-350 g) viene raggiunta in 12-24 mesi, a seconda dell’area di riferimento, del seme utilizzato, della capacità trofica del sito e della densità di semina.
Questo tipo di allevamento generalmente ha luogo all’interno delle lagune, in alcune zone che vengono delimitate con delle reti. In questi impianti, il controllo dei parametri ambientali da parte dell’uomo è superiore rispetto a quello relativo all’allevamento estensivo. I giovanili introdotti, per accorciare i tempi di allevamento e ridurre la mortalità, a volte vengono precedentemente sottoposti alla fase di pre-ingrasso negli impianti di tipo intensivo. Negli allevamenti semintensivi è frequente la pratica di fertilizzazione delle acque di allevamento, che ha lo scopo di incrementare la disponibilità di nutrimento nell’ambiente naturale. In alcuni casi il cibo naturalmente presente viene integrato con la somministrazione di un certo quantitativo di mangime artificiale ed a volte per incrementare la capacità produttiva dell’area, viene aggiunto anche ossigeno in acqua.
Le densità di allevamento normalmente adottate nei sistemi semintensivi si aggirano attorno ad 1kg/m3 mentre le produzioni possono oscillare da 500 a 2400 kg/Ha/ anno, a seconda delle condizioni ambientali, delle dimensioni dei giovanili introdotti e delle disponibilità di nutrimento.
L’allevamento intensivo rappresenta oggi la tecnologia produttiva più utilizzata per questa specie, sia nell’area Mediterranea che in Italia. Le orate generalmente vengono allevate in vasche di calcestruzzo oppure in vasche scavate a terra ed impermeabilizzate con teli di PVC. Queste strutture hanno una volumetria che comunemente va da 200 a 3000 m3 a seconda delle dimensioni del pesce e delle scelte aziendali. Le densità di allevamento ottimali oscillano da 15 a 45 kg/m3 e per assicurare la sopravvivenza degli animali è necessario immettere ossigeno liquido nelle acque di allevamento. L’orata allevata alle temperature ottimali (18-26°C) raggiunge i 400 g in 10- 12 mesi, ma si adatta bene anche a temperature fino a 32-34°C, mentre tollera poco le basse temperature e non resiste a temperature inferiori di 4°C.
Negli ultimi anni si sta sviluppando molto l’allevamento all’interno di gabbie installate in mare. Queste strutture possono essere di varie tipologie ( galleggianti, semisommerse e sommerse) e di varie dimensioni, a seconda del luogo nel quale vengono posizionate. Nel caso che il sito in questione sia ben riparato dalle mareggiate violente si possono utilizzare anche strutture semplici e di modeste dimensioni, mentre laddove le condizioni del mare sono più complicate, diventa necessario utilizzare gabbie voluminose e più sofisticate. Le densità impiegate in questo tipo di impianti sono comprese tra 10 e 15 m3 .
Nel caso il materiale di partenza sia costituito da giovanili di 10 g di peso, la taglia commerciale (350-400 g), viene raggiunta in circa un anno, mentre nel caso che i giovanili abbiano un peso di 5 g, per ottenere la stessa categoria di pezzatura, sono necessari 16 mesi.
L’allevamento in gabbia, rispetto a quello tradizionale a terra permette un notevole risparmio energetico, in quanto non è necessario l’utilizzo di pompe per l’approvvigionamento dell’acqua né di filtri per il trattamento delle acque reflue. D’altrocanto però la crescita degli esemplari è un po’ più lenta rispetto a quella relativa all’allevamento in vasche, in quanto la temperatura dell’acqua non può essere modificata.
L’alimentazione delle orate viene effettuata tramite l’utilizzo di distributori automatici di mangime oppure a mano, soprattutto nel caso degli animali più grandi.
Allevamento in gabbie a mare di orate (foto www.isolapalmaria.it)
Vasche in calcestruzzo per l’allevamento delle orate (foto www.isufol.net)
L’orata è la specie che viene più comunemente allevata nell’area Mediterranea. La Grecia è il Paese europeo che detiene il primo posto per quanto riguarda le quantità prodotte. La produzione di orata in Grecia è cresciuta notevolmente negli ultimi anni e le quantità prodotte sono passate dal valore di 38.587 tonnellate riferito all’anno 2000 al valore di 50.023 nel 2007. La produzione dell’anno 2007, in termini monetari fece riscontrare un valore totale di 269.454.000 US$.
L’Italia è lo Stato europeo che evidenzia il più elevato quantitativo di prodotto importato ed è il mercato di riferimento anche per gli altri Paesi produttori.
Le produzioni di orata in Italia, nonostante i livelli produttivi siano inferiori rispetto a quelli greci, negli ultimi anni hanno messo in evidenza un notevole incremento. La quantità totale di prodotto, infatti nell’anno 2000 risultò pari a 6.000 tonnellate, mentre nel 2007 raggiunse il quantitativo di 8.184. tonnellate, per un valore monetario di 78.297.000 US$. Sul territorio nazionale le regioni che dove si registrano le maggiori produzioni di orata sono la Toscana, la Puglia e la Sicilia.
Fonti bibliografiche:
- Cataudella S., Bronzi P. (2001) - ACQUACOLTURA RESPONSABILE Verso le produzioni acquatiche del terzo millennio. Le specie allevate. Specie eurialine.
Scheda curata da Lapo Nannucci >>>