Storia del Podenco Andaluso - Podenco Andaluz
Atlante delle razze di Cani

Origine e classificazione

Origine: Spagna.
Classificazione F.C.I.: RAZZA NON RICONOSCIUTA FCI
Gruppo 5 - Cani tipo Spitz e primitivo
Sezione 7 – Tipo Primitivo – Cani da caccia
Senza prova di lavoro
Data di pubblicazione dello Standard di razza: marzo 1992

Storia della razza

Storia dei Podenco nel Bacino del Mediterraneo.
Sebbene l’origine dei Podenco si perda nella notte dei tempi, non è stato chiarito ancora che la storia è intimamente legata alla conca del Mediterraneo formando parte indissolubile della caccia, specialmente nel binomio Podenco-coniglio. Questa tessitura trova conferma magistrale nel caso del Podenco Andaluso di D. Manuel C. Jaren Nebot, grande studioso e conoscitore delle razze autoctone andaluse, che nella sua monografia: “Podenco Andaluso…Il Re umile”, ci offre un profondo studio della storia della razza.
Di seguito riportiamo le sue parole: (Tratto dalla rivista Todo Perros, n. 21, 1996).

Un po' di storia
Poche volte nel corso della storia gli abitanti della Penisola Iberica hanno avuto tempo per pensare alle nostre radici. Tanti popoli, culture e civilizzazioni hanno preso posto nelle nostre terre e latitudini, che i nostri nonni , tra battaglie e colonizzazioni non prestarono attenzione ai loro antenati.
Poco a poco, e con il passare dei secoli, le primitive culture celtiche, iberiche e tartare si fusero con un'ingente mescolanza di razze che in poco tempo, e a volte con sforzo e a volte con gloria, forgiarono la nostra amata Spagna. A causa del grande vigore culturale ibrido dal quale proveniamo possiamo vantarci per la (nostra) varietà e a volte per la (nostra) unità. Però, che ne è della nostra primitiva Iberia? E' rimasto qualcosa nel nostro territorio che non sia stato importato da un'altra città? Cosa ci unisce con i nostri avi e cosa ci unisce ai popoli? Cosa fa sì che un popolo non perda la propria identità?
E’ chiaro, le tradizioni. Un popolo senza tradizioni non è nulla.
In Spagna, le tradizioni sono innumerevoli. Molte risalgono ad epoca recente e altre si perdono nella notte dei tempi. Esistono nel nostro paese due tradizioni culturali senza le quali la nostra storia non sarebbe uguale. Da un lato la tauromachia, dall’altro la caccia. I primi libri in lingua castigliana sono dedicati alla caccia e la ripercussione che l’esercizio venatorio ha avuto nella nostra storia è stato fondamentale. Non esiste alcuna zona del nostro paese che non possiede connotazioni proprie in materia cinegetica e questo è qualcosa che s’immerge nella stessa intima natura come specie.
Già nel Paleolitico, la nostra penisola era abitata da esseri umani.
Caverne, come quelle di Altamira, Il Castello e La Pasiega, nel Paleolitico superiore, e la Vieja en Alpera, Minatela ad Albacete e Cogull a Lerida, nel Mesolitico, riflettono (al termine delle glaciazioni, nel periodo Wurm IV, 9000 anni a.c.) scene di arte rupestre nelle quali la caccia è qualcosa di primordiale e fondamentale, come non poteva essere in altra maniera. Non sono chiare le origini filogenetiche del cane, alcuni autori suggeriscono una discendenza lupoide, altri teorizzano sull’evoluzione dagli sciacalli, e molti opinano che è meglio non avventurarsi in affermazioni difficili da dimostrare. Delgado Bermelo y cols, nella sua opera “Classificazione funzionale delle razze canine - Miglioramento genetico canino”, considera il cane tipo Podenco nel gruppo dei graioidi, dai quali derivano da un lato i levrieri spagnoli, i Galgo, e dall’altro i Podenco. Quasi tutti concordano che nel Paleolitico inizia la cooperazione tra uomo e cane.
Evidentemente, i cani primitivi che si unirono all’uomo dovettero essere autosufficienti e capaci di sostentarsi da soli. Da allora nei primissimi albori della cooperazione tra l’uomo ed il cane, le rappresentazioni dell’arte rupestre della nostra penisola ci mostrano dei canidi molto simili a quelli raffigurati nelle grotte nordafricane come quella di Tassali-n-Ajier nel Sahara Occidentale. Alcuni autori e archeologi interpretano questi canidi come lupi. Tuttavia, aspetti come le proporzioni delle orecchie, conformazione della cassa toracica, forma della coda e struttura generale di questi animali, fanno pensare che non sono lupi. Sono animali che da sempre sono stati qui molto vicino a noi, questi animali sono i Podencos!
Il cane Podenco primitivo si evolse, con il passare del tempo, in diverse razze. Alcune come il Cirneco dell’Etna, il Basenji o il Canaan dog si consolidarono vincolati filogeneticamente ai cani del Mediterraneo occidentale. Tuttavia, la vera culla e santuario del Podenco continua ad essere nello stesso posto: la Penisola Iberica. Quattro zone differenti produssero famiglie (nuclei razziali) di cani Podenco differenziati. Tre di questi nuclei sono negli arcipelaghi, Canarie, Baleari e Azzorre. I Podenco Canario, Ibicenco e Azoriano sono razze endemiche di queste terre. L’esistenza delle razze differenziate negli arcipelaghi prossimi alla penisola ha una facile spiegazione. Originariamente queste isole non erano abitate e il cane come specie non esisteva in esse. Oltre ad essere introdotti dall’uomo, i Podenco, per processo di isolamento, o derivazione genetica, selezione, consanguineità, cominciarono a manifestare differenze tanto morfologiche che funzionali e consolidarono fin da allora il patrimonio genetico esistente in razze con caratteristiche proprie. Nella penisola, con il passare del tempo, i Podenco rimasero costituiti in due grandi nuclei, da un lato, i Podenco portoghesi, per l’altro il protagonista di questo lavoro, il Podenco Andaluso.

