Classe: Actinopterygii
Ordine: Perciformes
Famiglia: Sciaenidae
Specie: Umbrina cirrosa (Linneo, 1758)
Ombrina cirrosa Umbrina cirrosa (Linneo, 1758) (foto www.balikavi.org)
L’ombrina (Umbrina cirrosa) ha un corpo allungato ed alto, compresso lateralmente e piuttosto ricurvo dorsalmente. Il muso è prominente e la bocca è infera e piccola. L’ombrina è caratterizzata dalla presenza di un barbiglio brevissimo e carnoso sulla mandibola e possiede una vescica natatoria a forma di carota, senza appendici. La linea laterale è estesa fino alla coda ed è provvista di 50-60 squame, mentre la pinna caudale ha una forma convessa. L’ombrina ha un colore grigio argento con strisce oblique-sinuose dorate, orlate di azzurro o di violaceo ed il margine dell’ opercolo è nero. Le sue dimensioni possono raggiungere fino ad 1 m di lunghezza ed oltre 10 kg di peso.
Questa specie è presente in tutto il Mar Mediterraneo, nel Mar Nero e lungo le coste atlantiche dal Senegal al Golfo di Guascogna. Generalmente l’ombrina vive sui fondali marini sabbiosi ma essendo una specie fortemente eurialina, la sua presenza viene abitualmente riscontrata anche all’interno delle lagune costiere.
La fase riproduttiva ha luogo nel periodo primaverile-estivo (maggio-agosto) e la maturità sessuale sopraggiunge nel momento in cui il corpo degli arriva a misurare circa 37 cm di lunghezza. La maturazione dell’ovario e la deposizione delle uova sono caratterizzate dalla particolarità di essere sincrone a gruppi. L’uovo dell’ombrina cirrosa è di dimensioni relativamente piccole (circa 0,8 mm) ed è pelagico.
Nonostante sia stata messa a punto la riproduzione controllata e si possa contare su un buon numero di esperienze di allevamento, l’ombrina non può ancora essere considerata una specie consolidata per l’acquacoltura mediterranea.
TECNICHE DI ALLEVAMENTO
Le tecniche di riproduzione controllata ed allevamento larvale sono state messe a punto per la prima volta in Italia nel 1998.
La stimolazione della fase riproduttiva viene ottenuta sia attraverso l’impiego di determinati regimi termici che favoriscono la gametogenesi, sia con ausilio di induzioni ormonali. La temperatura ideale per la deposizione delle uova oscilla tra 22 e 26°C, mentre i maschi sono fluenti in un range termico molto più ampio (14-26°C). I riproduttori vengono stabulati all’interno di apposite vasche e per favorire al massimo il comportamento riproduttivo è buona norma adottare basse densità. La fecondazione delle uova generalmente è inferiore al 50%, quindi è opportuno introdurre alcune coppie di riproduttori (3-4) nelle vasche di deposizione.
L’ombrina ha uno sviluppo piuttosto rapido rispetto alle altre specie eurialine, infatti la schiusa dell’uovo, ad una temperatura di 25°C avviene dopo circa 21 ore, mentre per quanto riguarda l’orata e la spigola, nelle medesime condizioni termiche sono necessarie rispettivamente 70 ed 80 ore. L’alimentazione larvale viene effettuata con rotiferi e successivamente con naupli e metanaupli di Artemia salina arricchiti con acidi grassi polinsaturi HUFA. La larva è particolarmente termofila (fino a 29°C) e mostra una rapidità di sviluppo tale da consentire la somministrazione di mangime inerte, in sostituzione delle prede vive, già dopo 17 giorni di allevamento. Lo svezzamento viene completato già dopo 40 giorni dalla schiusa.
Gli stadi giovanili dell’ombrina sono caratterizzati da livelli di crescita molto rapidi rispetto alla spigola ed all’orata. Le ombrine infatti, partendo da una taglia media di 50 g riescono a raggiungere in soli 4 mesi, da luglio a novembre (con temperature medie attorno ai 20-22°C), una pezzatura di 360 g. Questa specie, dopo 28 mesi di allevamento con densità finali di 10 kg/m3, può facilmente raggiungere i 900 g di peso medio.
L’indice di conversione ottenuto somministrando agli animali mangime pellettato secco commerciale, contenente il 44% di proteine e 18% in grassi, è di 1,4/1.
L’allevamento estensivo delle ombrine, portato a termine in alcune valli venete, ha mostrato modesti risultati, non tanto per quanto riguarda i ritmi di crescita degli esemplari (luglio novembre 50-220 g), quanto per il loro tasso di ricattura, che è stato riscontrato attorno ad un valore del 7% sul totale. La specie, infatti, non presenta una buona reattività ai richiami invernali praticati alle strutture di cattura (lavorieri) e va incontro ad elevate mortalità. Inoltre, il comportamento di nuoto superficiale, caratteristico dell’ombrina, la rende facile preda per gli uccelli ittiofagi.
L’allevamento dell’ombrina in impianti di tipo semiestensivo ha messo in evidenza risultati molto incoraggianti. Questa specie infatti, allevata in policoltura in associazione con il muggine, riesce a triplicare il peso corporeo in soli 8 mesi di allevamento, evidenziando un accrescimento perfino superiore a quello fatto registrare, in prove contemporanee effettuate in condizioni intensive.
L’ombrina, a causa delle sue caratteristiche di crescita precoce e rusticità, viene considerata molto promettente come specie accessoria, infatti, diversi impianti dedicati all’allevamento di spigola ed orata, hanno destinato alcune vasche alla produzione di questa specie innovativa. La maggior parte delle esperienze di allevamento sono state condotte in impianti che utilizzano vasche di calcestruzzo, mentre non si hanno informazioni dettagliate per quanto riguarda l’allevamento effettuato in gabbie galleggianti.
Allo stato attuale non si può certo parlare di un mercato per questa specie in quanto le ridotte produzioni, concentrate in pochissimi impianti, ne fanno un prodotto di nicchia per pochissimi conoscitori che ne apprezzano la qualità delle carni. Non c’è dubbio che, la rapidità di crescita e la versatilità all’allevamento, fanno dell’ombrina una delle specie più promettenti per l’acquacoltura mediterranea.
Fonti bibliografiche:
- MANZONI P., TEPEDINO V., copyright Eurofishmarket (2008). GRANDE ENCICLOPEDIA ILLUSTRATA DEI PESCI. Guida al riconoscimento di oltre 600 specie presenti nelle acque d’Europa o importate sui mercati europei
- CATAUDELLA S., BRONZI P. (2001). ACQUACOLTURA RESPONSABILE Verso le produzioni acquatiche del terzo millennio. Le specie allevate. Specie eurialine.
Scheda curata da Lapo Nannucci >>>