La denominazione di origine controllata «Lacrima di Morro» o «Lacrima di Morro d'Alba» è
riservata alle seguenti tipologie di vino:
«Lacrima di Morro» o «Lacrima di Morro d'Alba»;
«Lacrima di Morro» o «Lacrima di Morro d'Alba» superiore;
«Lacrima di Morro» o «Lacrima di Morro d'Alba» passito.
La zona di produzione delle uve atte alla produzione dei vini a denominazione di origine controllata «Lacrima di Morro» o «Lacrima di Morro d'Alba» ricade nella provincia di Ancona e comprende i terreni vocati alla qualità di tutto il territorio dei comuni di Morro d'Alba, Monte S. Vito, S. Marcello, Belvedere Ostrense, Ostra e Senigallia, con esclusione dei fondi valle e dei versanti delle colline del comune di Senigallia prospicienti il mare.
Dopo la caduta dell’Impero Romano, che pur ebbe notevole influenza dimostrata anche da un
territorio archeologicamente interessante, il passaggio delle invasioni barbariche, la presenza
longobarda, l’età carolingia e le invasioni saracene dal mare, costringono la gente del territorio ad
erigere delle fortificazioni per divenire queste oggetto di insediamento. Le vigne, abbandonate le
antiche alberate romane, occupano piccoli appezzamenti a se stanti consociate ad alberi da frutto e
protette da recinti.
La presenza di vigne risulta abbastanza diffusa anche se con scarsa importanza economica perché
non risultano spesso gravate da un canone in vino. Questo compare quando l’impianto di un nuovo
vigneto “ad meliorandum” viene effettuato da parte del colono.
A questo periodo farà seguito la struttura amministrativa della Chiesa, l’insediamento di Ordini
monastici, le molte Abbazie che guideranno anche le scelte temporali delle popolazioni e con esse
la ripresa dell’attività agricola non limitata dall’autoconsumo ma volta ad una conduzione
economica del bene terra in cui è compresa la gestione delle vigne e la trasformazione dell’uva in
vino.
I monaci, nel loro tramandare cultura, coltiveranno nei loro “horti conclusi” la vite per le esigenze
liturgiche ed anche alimentari. Sono, quindi, i monaci che tramandano le tecniche viticoloenologiche.
Nell’età dei Comuni, aumentano la popolazione e le esigenze alimentari per cui la vite riprende un
suo ruolo nell’economia rurale e nella società.
Risalendo dalla costa senigalliese verso l’entroterra si incontrano i vigneti composti dal vitigno “Lacrima” il cui centro di coltivazione è il Comune di Morro il quale aggiunse nel 1862 “Alba” per
distinguersi dalle omonimie.
Lo sviluppo della vitivinicoltura, agevolata dal sostegno pubblico negli anni 60, arriva con il
declino della mezzadria che incide sulle sistemazioni arboree in quanto non conciliabili con gli
indirizzi moderni della conduzione agricola. Saranno le macchine agricole che agevoleranno la
specializzazione produttiva e la stessa consentirà il raggiungimento del massimo pregio al prodotto.
In questa fase temporale, per quanto riguarda i vitigni, l’attenzione è posta verso le varietà ricche di
tradizione e di credito.
Nel territorio delimitato l’attenzione è volta al Verdicchio ma è presente anche un vitigno a bacca
nera, autoctono, che fa ritenere una sua probabile discendenza dall’Aleatico e che molti vorrebbero
estirpare a favore del primo.
Con il sostegno di enti pubblici prende avvio una sua valorizzazione che conduce alla
denominazione d’origine.
I viticoltori credono a questa svolta e la Lacrima consente di cogliere il valore della conferma della
base ampelografica, delle classiche forme d’allevamento e di consentire lo sviluppo della viticoltura
moderna in quell’area.
Lacrima di Morro o Lacrima di Morro d'Alba Doc (foto www.provincia.ancona.it)
Base ampelografica
I vini a denominazione d'origine controllata «Lacrima di Morro» o «Lacrima di Morro d'Alba»
devono essere ottenuti dalle uve provenienti da vigneti aventi, nell'ambito aziendale, la seguente
composizione ampelografica:
«Lacrima di Morro» o «Lacrima di Morro d'Alba» (anche nella tipologia superiore e passito):
Lacrima minimo 85%, possono concorrere alla produzione di detto vino altri vitigni a bacca nera,
non aromatizzati, idonei alla coltivazione nella regione Marche fino ad un massimo del 15%.
I vini a denominazione di origine controllata «Lacrima di Morro» o «Lacrima di Morro d'Alba» all'atto dell'immissione al consumo devono rispondere alle seguenti caratteristiche:
«Lacrima di Morro» o «Lacrima di Morro d'Alba»:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 11,00% vol;
acidità totale minima: 4,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 20,0 g/l.
«Lacrima di Morro» Superiore o «Lacrima di Morro d'Alba» Superiore:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,00% vol;
acidità totale minima: 4,5 g/l;
estratto non riduttore minimo: 22,0 g/l.
«Lacrima di Morro» passito o «Lacrima di Morro d'Alba» passito:
titolo alcolometrico volumico totale minimo: 15,00% vol di cui effettivo almeno 13,00% vol;
acidità totale minima: 4,0 g/l;
acidità volatile massima: 25 meq/l.
estratto non riduttore minimo: 25,0 g/l.
È in facoltà del Ministero per le politiche agricole alimentari e Forestali modificare con proprio decreto i limiti indicati dell'acidità totale e dell'estratto non riduttore minimo.
I vini a denominazione di origine controllata «Lacrima di Morro» o «Lacrima di Morro d'Alba» all'atto dell'immissione al consumo devono rispondere alle seguenti caratteristiche:
«Lacrima di Morro» o «Lacrima di Morro d'Alba»:
colore: rosso rubino carico;
odore: gradevole, intenso;
sapore: gradevole, morbido caratteristico.
«Lacrima di Morro» Superiore o «Lacrima di Morro d'Alba» Superiore:
colore: rosso rubino carico;
odore: gradevole, intenso;
sapore: gradevole, morbido, caratteristico.
«Lacrima di Morro» passito o «Lacrima di Morro d'Alba» passito:
colore: rosso più o meno intenso, talvolta tendente al granato;
odore: caratteristico più o meno intenso;
sapore: armonico, vellutato.
In relazione alla eventuale conservazione in recipienti di legno il sapore dei vini può rilevare lieve sentore di legno.
La Lacrima di Morro d’Alba si accompagna molto bene con prodotti tipici marchigiani il salame lardellato di Fabriano, salame ciavuscolo, primi piatti al ragù con animali di basso cortile e piatti a base di carni bianche. Si può abbinare anche ad alcuni antipasti marinati a base di pesce azzurro per esempio o ad alcuni tipi di brodetto di pesce all’anconitana. Temperatura di servizio 16° - 18°C.