Regno: Animalia
Phylum: Chordata
Classe: Mammalia
Ordine: Carnivora
Sottordine: Feliformia
Famiglia: Felidae
Sottofamiglia: Felinae
Genere: Puma
Specie: P. concolor Bangs, 1899
Il Puma o Coguaro o Leone di Montagna (Puma concolor, da alcuni chiamato Felis concolor) è un membro della famiglia dei Felidae, carnivoro, tetrapode, placentato.
Vive solamente nel Nuovo Mondo, ed è il felino di maggiori dimensioni, dopo i membri del genere Panthera e Acinonyx.
Infatti il Leone (Panthera leo), la Tigre (Panthera tigris), il Leopardo (Panthera pardus), il Giaguaro (Panthera onca) ed il Ghepardo (Acinonyx jubatus), sebbene in quest’ultimo caso le differenze siano minime, sono specie più grandi rispetto al puma
Specificamente, come vedremo, il puma vive nelle Americhe, ha una vita prevalentemente arboricola, ma anche rupicola, poiché vive bene anche nelle aree rocciose, montane, collinari e desertiche, più precisamente a pietraia.
Storicamente si è osservato che rifugge l’uomo, anche se non sono stati infrequenti gli attacchi mortali, specie in passato, durante l’epopea del Far West, a spese degli indiani, nelle loro battute di caccia, o dei coloni, che migravano alla ricerca di una casa e di terre da coltivare.
Etnozoologicamente, il puma, termine Inca, o coguaro, termine Apache (popolazione tribale autoctona indioameringa, dell’area sud occidentale dell’America settentrionale), nome usato molto anche in America del sud, era venerato praticamente da tutte le popolazioni indigene delle due Americhe, per la sua forza, la selvatichezza, la capacità di compiere salti di diversi metri, lo stile di vita solitario, e il fatto di sapersi avvicinare alle prede silenziosamente, quasi fosse uno spirito. In realtà, come accennato sopra, appena può tende a fuggire l’uomo, tanto più se questo è accompagnato da un cane. Sebbene un puma minacciato possa tranquillamente uccidere cani aggressivi e di grande mole, in genere tende infatti ad evitare il combattimento coi membri dei Canidae, compresi lupi, sciacalli e coyote, poiché ha come una sorta di repulsione innata verso queste specie.
Sebbene meno mansueto del ghepardo, anche il puma può essere addomesticato, e non era raro, in passato, nelle grosse fattorie dell’Arizona, del Texas, o del Messico, trovare esemplari di questo felino addestrati per la guardia.
Convivono abbastanza bene con le altre specie domestiche, come gatti, cani ( sebbene come visto, tende a non familiarizzare molto con quest’ultimi ), e se vengono ben nutriti, con lo stesso bestiame (bovini, ovini, caprini, equini), ma non sanno proprio resistere nell’attaccare le galline, e occorreva quindi sempre proteggere bene i pollai.
Soprattutto nella seconda metà del XIX secolo, ed i primi 20-30 anni del XX secolo, questo splendido animale veniva cacciato non solo perché dannoso per il bestiame (sebbene attacca per lo più pecore, capre, conigli e polli, molto meno bovini ed equini, perché di mole troppo grande per lui, anche se si sono verificati casi, per esemplari di puma più grandi di attacchi verso vitelli e cavalli), ma semplicemente per sport e perché, secondo alcuni, ha una carne eccezionalmente buona e saporita.
Un motivo in più, dunque, per il puma, d’evitare l’essere umano. E la sua non è vigliaccheria, ma in realtà circospezione.
Puma - Puma concolor (foto http://zooinstitutes.com)
Il Puma concolor presenta numerose razze o sottospecie.
Secondo la stima dei biologi della International Commission for Zoological Nomenclature ( ICZN ), si contano 26 razze o sottospecie come il Puma concolor azteca, il Puma concolor anthonyi, il Puma concolor araucanus, il Puma concolor californica, il Puma concolor cougar e il Puma concolor vancouverensis, tanto per citarne qualcuna, le quali, compresa la specie nominale Puma concolor, sono diffuse in tutta l’America centrale, meridionale e nel Nordamerica, sulle montagne rocciose fino al Canada centrale e, nelle regione più a sud degli USA, compresa la Florida col Puma concolor coryi.
Mentre nel Sudamerica, il puma, chiamato coguaro, è molto comune ancora oggi allo stato selvatico, negli Stati Uniti, la popolazione si sta sempre più rarefacendo, a causa dell’urbanizzazione e dall’estendersi dell’agricoltura, che gli rubano biotopi e areali naturali, come dell’intensa caccia a cui è stato soggetto. Per questo motivo la IUCN ne monitora attentamente la popolazione, ed è considerata specie a rischio, sebbene non è per fortuna ancora membro della red list of endangered species.
Il Puma concolor è una felide di grande taglia, completamente diverso da tutte le altre specie americane che appartengono al genere Felis. Le specie che appaiono ad esso più simili, sono invece i due grandi gatti selvatici Felis aurata, che è africano, ed il Felis temminki, che vive in Asia.
