Habitat: zone incolte dal piano monte.
La bardana è un'erba alta più di un metro, ha le foglie slargate e fiorisce nel gran caldo dell'estate con mazzetti di fiorellini rossi. E' nota, soprattutto ai più giovani, per i suoi frutti, chiamati "petole", che lanciati sulle persone si appiccicano sulle vesti o sui capelli, di qui il suo nome dialettale di "petolara".
E' una pianta decisamente brutta, ma ha, invece, pregi notevoli come pianta diaforetica, diuretica e depurativa, soprattutto quando si è afflitti da foruncoli ed altre eruzioni della pelle che al dolore fastidioso aggiungono una vera e proprio deturpazione della bellezza. In questi casi si usa il decotto, preparato facendo bollire per dieci minuti, in un litro d'acqua, settanta grammi di radice di bardana. Si cola e si beve, nel corso della giornata, il liquido rimasto, possibilmente a stomaco vuoto e ripetendo la cura per almeno cinque o sei giorni. Con questo decotto, poi, ci si può lavare il viso, ottenendo una pelle delicata e vellutata. La bardana, inoltre, è efficace per gli erpetici, gli artritici, i sofferenti di ingorghi e di calcoli renali. E' sufficiente prepararsi un decotto con mezzo litro di acqua nel quale siano stati fatti bollire 25 grammi di foglie di bardana e 35 grammi di foglie di salvia. Il decotto va bevuto nel corso della giornata, lontano dai pasti e protraendo la cura per diversi giorni. Le foglie rimaste di questo decotto possono essere utilizzate come impiastri soffrendo di croste o di pruriti anali. Un impiastro ben caldo di foglie di bardana cotte nel latte ed applicate sulle piaghe le risana velocemente e fa guarire ugualmente la tigna e numerose altre affezioni della pelle. La tisana preparata con mezzo litro di acqua e 25 grammi di radice di bardana, somministrata ai bambini affetti da morbillo nella misura di un cucchiaio ogni cinque minuti, favorisce lo sfogo di questa affezione ed una pronta guarigione. Contro tutti questi malanni e soprattutto nel caso di affezioni alla pelle, ottimi risultati si ottengono con lo squisito vermut di bardana. Si fa bollire un etto di radici di bardana in mezzo litro d'acqua finché questa si sia ridotta alla metà. Raffreddata che sia, si versa in un litro di vermut e si lascia riposare per quattro o cinque giorni. La cura prevede tre bicchierini ... o più di questo delicato e squisito vermut di bardana, di questa negletta e tanto disprezzata erbaccia dalle caratteristiche terapeutiche così importanti.
Bardana - Crescione - Ruta
Habitat: lungo i corsi d'acqua, nei fossi, dal piano al monte.
Il crescione si è dimostrato un potente antidoto della nicotina. E' una pianta acquatica perenne che cresce lungo i fossati ricchi d'acqua. Dello stesso si usano le foglie mangiate crude in insalata e condite con succo di limone, oppure il succo di spremitura delle foglie stesse, ottenendo eccellenti risultati in cure toniche e stimolanti, nei catarri bronchiali e in affezioni tubercolari.
Il fumatore che desidera perseverare nel suo pericoloso vizio, può disintossicarsi mangiando al mattino, a digiuno, un bel piatto di crescione condito con olio e limone, protraendo la cura per venti giorni.
Chi trovasse scomoda questa cura disintossicante, può invece fare uso di un eccellente sciroppo di "atabagico". Questo sciroppo atabagico si prepara mettendo a macero per tre ore in un litro di acqua bollente 10 grammi di timo, 25 grammi di crescione, 25 grammi di fumaria, 25 grammi di erisimo. Si filtra accuratamente e vi si aggiunge un chilogrammo di zucchero.
Una cura protratta nel tempo di due abbondanti bicchierini al giorno di questo sciroppo atabagico e disintossicante permetterà di gustare la felice boccata di fumo, attenuando, almeno in parte, i suoi effetti dannosi sulla salute.
Habitat: terreni aridi dal piano alla montagna.
Forse per quei suoi piccoli fiori gialli che, una volta sbocciati, ricordano delle croci in miniatura, l'erba ruta è stata ritenuta, fin dai tempi più antichi, una magica cura, una vera e propria panacea di qualsiasi malanno.
Anche se oggi stesso questa pianta è guardata con una certa venerazione, grazie a quell'alone miracolistico e superstizioso tramandatoci dai nostri avi, dobbiamo premettere, prima di tutto, che la ruta è una pianta velenosa, il cui uso sconsiderato ed eccessivo potrebbe provocare seri disturbi o, addirittura, avvelenamenti letali.
Le sostanze medicamentose dell'erba ruta sono tutte contenute nell'olio dall'odore sgradevole che si trova raccolto in vescichette sulle foglie.
Le foglie dell'erba ruta vengono quindi usate per farne degli infusi, nella misura massima di un grammo per ogni tazzina di acqua bollente. Questi infusi servono a calmare gli attacchi isterici, a favorire e a rendere più facili e meno dolorosi i cicli mestruali, a eliminare, infine, le coliche intestinali flatulenti. Lo stesso infuso, inoltre, può servire nei casi di glaucoma per ripetuti lavaggi.
Per chi soffre di rinite cronica fetida, che provoca quelle abbondanti secrezioni nasali, è consigliabile l'uso di un decotto di erba ruta preparato con un cucchiaio di foglie e due bicchieri di acqua. Si fa bollire per alcuni minuti e, tre volte al giorno, si introduce nelle narici per qualche minuto un batuffolo di ovatta bene imbevuta del liquido così ottenuto.
L'erba ruta, inoltre, ha dei discreti effetti digestivi, anche se inferiori a molte altre erbe o a quelli tradizionalmente riconosciutile. A questo proposito va per la maggiore la cosiddetta grappa alla ruta, preparata immergendo nella grappa un ramoscello di ruta. Così elegantemente preparata la possiamo trovare, al giorno d'oggi, in qualsiasi pubblico esercizio dove viene servita come una vera e propria specialità.
Come abbiamo accennato poco fa, la ruta va usata con molta discrezione per i principi venefici in essa contenuti, così l'uso di questa erba deve essere assolutamente vietato alle gestanti a causa della sua potente azione abortiva.
Ferrante Cappelletti Dalle erbe la salute Piante medicinali dell'arco alpino Publilux Trento 1977
Bardana - Arctium lappa (foto http://florapittsburghensis.wordpress.com)