La zona di produzione dei vini a denominazione di origine controllata «San Ginesio» comprende i territori dei comuni di San Ginesio, Caldarola, Camporotondo di Fiastrone, Cessapalombo, Ripe San Ginesio, Gualdo, Colmurano, Sant'Angelo in Pontano, Loro Piceno, situati nella provincia di Macerata.
È noto che le Marche sono state la Regione mezzadrile a partire dal medioevo ove questo contratto
associativo, capitale e lavoro, ebbe a diffondersi e a consolidarsi. Ancor più nel territorio
maceratese ove è stata delimitata l’area del vino “San Ginesio”.
La vite, quale pianta colonizzatrice, riteniamo abbia avuto grande ruolo nel condizionare l’ordinato
sviluppo agricolo ed anche sociale verificatosi nel tempo. Piantare una vigna, infatti è motivo di
fissa dimora, è abbandono dello sfruttamento stagionale del terreno e del nomadismo.
Nel maceratese si è verificato questo processo tanto più accentuato per gli insediamenti diffusi che
lo caratterizzano e per la politica fondiaria condizionata dai numerosi centri storici presenti in detto
territorio.
Fino agli anni ’50, con la fine della seconda guerra mondiale e con il primo censimento
dell’agricoltura (1951) la viticoltura era coltura promiscua così schematizzata:
- maritata agli aceri singoli, a quinconce o collegata alle tirelle (folignate);
- maritata agli aceri disposti a filare con altre viti singole;
- disposta in filari insieme a piante fruttifere;
- in filari singoli;
- a conocchia (pali o canne incrociate).
Con l’intervento pubblico, nazionale e comunitario degli anni ‘60 e ‘70, ha origine la riconversione
da coltura promiscua a specializzata, si espandono i vitigni di qualità in sostituzione di varietà
tradizionali di scarso pregio, si modifica il sesto d’impianto per agevolare le cure colturali con
mezzi meccanici, si modifica l’organizzazione aziendale per effettuare i lavori aziendali e per la
trasformazione del prodotto.
Da tale realtà umana e produttiva si attiva una nuova realtà della trasformazione con applicazioni
tecnologiche moderne che pone fine alla trasformazione aziendale quale conseguenza della
divisione a metà del prodotto uva ed al mercato stagionale delle uve teso a soddisfare esigenze dei
piccoli trasformatori e produttori di vino ancora legati a valori conservativi di usi e costumi del
passato.
Da questa realtà agricola e patrimoniale i tempi stimolano l’attivazione della denominazione che per
il territorio ginesino significa una valorizzazione del prodotto vino quale prodotto agricolo non più
residuale ma che possiede valori di qualità e di capacità d’impresa in un territorio ove la coltura vite
ha creato un paesaggio e mantenuto una immagine rurale da sempre specifica dell’area delimitata.
I viticoltori dell’area hanno da sempre privilegiato i vitigni a bacca nera che prendono il predominio
all’indomani delle malattie fungine del XIX secolo.
Con la coltura specializzata scompaiono le forme miste d’allevamento che richiedono maggiore
lavoro manuale per le cure colturali, che non agevolano più la raccolta e non permettono di
rispettare i tempi necessari previsti dalle tecnologie della trasformazione moderna.
San Ginesio Doc (foto www.bandierearancioni.it)
Base ampelografica
La Denominazione d’origine controllata «San Ginesio» è riservata ai vini ottenuti da
uve provenienti da vigneti, aventi nell'ambito aziendale, la seguente composizione ampelografica
- SAN GINESIO rosso:
Sangiovese minimo 50%;
Vernaccia Nera, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e Ciliegiolo, da soli o
congiuntamente per un minimo del 35%, possono concorrere altri vitigni a bacca nera non
aromatici, presenti in ambito aziendale, idonei alla coltivazione nella Regione Marche, anche
congiuntamente per un massimo del 15%.
- SAN GINESIO spumante (secco o dolce):
Vernaccia Nera: minimo 85%, possono concorrere da soli o congiuntamente, fino ad un massimo
del 15% tutti gli altri vitigni non aromatici, a bacca nera.
I vini a denominazione di origine controllata «San Ginesio» all'atto dell'immissione al consumo devono rispondere alle seguenti caratteristiche:
“San Ginesio” rosso:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,50% vol;
acidità totale minima: 4,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 20,0 g/l;
zuccheri riduttori: fino ad un massimo di 15,0 g/l.
“San Ginesio” spumante secco:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00% vol;
acidità totale minima: 4,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 20,0 g/l;
zuccheri riduttori: da 17,0 g/l a 35,0 g/l.
”San Ginesio” spumante dolce:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00% vol;
acidità totale minima: 4,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 20,0 g/l;
zuccheri riduttori: minimo 50,0 gr/l.
È facoltà del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, modificare con proprio decreto i limiti dell' acidità totale e dell'estratto non riduttore minimo.
I vini a denominazione di origine controllata «San Ginesio» all'atto dell'immissione al consumo devono rispondere alle seguenti caratteristiche:
“San Ginesio” rosso:
colore: rosso rubino, più o meno intenso;
odore: caratteristico, delicato;
sapore: armonico.
“San Ginesio” spumante secco:
spuma: persistente a grana fine;
colore: rosso rubino con riflessi da violacei a granati;
odore: caratteristico, fruttato;
sapore: caratteristico, con retrogusto gradevolmente amarognolo.
”San Ginesio” spumante dolce:
spuma: persistente a grana fine;
colore: rubino con riflessi da violacei a granati;
odore: caratteristico, fruttato;
sapore: caratteristico.
Il San Ginesio rosso trova il suo abbinamento ideale con primi piatti conditi con sugo di carne, oppure con pietanze semplici della tradizione contadina, come quella che prevede l'abbinamento fra salsiccia e funghi. Temperatura di servizio circa 18°C.
San Ginesio spumante - La tipologia secco è ideale con i salumi, i risotti con sughi di carne o verdure ed i formaggi grassi. La tipologia dolce è un eccellente vino da dessert ideale per la pasticceria con crema o cioccolato, macedonia e crostate di frutta o confetture, e con i formaggi erborinati particolarmente grassi.. Temperatura di servizio circa 8° - 10°C.