Tipologia: Parco Naturale Regionale, istituito con L.R. 28 aprile 1994, n. 15.
Regione: Marche
Provincia: Pesaro-Urbino
Situato nel cuore del Montefeltro (al confine tra Marche e Toscana), il Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello ricade nei Comuni di Carpegna, Frontino, Montecopiolo, Pian di Meleto, Pennabilli e Pietrarubbia nella provincia di Pesaro-Urbino; è situato nella zona più settentrionale dell'Appennino Umbro-Marchigiano, in un'area delimitata dai fiumi Marecchia a nord-ovest, Conca a nord-est e Foglia a sud. Il Parco occupa una superficie di 4.847 ettari e comprende due rilievi montuosi ben distinti: Monte Carpegna a nord-est (1.415 m), Sasso Simone (1.204 m) e Sasso Simoncello (1.221 m) a sud-ovest. Questi singolari rilievi rocciosi squadrati, con pareti verticali e pianori sommitali, risalgono al Miocene inferiore-medio (circa 18 milioni di anni fa) e sono costituiti da calcari organogeni, ricchi di fossili, interi o in frammenti, di ostriche, pettinidi, echinidi o ricci di mare e alghe coralline. L'elemento morfologico piú significativo dell'area è rappresentato dal netto contrasto tra gli affioramenti calcarei, che formano i principali rilievi, e quelli a prevalente componente argillosa, che danno luogo a un paesaggio dolce e collinare. Ma il cuore verde del Parco nasconde anche la storia della Città del Sasso, edificata da Cosimo I dei Medici a metà del XVI secolo.
Veduta aerea del Sasso Simone e Simoncello (foto www.camperweb.it)
La presenza dell’uomo sui Sassi Simone e Simoncello risale all’età del bronzo, attorno al 1000 a.C., come testimoniano alcuni interessanti reperti ora conservati nel museo di Sarsina.
Furono probabilmente rifugio per le popolazioni durante le incursioni longobarde e bizantine, ma l’asprezza del clima non rese facile uno stabile insediamento dell’uomo. La posizione strategica del sito, fu la principale causa dei successivi insediamenti umani nella zona del Sasso Simone; i Benedettini nel XII secolo, i Malatesta nel XV ed i Medici alla fine del XVI. Ai primi si deve la costruzione di un’abbazia dedicata a Sant’Angelo, una cappella di epoca longobarda (San Michele Arcangelo-Sant’Angelo era il protettore dei longobardi). Nuovo e ultimo tentativo di ripopolamento fu messo in atto da Cosimo I nel 1566, ripercorrendo un obiettivo politico e strategico di Malatesta Novello, signore di Cesena e Sestino. Il duca de’ Medici era già stato al governo di buona parte del Montefeltro intorno al 1520 e, nella politica di riorganizzazione del territorio, la costruzione di una città-fortezza era un valido baluardo per il raggiungimento del mare Adriatico. Questa città-fortezza sorse con criteri urbanistici tardo-rinascimentali; contava circa 50 case di uguali dimensioni compresa la residenza del capitano, il tribunale, le prigioni e una cappella in aggiunta alla vecchia chiesa. Erano presenti casematte, depositi d’armi e munizioni, un forno, una fucina, una buca di fusione, un portico per il mercato settimanale e due porte d'accesso. Diverse strade collegavano il Sasso con i castelli vicini, e una "maestra" selciata, comunicava direttamente con Firenze. L'idea strategico-militare di creare una città-fortezza sul Sasso crollò quando il peggioramento climatico rese pressoché impossibile la vita a quote così elevate. Nel 1627 la fortezza contava 46 abitanti e cinquant'anni dopo, ormai deserta, fu disarmata.