La lunghezza, negli esemplari più grandi di puma è di poco inferiore ai due metri, di cui un terzo spetta alla coda. Le forme sono abbastanza agili e possenti, per cui l’aspetto e la mole sono intermedie a quelle di un grosso gatto e un leopardo.
Il peso oscilla tra i 70-80 kg, ma non è raro trovare esemplari che raggiungono anche i 120 kg.
Nonostante il pretenzioso nome volgare di leone di montagna o americano, che spesso gli viene assegnato, il puma o coguaro non è in grado di ruggire né come il Panthera leo, ma neanche come le altre specie del genere Panthera e Acinonyx, in realtà emette brontolii più simili al miagolare del gatto, anche se più profondi.
Il pelo, può essere raso o ispido a secondo della sottospecie o razza, ma comunque è sempre molto folto.
Anche la colorazione della livrea, è molto variabile: la tinta, sempre unicolore sul dorso e sui fianchi, varia da grigio sabbia con sfumature rosee che è la colorazione della specie nominale Puma concolor (quella più classica), al grigio argenteo di alcune razze, ed al giallo rossastro in altre.
Le parti inferiori sono bianchicce, mentre la colorazione del muso non uniforme, segue sempre uno schema fisso: le guance, la gola, il labbro inferiore e il labbro superiore al centro, sono sempre bianchi, mentre ai lati di quest’ultimi, si notano due macchie nere sfumate, ben marcate. Bianchi sono infine, la maggior parte del contorno degli occhi, ed il padiglione auricolare. La coda, di colore equivalente a quello del dorso, presenta un apice nero terminale.
La potente muscolatura che lo caratterizza, gli permette di compiere salti anche di 14 m di lunghezza e 5 m di altezza. Ha zampe robuste, come quelle del leopardo e del giaguaro.
Zampe così robuste, gli permettono di compiere anche scatti fulminei, e di raggiungere in pochi secondi velocità anche di 80-90 km/h. Si sono registrati anche casi di esemplari che hanno raggiunto i 100 km/h, per cui, dopo il ghepardo, è il felino più veloce.
Questo gli permette, insieme alla capacità di sapersi arrampicare benissimo sia sugli alberi che sulle rocce, di cacciare anche le pecore di montagna come i Bighorn sheep (Ovis canadensis).
Tra le altre comuni prede del puma e delle diverse razze che lo costituiscono, in ragione dell’area geografica e biotopo in cui si trovano ci sono: renne e cervi, per quelle del Nordamerica, come anche moffette, puzzole, procioni, castori, topi e ratti selvatici, opossum e bestiame domestico come pecore, capre e bovini.
In alcune razze di Puma concolor, soprattutto dell’area Centro e Sudamericana, entrano nella loro ecologia alimentare anche uccelli, pesci, anfibi e tapiri. Invece tende ad evitare carogne e rettili.
Coyote e linci rosse o canadesi, sono comunque nel caso di combattimenti, sopraffatte dal puma.
Sono animali, come accennato nell’introduzione, che sanno arrampicarsi agilmente anche sugli alti alberi, dove passano molto tempo, come il leopardo, in Africa ed Asia, ed il giaguaro in Sudamerica.
Lo fanno sia per tendere agguati alle prede, sia per risposarsi e per nutrirsi, portando spesso la preda uccisa fin lassù, per mangiarla alla larga da eventuali competitori, come lupi, coyote e cani selvatici, che, muovendosi in gruppo, possono creare dei problemi.
Sono però altrettanto ben adattati, a vivere sia nel bush, che nelle aree più desertiche a rocce, come in quelle prevalentemente rocciose-montane.
Lo si ritrova anche in biotopi a savana e prateria, ma anche nelle foreste equatoriali (in Florida) e lungo la riva dei fiumi, dove però non amano bagnarsi nell’acqua, contrariamente al giaguaro che adora invece farlo.
I puma, conducono in genere vita solitaria, tranne che in corrispondenza del periodo degli amori, quando le coppie formate, rimangono unite per brevi periodi, solitamente 6-8 giorni. Il periodo riproduttivo va in genere da novembre a giugno, anche se si possono avere differenze temporali, in relazione all’area geografica in cui ci si trova, come pure se ci si trova in regioni al disopra e al disotto dell’Equatore.
La gestazione dura solitamente 3 mesi, giorno più, giorno meno; vengono partoriti mediamente due o tre cuccioli, ma la prole può oscillare da un minimo di un cucciolo, fino a casi in cui ne vengono partoriti ben sette o anche otto.
Questi presentano pelo maculato bruno. Tali macchie, dopo alcuni mesi sbiadiscono gradualmente, per scomparire del tutto a 1 anno di età. Il peso medio dei piccoli è solitamente di 230-450 gr, e sono lunghi, alla nascita, 18-21 cm. Per circa un mese, o un mese e mezzo, vengono allattati dalla madre, per essere poi svezzati. A circa 20-21 mesi lasciano la madre e conducono vita autonoma.
La IUCN tende sempre più, in collaborazione con il Wwf, a mantenere almeno stabile l’attuale popolazione, con la creazione di apposite aree protette e, il divieto di caccia.
Scheda a cura di Giuliano Russini >>>