Il Mulo è un ibrido interspecifico fra lo stallone asinino e la cavalla.
Francese: mulet
Spagnolo: mulo
Inglese: mule
Tedesco: Maultier
Portoghese: muar, mulo eguarico
L'ibridazione inversa dà il Bardotto (cavallo stallone e asina), meno apprezzato.
Francese: bardot, bardeaus, hinnus
Spagnolo: burdegano, machos romos, romo
Inglese: hinny Tedesco: Maulesel
Tedesco: Maulesel
Portoghese: asneiro, himulo
Già nell'antichità il mulo era prodotto nell'Illiria e il bardotto in Mesopotamia. Fino a pochi decenni fa il mulo era molto diffuso sia nel Bacino del Mediterraneo che in Africa, Asia e nelle Americhe.
Le ragioni della sua diffusione sono la robusta costituzione, la rusticità, la resistenza alle malattie, l'adattabilità alle zone meno favorevoli e meno agevoli, la sobrietà. Il mulo, analogamente al bardotto, assomma, in misura diversa e con una certa variabilità anche individuale, le caratteristiche, morfologiche e funzionali delle specie progenitrici. A determinare la loro utilità economica contribuisce il fenomeno genetico dell'eterosi. Le differenze fra muli (da muli di grande mole a muli leggeri da basto) sono dovute alle razze scelte per l'incrocio.
I muli francesi godevano un tempo di grande fama. Le quattro zone tipiche di produzione sono:
- il Poitou: muli di taglia elevata (1,45-1,75 m), di peso assai rilevante (500-800 kg), robusti e muscolosi;
- le Cévennes (Massiccio Centrale): mulo più piccolo e molto adatto per il basto e per la montagna;
- i Pirenei: per la produzione del mulo si impiegava spesso l'asino Catalano);
- il Dauphiné: muli di buona taglia (1,45-1,55 m), di conformazione raccolta, robusti e vigorosi.
Mulo (foto www.agraria.org)
Il mulo ha testa più grossa e orecchie più lunghe del cavallo, collo corto con scarsa criniera (più abbondante nel bardotto), garrese basso, dorso spesso convesso, groppa tagliente, coda con pochi crini. Gli arti sono asciutti, con articolazioni larghe e solide, piedi cilindrici e talloni alti e stretti. Il pelo è corto. I mantelli più frequenti sono il nero e il grigio; il sauro è raro. Talvolta si ha la riga mulina; più frequenti sono le zebrature, specie quando il mantello è baio.
Il mulo è meno ricettivo del cavallo alle malattie e alle coliche; minori sono anche le esigenze di governo, di cure igieniche e di custodia. Se il mulo è proverbiale per la caparbietà e spesso per la cattiveria, in compenso compie il lavoro con grande energia e molta resistenza, anche sulle strade montane più impervie, con passo sicuro e costante andatura.
Il mulo è impiegato per il traino e per la soma. Per il traino, in sostituzione del cavallo da tiro pesante rapido, si richiedono muli di taglia notevole, da m 1,58 a 1,65 e più, quali si possono ottenere ibridando asini stalloni del Poitou e di Marina Franca con fattrici di razze pesanti del tipo Bretone, Percheron, Ardennese. Il mulo da soma, largamente impiegato in passato nelle zone montane del Meridione e delle Isole, ha per lo più dimensioni minori, con una taglia di m 1,30-1,40 e un peso vivo di kg 300-400. Il mulo può avere anche impiego agricolo: il tipo adatto a questa destinazione è in genere di media statura, cioè di 1,45-1,55 m, con un peso vivo di 400-500 kg.
Per ovviare alle difficoltà dell'accoppiamento tra cavalla e asino, si consiglia la fecondazione artificiale, che aumenta anche la percentuale di fecondità (con la monta naturale è relativamente bassa: 30-50%).
La durata della gravidanza nella cavalla ingravidata da stallone asino è intermedia tra le due specie (11 mesi per quella cavallina, 12 mesi per la specie asinina): è cioè 1-2 settimane più lunga rispetto a quella del cavallo. Di norma la cavalla ripresenta l'estro nella prima settimana successiva al parto e potrà essere fatta rifecondare. Le cavalle, nell'ultimo periodo di gravidanza, vanno lasciate a riposo, evitando, in particolare, gli eccessivi rigori del clima. Il parto non presenta in genere difficoltà. I parti gemellari sono molto rari. Il puledro, di norma, è più rustico del puledro cavallo e quindi può seguire presto la madre al lavoro. L'allattamento dura 7-8 mesi Nella prima settimana dopo il parto, è bene tenere la fattrice a riposo; nella seconda settimana,, madre e puledro si fanno passeggiare. La cavalla può riprendere il normale servizio nella terza-quarta settimana successiva al parto.
La castrazione dei maschi viene praticata intorno all'anno e mezzo, preferibilmente nell'autunno o nella primavera. La domatura, intesa come addestramento al lavoro, viene praticata verso i 18-24 mesi, nella stessa maniera adottata per il cavallo e l'asino. Il pieno rendimento si ha intorno a 4 anni di età. La rusticità è notevole, però il carattere è difficile, indipendente e scontroso; per questo motivo gli animali non vanno mai trattati duramente, per evitare risultati negativi e anche per l'istinto vendicativo del mulo.
I muli hanno vita lunga (come l'asino): si ricordano muli che hanno prestato lavoro, anche pesante, per 30 e persino 50 anni. Per la determinazione dell'età si ricorre all'esame della dentatura che differisce assai poco da quella dell'asino.
Lo zoccolo del mulo è simile a quello dell'asino, quindi meno lungo e più alto. L'unghia è più forte e resistente. Il diligente governo di quest'ultima e la buona ferratura hanno fondamentale importanza per un buon servizio, per la conservazione degli appiombi e, quindi, per la lunga durata degli animali.
L'alimentazione è la stessa consigliata per il cavallo e l'asino, nelle varie età e in funzione dell'impiego. Il pascolo è sempre consigliabile, in ogni età e particolarmente per i soggetti più giovani. Nel razionamento si deve tenere conto, come in ogni altra specie animale: dell'età, del peso vivo, del tipo e dell'intensità del lavoro.
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I muli e bardotti maschi sono considerati da quasi tutti gli studiosi sempre sterili; le femmine possono essere occasionalmente fertili. Non sono rari i casi di mule che hanno concepito e partorito soggetti vivi e vitali. Il numero dei cromosomi (2n) è pari a 64 nell'Equus caballus e 62 nell'Equus asinus. Nella mula, è probabile che, durante le fasi evolutive dell'ovulo, con l'espulsione dei globuli polari, possa restare nell'ovulo stesso un corredo cromosomico di tipo "cavallo": se la fecondazione è dovuta a nemaspermi di cavallo, nascerà un puledro cavallino; se invece i nemaspermi sono di asino, nascerà un puledro mulo.
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Mulo (foto www.agraria.org)