E’ straordinaria la gran somiglianza che i Podenco Andaluso attuali hanno con i cani rappresentati nelle pitture rupestri.
Perché si sono evoluti così poco in diecimila anni? Cercheremo di dare una risposta. Come abbiamo visto, l’area di origine del Podenco si collega alle zone di clima tipicamente Mediterraneo. Il clima Mediterraneo si caratterizza per piogge scarse, estati molto calde e inverni freddi.

Non è raro che nelle zone interne dell’Andalusia, si passa da quarantacinque gradi in estate a vari gradi sotto lo zero in inverno. La vegetazione che esiste in queste zone si è adattata a questo ambiente ostile al quale si deve sommare una mancanza totale di precipitazioni nei mesi estivi.
Le piante hanno sviluppato strutture di difesa come spine, foglie coriacee e gambi duri e forti.
E’ in questo terreno che i Podencos Andalusi si sviluppano. Chiunque abbia visitato le terribili densità delle macchie, cespugli spinosi, coscojas (piante arboree) e ginestre spinose che esistono nella Sierra Morena, saprà fino a che punto devono essere resistenti gli animali che si azzardano a cacciare lì.
Tutto nel Podenco è per la caccia, la sua anatomia, il suo carattere, la sua psicologia e il suo movimento non ha ragione se non per cacciare e per cacciare nelle nostre latitudini. E’ per questo che non si è evoluto; perché non è necessario; perché qui è insuperabile, è il Re.

