Habitat: zone montane del Tibet oltre i 2.000 m.
Il rabarbaro medicinale è soprattutto quello cinese del quale si usa la radice, dura e compatta quasi come un osso. Questa radice ha senza dubbio dei pregi enormi, il suo uso però è controindicato per chi soffre di renella ossalica (acido ossalico che si elimina con le urine), per coloro che accusano una stentata circolazione sanguigna nelle vene superficiali e, dunque, in modo particolare per chi soffre di emorroidi e, soprattutto, per le mamme che allattano i loro neonati. Il rabarbaro, invece, fuori di questi casi e preso in piccole dosi, stuzzica l'appetito, evita quelle noiose e pericolose fermentazioni acide che fanno eruttare, apporta notevoli benefici a chi soffre di forme catarrali allo stomaco ed all'intestino, favorisce, infine, le funzioni epatiche eccitando la bile. E' anche un blando lassativo, in grado cioè di regolare sistematicamente le funzioni dell'intestino, frenando contemporaneamente le funzioni diarroiche ostinate. A questo scopo lo si prende polverizzato nella misura di due o tre grammi in un cachet. Il rabarbaro, ancora, è un medicamento molto adatto ai bambini, soprattutto se rachitici o scrofolosi. Per chi vuol fare una cura energica, soprattutto quando, dopo una facile influenza, l'organismo permane nella sua fiacchezza ostinata, tarda a riprendere la necessaria energia e lo stomaco è fiacco, sfasato, lento e senza tono, non c'è che da ricorrere ad una medicina naturale, il famoso "vino della salute".
Lo si prepara mettendo a macerare ottanta grammi di rabarbaro cinese, trenta grammi di corteccia d'arancio amaro e tre o quattro semi di cardamono in un litro di marsala. Si lascia il tutto in infusione per dieci giorni, scuotendo di tanto in tanto. Alla fine si filtra e si bevono quattro bicchierini al giorno di questo miracoloso e veramente efficace "vino della salute". Ricordiamo che il rabarbaro coltivato nei nostri orti non ha l'efficacia terapeutica di quello originale cinese. Le sue grandi foglie palmate, però, usate in cucina, sostituiscono validamente e qualitativamente gli spinaci.
Rabarbaro - Salvia - Valeriana
Habitat: luoghi aridi soleggiati dal piano fini alle zone submontane.
Le sue virtù curative sono molto vaste e conosciute fin dai tempi più antichi. Queste virtù curative sono date dall'acido tannico, dalla resina e dall'olio essenziale contenuto nella salvia e che la valorizzano, pertanto, per le sue proprietà toniche, digestive, antisudorifere, cardiotoniche, decongestionanti.
In caso di angine, laringiti o di gengive gonfie e sanguinanti, o di afta o di alito cattivo, ottimi risultati si ottengono con il decotto di salvia, ottenuto facendo bollire cinque grammi di sommità fiorite di salvia in un bicchiere di acqua. Questo decotto viene preziosamente usato per sciacqui alla bocca e gargarismi.
Cinque grammi di questa polvere mescolati ad ottanta grammi di miele costituiscono un efficace espettorante da prendersi nella misura di un buon cucchiaio alla mattina e alla sera.
Un forte decotto serve pure egregiamente in caso di febbri malariche, mentre un bagno caldo, nel quale siano state messe a macerare cinque manciate di foglie di salvia, tonifica facendo scomparire ogni sintomo di stanchezza e di oppressione.
Contro le tossi ribelli ed i catarri profondi si può fare uso di un decotto che ha un'azione calmante veramente miracolosa. Si prepara facendo bollire insieme, per venti minuti, fintanto cioè che si sia raggiunta una consistenza sciropposa, un etto di foglie di salvia, un etto di zucchero e mezzo litro di vino bianco di una buona annata. Si passi il decotto così ottenuto e se ne prenda un cucchiaino ogni 2 o 3 ore.
Anche i denti ne avranno sicuri benefici, sfregandoli sovente con qualche foglia fresca di salvia. Contro una sudorazione eccessiva c'è un ottimo infuso da prendersi ogni sera prima di coricarsi. Si prepara versando un quarto di litro di acqua bollente su una trentina di foglie di salvia.
Anche nelle malattie di petto, il decotto di salvia, da prendersi nella misura di una tazza abbondante al giorno, prolungando la cura per mesi, ha dato degli effetti sorprendenti.
Ecco dunque una pianta fondamentale per la nostra salute, che è alla portata di tutti ... gli orti.
Habitat: luoghi umidi assolate dal piano alle zone montane.
Nell'umido dei boschi o sulle sponde delle acque che si snodano tranquillamente cresce la valeriana, una pianta che si sviluppa eretta ed elegante per più di un metro di altezza, ornata da fiorellini bianco-rosati disposti a mazzetti e caratterizzata da una radice corta e grossa. Il valore medicinale di questa pianta sta, appunto, nella radice con la quale si possono preparare i più svariati medicamenti.
Si raccoglie strappandola dal terreno, si essicca perfettamente al sole e si conserva in un vaso ermeticamente chiuso, per impedire che l'odore fetido e pungente che emana dalla radice possa ammorbare tutta la casa. Questo odore è causato da un olio essenziale che ha la caratteristica di donare calma e serenità, senza che il cuore, lo stomaco o il cervello ne abbiano a soffrire per un uso prolungato e senza che una cura protratta nel tempo possa portare a fenomeni di assuefazione.
La radice, perciò, è indicata a chi si sente spesso il cuore battere irregolarmente e nervosamente, a chi stenta a prendere sonno, a chi soffre di gonfiori allo stomaco o all'intestino, a chi lamenta frequentemente emicranie, attacchi nervosi, convulsioni, alle donne, infine, per attenuare i numerosi disturbi dell'età critica.
In tutti questi casi si usa l'infuso ottenuto versando un litro d'acqua bollente su venticinque grammi di radice di valeriana e lasciando riposare per circa tre quarti d'ora.
Quindi si cola e si beve un bicchiere di questo infuso più volte al giorno, secondo la necessità o l'intensità dei disturbi accusati. Per mitigare il cattivo odore dell'infuso e renderlo, così, più appetibile, si può aggiungere allo stesso qualche goccia di menta.
La tintura di valeriana, che serve sempre per curare i disturbi sopra citati in modo più completo, si prepara mettendo a macero, per otto giorni, venticinque grammi di radici in settanta grammi di acqua. Si cola il tutto, spremendo molto forte. Si prendono 15-20 gocce di questa tintura di valeriana anche cinque o sei volte al giorno, a seconda della necessità.
La valeriana, quindi, è fra i migliori calmanti e tranquillanti naturali che aiuta a fronteggiare con la necessaria serenità le quotidiane preoccupazioni, curando il vorticoso logorio del nostro sistema nervoso.
Ferrante Cappelletti Dalle erbe la salute Piante medicinali dell'arco alpino Publilux Trento 1977
Rabarbaro - Rheum officinalis (foto H. Zell)