Percorrendo i sentieri del Parco del Sasso Simone e Simoncello ci si accorge dell'estrema diversificazione della vegetazione presente. L'area intorno ai due Sassi è occupata da un bosco a dominanza di cerro, esteso più di 800 ettari, carpino bianco e nero, aceri, frassino, sorbo montano e domestico. Sono presenti boschi a nocciolo e acero sul Monte Carpegna e a est del Sasso Simone. Nel sottobosco crescono numerose specie erbacee tipicamente forestali come il baccaro comune, mentre sui margini della foresta prospera il fiordaliso montano, specie altrove rara. Nei boschi posti alle quote superiori ai 1.000 m, dove il clima è più fresco, compare predominante il faggio, accompagnato dall’acero di monte e talora dal tasso, dall’acero riccio, dal maggiociondolo alpino e dall'agrifoglio. Sul versante orientale del Monte Carpegna è stato realizzato, nella prima metà del XX secolo, un rimboschimento, utilizzando soprattutto pino nero; questo bosco, benché artificiale, possiede un suo valore estetico ed ambientale, includendo nei tratti non troppo folti varie essenze arboree ed erbacee della flora spontanea. I pascoli del Monte Carpegna, posti a quote intorno ai 1200 - 1400 m derivano da antichi tagli del bosco di faggi e probabilmente d’abeti; all’inizio della primavera il verde di questi prati si tinge del colore del croco, a cui seguono variopinte orchidee e da ultimo il colchico, alla fine dell’estate.
Il Parco è dimora di numerose specie di animali selvatici (lupo, volpe, tasso, donnola, fain, puzzola). Tra gli ungulati, troviamo il capriolo, il daino e il cinghiale. Tra i mammiferi più piccoli, sono frequenti lo scoiattolo, il topo selvatico, il toporagno, l’arvicola, il moscardino, il ghiro, la talpa comune ed il riccio. Anche l’istrice, il più grande roditore della fauna italiana, abita il territorio del Parco Naturale così come la lepre e diverse specie di chirotteri. Tra gli anfibi, possiamo annoverare il tritone crestato e quello punteggiato, la rana rossa e la rana verde, la raganella ed il rospo comune che si possono incontrare negli stagni effimeri e negli abbeveratoi nei pressi dei pascoli, mentre il geotritone predilige anfratti umidi e freschi. Al di fuori del Parco, ma comunque in prossimità del Sasso Simoncello, è stata osservata anche la Salamandra pezzata. Tra i rettili, la vipera comune, il biacco, il saettone, la biscia dal collare, la lucertola muraiola e campestre, il ramarro, la luscengola e l’orbettino. Molti i rapaci: lo sparviere, l’astore, il gheppio, la poiana, l’aquila reale, il falco pellegrino, il lanario, il biancone, il lodolaio, il falco pecchiaiolo, l’albanella il barbagianni, il gufo comune, l'allocco e la civetta, e di passaggio o durante il periodo invernale, troviamo il falco di palude e l’albanella reale. La sera sono presenti numerosi rapaci notturni come il Barbagianni e la Civetta.
Il Simoncello, uno dei due sassi cuore del Parco (foto www.camperweb.it)
Le visite accompagnate da Guide del Parco si svolgono soprattutto nel periodo estivo, mentre durante tutto l'anno funziona un servizio di Guide per gruppi organizzati o per le scolaresche. È possibile scoprire il Parco naturale del Sasso Simone e Simoncello a piedi, a cavallo o in mountain bike.
- Pietrarubbia: Centro visitatori
- Giardino botanico di San Silvestro
- Calvillano di Montecopiolo: Centro di educazione ambientale
- San Sisto-Pian di Meleto: Laboratorio scientifico e Museo del fungo
- Pian dei Prati: Parco faunistico
Come arrivare:
Le stazioni ferroviarie più vicine sono Rimini, Pesaro, Riccione e Cattolica.
In automobile, da sud: autostrada A14 Bologna-Taranto, uscita Pesaro quindi proseguire per Montecchio e con la SP Fogliense, Pietrarubbia, Carpegna; da nord: autostrada A14 Bologna-Taranto, uscita Rimini Nord quindi procedere fino a Santarcangelo di Romagna/Ponte Verucchio e imboccare la SS 258 per Marecchiese, Ponte Messa, Pennabilli, da Nord-Est: autostrada A14 Bologna-Taranto, uscita Rimini Sud quindi proseguire per Marecchiese, San Leo, Villagrande di Montecopiolo, da Nord–Ovest: E45 uscita San Sepolcro e SS 258 Marecchiese, Ponte Messa, Pennabilli, da Sud-Ovest: E45 uscita S. Giustino e SS 73 bis fino a S. Angelo in Vado quindi proseguire con la SP per Pian di Meleto, Frontino.
Gestione:
Ente Parco Naturale del Sasso Simone e Simoncello
Via Rio Maggio
61021 Carpegna (PU)
Tel. 0722 770073
Sito web: www.parcosimone.it
a cura di Nelli Elena