Habitat: spontaneo dal piano alle zone montane.
In primavera è uno spettacolo molto comune in Trentino osservare donne e fanciulli armati di coltelli appuntiti invadere campi e prati che stanno ormai rivestendosi di verde. Tutto questo armeggio è volto alla raccolta di "denti di leone" (o dente di cane) per preparare, a casa, delle gustosissime insalatine. È una pianta che non ha bisogno di particolari descrizioni, essendo diffusissima ovunque e universalmente nota.
L'abitudine gastronomica di consumare con tanto gusto le foglie fresche risale a tempi antichissimi ed è dettata da una naturale esigenza del corpo che, avvelenato dal lungo riposo del periodo invernale, reclama qualche cosa per ripulire efficacemente il sangue, il fegato e la bile. Quindi, gustando queste saporite insalatine di denti di cane, facciamo, non sapendolo, una energica cura depurativa.
La parte più importante del tarassaco è, però, la radice che si raccoglie in primavera o, meglio ancora, in autunno. Si lava energicamente in acqua e si essicca accuratamente al sole. Essa costituisce il rimedio sovrano nelle disfunzioni del fegato, nell'itterizia, nei calcoli biliari, organi, quelli nominati, molto importanti e che vengono sollecitati o guariti dai numerosi princìpi medicamentosi contenuti nella radice stessa. Oltre a queste virtù, fin dai tempi più antichi, alla radice di tarassaco sono state attribuite proprietà febbrifughe, toniche, diuretiche, lassative, antiemorroidali e depurative.
La radice viene usata in forma di decotto facendone bollire mezz'etto in un litro d'acqua per un quarto d'ora. Di questo decotto se ne devono bere tre tazze al giorno per due o tre settimane nei casi di affezione al fegato o alla bile. Invece, per una normale cura depurativa, è sufficiente una sola tazza al mattino a stomaco vuoto. Una cura depurativa più completa è costituita dal decotto composto da un pizzico di radice di tarassaco, da uno di radice di bardana, da uno di centaurea e da uno di radice di cicoria. Un bicchiere al giorno per venti o trenta giorni di questo decotto amarissimo farà dei veri e propri miracoli. Chi lo preferisse, potrà sempre prepararsi un ottimo vino di tarassaco, mettendo in infusione per otto giorni una manciata di radice tagliuzzata in un litro di generoso vino bianco. Mezzo bicchiere ai pasti di questo vino costituirà un insostituibile toccasana sia perla digestione che per il buon funzionamento del fegato e della bile.
Dente di cane (dente di leone) - Lavanda - Piantaggine
Habitat: zone aride montane, spontanea e coltivata.
È un'elegante pianticella cespugliosa, dai rami eretti e ramosi, che cresce spontanea e perenne nei luoghi aridi o sassosi o sui dossi bene esposti. È pure coltivata negli orti e nei giardini o anche su scala industriale per estrarne quell'essenza profumata nota ormai in tutto il mondo. Se la lavanda ci suscita cari ricordi di case ordinate e pulite, dei cassettoni delle nostre nonne nei quali la biancheria odorava di spigo, non di meno questa pianta possiede delle virtù medicinali non indifferenti.
Chi non ricorda il famoso "asedo de spic" che si preparava in primavera mettendo a macero un'abbondante manciata di fiori di spigo in un litro di aceto? Agli impacchi di questo aceto miracoloso si ricorreva per calmare un atroce mal di testa o un'improvvisa vertigine.
Ottimo anche l'olio di lavanda preparato mettendo a macerare, per alcune settimane, una manciata di questi fiori in mezzo litro di olio di oliva. Cinque gocce di olio di lavanda prese su di una zolletta di zucchero due volte al giorno favoriscono l'espulsione dei gas superflui dall'intestino, così dannosi allo stomaco, al cuore ed anche al cervello. I fiori di lavanda, inoltre, sono antispasmodici e servono ottimamente a calmare gli accessi di asma, di tosse convulse, gli attacchi di laringite stridula nel mal caduto. Così i fiori di lavanda sono antisettici, disinfettanti, servono, pertanto, nelle influenze migliorando, fra il resto, la secrezione dei bronchi. L'infuso, da prendersi in ragione di quattro tazze al giorno, si prepara con la solita manciata di fiori in un litro di acqua bollente. Gli impacchi caldi di fiori di lavanda cotti nel vino possono risolvere beneficamente i gonfiori molesti al ventre e calmare i violenti dolori alla vescica nei casi di ritenzione di urina. La tintura di lavanda è ottima per lavare piaghe e ferite e per applicare, quale calmante, su dolorosi bernoccoli. La si prepara con una manciata di fiori messi a macero in un litro di grappa. In caso di stati di choc e di forti emicranie può essere somministrata al paziente in ragione di alcune gocce su di un dado di zucchero. E per concludere non manca accennare all'acqua di lavanda antisettica e delicatamente profumata, molto indicata nell'igiene e nella pulizia quotidiana. Si prepara mettendo a macero per quindici giorni in mezzo litro di alcool puro un etto di fiori di lavanda, quindi si filtra e si conserva ben chiusa.
Habitat: dal piano alle zone montane.
Ha effetti astringenti ed energicamente cicatrizzanti. Per questo la si usa nel trattamento delle ulcere varicose, delle pustole lacerate, delle ulcere scrofolose, delle piaghe purulente ed in talune malattie della pelle o nelle fastidiose e perduranti emorragie nasali. È sufficiente a questo scopo pulire bene le foglie, triturarle più o meno finemente a seconda dell'utilizzazione ed applicarle alla parte malata.
Per uso interno la piantaggine ha una decisa azione astringente ed antiemorragica. Il decotto, preparato con mezzo etto di foglie bollite in mezzo litro di acqua e preso in ragione di due bicchieri al giorno, serve egregiamente in caso di dissenteria, di enteriti diarroiche, di nefriti croniche, di metroraggie e di spostamenti dell'utero. è insuperabile per purificare il sangue, i polmoni e lo stomaco, per sedare la tosse, per tonificare i fanciulli gracili, essendo la piantaggine più attiva dello stesso olio di fegato di merluzzo. Un bicchierino al giorno di spremuta di foglie fresche di piantaggine servirà allo scopo. Per l'inverno la spremuta sarà sostituita dallo sciroppo ottenuto bollendo per tre ore tre o quattro abbondanti manciate di foglie di piantaggine, fresche o secche che siano, ed un pugno di bacche di ginepro in tre litri di acqua. Si filtra il liquido e lo si utilizza in ragione di due bicchierini al giorno. In caso di laringiti, tracheiti, abbassamento di voce, raucedine servono frequenti gargarismi con decotto di piantaggine. Lo stesso decotto servirà ancora nelle febbri intermittenti, malariche o maltesi, negli stati infiammatori dell'apparato digerente ed urogenitale. Per le frequenti infiammazioni agli occhi basterà bollire in un litro d'acqua una manciata di piantaggine ed una di petali di rose: frequenti lavande e impacchi calmeranno le più fastidiose infiammazioni.
Ferrante Cappelletti Dalle erbe la salute Piante medicinali dell'arco alpino Publilux Trento 1977
Tarassaco - Taraxacum officinale (foto www.dcnature.com)