Il Podenco nella letteratura

Nel nostro Paese, la letteratura venatoria è di una ricchezza ineguagliabile. Diversi autori nel corso della storia hanno concordato nell’ eleggere il Podenco quale forma assolutamente giusta, perché tutti quelli che l’hanno visto lavorare non potevano che asserire l’incommensurabile superiorità dei nostri Podencos in confronto alle altre razze canine.
Correva il secolo XV quando la famiglia Hurtado de Mendoza scrive al Re di Castiglia in occasione della spedizione di uno dei suoi regali in ossequio ai grandi appoggi che la citata famiglia ricevette dalla corona.. La famiglia degli Hurdado de Mendoza appartenevano al ramo secondo della “casa del infantado”, ed erano proprietari di grandi estensioni di terre e di numerosi capi di bestiame. In quanto nobili, erano assidui nell’esercizio venatorio e possedevano un magnifiche scuderie e una grande muta con una buon quantitativo di Podenco, Levrieri e Alani.
...“Il Signore ve ne inviò tre, due Podencos e una Podenca…è la migliore casta che ci sia e assicuro che non si può migliorare”
I Podencos a pelo duro degli Hurtado furono molto amati dalla corte e i suoi discendenti si accoppiarono con i migliori cani di proprietà dei monarchi di Castiglia durante molti anni.
Nel 1644 (secolo XVII) Alonso Martìnez del Espìnar nella sua opera “Arte de Ballestreria y Monterìa” descrive il Podenco come uno dei cani più diffusi e apprezzati dai cacciatori dell’epoca, sebbene sia verità che nel Secolo XVII i nobili preferivano i cani da mostra e la maggior parte della bibliografia dell’epoca è dedicata quasi esclusivamente ai Bracchi da riporto e ai cani da punta. Il Podenco dovette convertirsi nel cane del popolo. L’assoluta autosufficienza del Podenco per la caccia minore le fece grande alleato dei contadini con poche risorse, per i quali la caccia non era uno sport, ma un modo di sussistenza.
Durante il secolo XVIII continuò la tendenza a scrivere opere letterarie dedicate alla caccia. La nobiltà dedita alle lettere e chiaramente influenzata dallo snobismo straniero, iniziò un allontanamento qualitativo per riuscire ad ottenere maggiori privilegi sul popolo semplice. Cominciarono acuti e ingegnosi allontanamenti per rivendicare l’appartenenza, quasi per opera divina, al gruppo degli eletti.
Dice José Cadalso nel suo "Lettere moresche": …….."Chiedendo al mio amico cristiano che mi spiegasse che cosa fosse la nobiltà ereditaria, dopo avermi detto mille cose che non capì, e dopo avere riso con me delle molte cose che diceva essere molto rispettabili in tutto il mondo, concluse con queste voci, interrotte da altrettante cascate di risate: La nobiltà ereditaria è la vanità che ostento nel fatto che ottocento anni prima della mia nascita sia morto qualcuno che si chiamava come me e che fu un uomo di grandi meriti, sebbene io sia inutile".
Questo è il tipo di atmosfera che si respira nella società in un'epoca di grandi privilegi per la classe nobile e di grande sofferenza e carestia per la popolazione contadina che vedeva come, per poter sopravvivere, si facessero distribuire nelle ville le cosiddette "zuppe economiche", costituite da barbabietole, pane duro, grasso di maiale, sale e aceto e acqua in quantità. Venticinque libbre di questo preparato erano la razione per cinquanta persone.
Questa situazione si prolungò durante tutta la seconda metà del secolo XVIII e in Andalusia trascinò i contadini nella più profonda delle miserie. In questo contesto,
il Podenco, come animale praticamente autosufficiente, fu al fianco dei poveri come grande aiuto, poiché era sufficiente un solo cane por portare un po’ di carne di caccia al povero stomaco dei loro padroni.
Il secolo XIX non iniziò meglio per il popolo spagnolo, dato che in seguito alle carestie del diciottesimo, arrivò l’occupazione francese, con la conseguente continuità di mancanza di alimenti durante la guerra. Tuttavia, il Podenco rimase là, al fianco dei contadini.
Nell’anno 1864 è pubblicato a Madrid il “Tesoro dei cani da caccia – arte de conoscere le razze dei cani”. Questa opera recuperata fu ereditata da una società di cacciatori della quale non conosciamo né la sua sede, né la sua denominazione. Nei paragrafi dedicati ai Podenco, possiamo leggere: “Il Podenco deve essere molto leggero, comunque non tanto come il Galgo e deve avere la testa ampia, l’occhio acuto, le orecchie come il lupo, dritte, coda bizzarra e molto folta di pelo nella parte inferiore. Questo cane è molto scaltro e sottile ed ha un olfatto eccellente per le tracce: uccide i conigli ed i cinghiali e caccia la lepre anche di notte, cosa che non fanno i Galgo, perché non sono tanto di vento come di traccia. Generalmente si impiega il Podenco per ogni sorta di battuta e per addestrarli basta portarli a caccia”.
Nei gruppi di caccia di Podencos, chiamati mute, esistono dei cani la cui unica funzione è quella portare via le prede dagli altri cani al cacciatore. Questi cani specialisti ricevono la denominazione di “Quitaores” ovvero “toglitore/recuperatore”. Molti autori hanno considerato questi Podencos come grandi Podencos. Nell’opera citata in precedenza si definisce il Quitaor come segue:
…“ nelle battute di caccia al coniglio si nomina un cane misto di Podenco e Alano, che può considerarsi come capo-branco della muta, nome con il quale i cacciatori designano il complesso di tutti i cani. In genere il Quitaor non caccia, ma osserva gli altri cani per impossessarsi delle prede che gli altri prendono, prima che le dilanino e se le mangino, per portarle al padrone”.
Dunque questa definizione può essere rivelatrice, certo è che nei tempi più recenti la funzione del Quitaor passò ad essere svolta dai Podencos di taglia grande. Da un lato, per mancanza di Alani, che rese impossibile questo incrocio e per l’altro per l’assoluta maggiore capacità dei Podencos nello svolgere questo lavoro. Tuttavia, il Quitaor non solo operava nelle piccole mute, ma il suo campo d’azione si estendeva a quello dei levrieri spagnoli per la caccia della lepre. I celebri Podencos “Companeros” (sinonimo dell’attuale Podenco Andaluso di taglia grande), erano e sono autentici specialisti, nelle terre di Campana, Carmona, dove si hanno estese zone di cereali nei quali abitano brave lepri. Una corsa qualsiasi di Galgos può facilmente allontanarsi dal cacciatore vari chilometri e l’aiuto del Quitaor per prendere la lepre ai Galgos e portarla al cacciatore è inestimabile. Già abbiamo annotato che la ragione di essere del Podenco è la caccia. Uno dei maggiori cacciatori della nostra letteratura è Antonio Corvasì. Nei suoi numerosi saggi menziona il Podenco come il miglior cane del mondo per l’esercizio venatorio.
…“Il Re dei cani della Caccia è sempre e sarà sempre nella Caccia Maggiore il Podenco. Coraggioso nel combattimento, instancabile per la fatica, duro, obbediente e agile e svelto come uno scoiattolo, nobile e leale per il suo animo; riunisce tutte le buone condizioni di magnifico cane di caccia maggiore”. La maggior parte degli autori antichi, quando definiscono il Podenco, non fanno distinzioni in quanto a gruppi razziali precisi. Nell’anno 1898 quando si pubblicò il primo lavoro che catalogò i Podencos della penisola e che alla fine gettò le basi teoriche della razza che oggi conosciamo come Podenco Andaluso, l’autore, Manuel Rodrìguez “Lupus” esperto cacciatore e buono zootecnico tramandò ai posteri il suo eccezionale lavoro, in ultimo uno dei più importanti in relazione al Podenco Andaluso.

