Lo yack è un mammifero artiodattilo della famigia dei Bovidi.
Lo yack selvatico, Bos grunniens mutus (il maschio viene detto Drong, mentre per le femmine si utilizza il termine Dri o Nak), vive sulle montagne del Tibet, del Pamir e sulle pendici Himalayane, fino a 6000 metri di altitudine, regioni quasi del tutto prive di vegetazione arborea; d'inverno, durante le bufere di neve, si accovacciano uno di fianco all'altro con la testa rivolta all'interno ed attendono la fine della tempesta.
È caratterizzato da un corpo allungato ma muscoloso e potente, le zampe corte ed il lungo vello bruno scuro che giunge fin quasi a terra; ha il capo piccolo e le corna solo ben distanziate, lunghe e ricurve, ricordano quelle dei bovini domestici. La coda è lunga e ben ricoperta da lunghi peli. Può arrivare all'altezza di 1,90 m al garrese ed al peso di 1.000 kg.
La varietà domestica, (Bos grunniens) di minor statura e di colorazione estremamente variabile a seconda della razza, viene utilizzata come animale da soma e da sella, oltre a fornire carne, latte e lana. I suoi escrementi, seccati al sole in forma di mattonella, costituiscono un importante combustibile in alcune zone aride e quasi prive di vegetazione arborea.
Molto comune l'incrocio con tori comuni (Bos taurus), l'ibrido conosciuto come Dzo, o Dzopkio, è molto più docile e gestibile, sembra inoltre che produca ottimo latte e carne.
La specie selvatica si era estinta in Mongolia già nel XVIII secolo, e sono in pericolo anche le piccole mandrie selvatiche in Tibet, a causa della caccia e dell'espansione della pastorizia.
Yack domestico
Coppia di Yack selvatici
Il Pamir è l’altopiano più elevato del Tagikistan e l’allevamento di bestiame su pascoli naturali, come quello di yak, rappresenta la principale attività del settore agricolo. Il clima tipicamente montano, per cui rigido e continentale: l’inverno dura da ottobre ad aprile; le temperature minime assolute raggiungono anche i -50° C. L’estate invece è breve e fredda e le temperature estive non superano i 20°C. Gli yak si sono adattati in modo sorprendente alle dure condizioni climatiche degli altopiani, dove le temperature si possono mantenere sotto zero anche per 50-60 giorni. Inoltre, sono in grado di sfruttare alla perfezione la vegetazione naturale come foraggio anche quando il manto nevoso raggiunge i 15-20 cm e riescono a trovare l’erba con l’aiuto degli zoccoli. Non hanno bisogno di stalle per sopravvivere.
Gli yak sono ampiamente utilizzati per la produzione di carne, latte e lana, oltre che come veicolo nelle zone remote di montagna. La carne di yak è fibrosa, di color rosso e molto più scura di quella di altri bovini. dato che il contenuto di emoglobina nel muscolo è piuttosto alto. La produzione di latte delle femmine di yak è di 1,5-2,5 litri al giorno, con un contenuto medio di grassi del 6-9%. Dal latte di yak, gli abitanti del Pamir ottengono burro, saru mai, kefir e kurut.
All’epoca dell’Unione Sovietica nel Pamir esistevano vasti sovchoz per lo sfruttamento degli yak ed era anche diffuso l’allevamento. All’epoca, il sistema economico statale sovietico scelse il Pamir come principale regione di allevamento di yak, coinvolgendo principalmente allevatori kirghisi. Oggi le fattorie sono state liquidate, ma l’Associazione degli agricoltori del Tagikistan è ancora impegnata nell’allevamento di yak. La maggior parte delle mandrie di yak sono ancora controllate da imprese statali, eredi delle fattorie collettive. Le principali fattorie in cui vengono allevati gli yak si trovano nell’insediamento di Aličur e nei pressi di Chechekty del distretto di Murghab; ogni fattoria ospita oltre mille capi. Le condizioni economiche sfavorevoli del periodo di passaggio hanno portato a una riduzione delle mandrie rispetto al periodo sovietico. Secondo le stime degli esperti, al momento i capi di yak si sono più che dimezzati (Fondazione Slow Food www.fondazioneslowfood.com)