Il cane Podenco Andaluz nel panorama delle razze autoctone spagnole

Parlare di Podenco Andaluz nella cinofilia spagnola porta con sé grandi paradossi e contraddizioni. Da un lato, abbiamo che è la razza più numerosa tra le nostre, annoverando solo in Andalusia una popolazione superiore alla somma del resto delle razze autoctone, è stata una delle ultime razze ad ottenere il riconoscimento ufficiale, mantenendosi in uno stato indefinito fino ad appena un anno fa; dall’altro, essendo la più comune delle razze, è a sua volta sconosciuta, “razza quasi senza storia e dimenticata”, tale e come afferma Aarazà Ortiz nella sua opera “Canicultura” (1963), che non ha avuto profondi studi tecnici e scientifici fin dall’inizio degli anni Ottanta e soprattutto Novanta. Questa situazione è evoluta in senso corretto per la conservazione della totalità degli effettivi nel suo massimo stato funzionale, al margine delle mode e snobismi superflui dove la funzionalità, adattabilità e rusticità sono stati i criteri imposti da una generazione all’altra dall’uomo di campagna e dalla selezione naturale. Fu in seguito al I Convegno delle Razze Canine Spagnole nel 1982 che si stabilirono le basi dei primi studi di biometria sulla razza e, a partire dal seguente Simposio, nel 1992, prese corpo il Podenco Andaluz come razza ufficialmente riconosciuta, contando su una associazione di allevatori ufficialmente riconosciuta, il Club Nazionale del Podenco Andaluso; un Patrocinio della razza riconosciuto (frutto di questo Simposio) e un Libro Genealogico, i cui registri sono stati inclusi nel Libro di Origini Spagnolo (L.O.E.) della Real Sociedad Central de Formento de Razas Canina di Spagna. Da allora, si delineò ufficialmente la razza considerando dentro di essa tre taglie o misure diverse. Taglia Grande , Taglia Media e Taglia Piccola e per di più tre tipi di pelo distinti, come sono il pelo raso, pelo duro e pelo lungo. Da qui deduciamo che, per la combinazione delle diverse taglie con la varietà di pelo, l’esistenza di nove entità distinte all’interno della razza Podenco Andaluso.

Una razza antica con un'origine sconosciuta

Qualche razza evoca maggiore arcaicità quanto più evidenti siano le tracce, gli indizi, che la avvicinano alle origini delle prime associazioni cane-uomo, avvenute nella preistoria.
Oggigiorno si può tentare un’approssimazione di come avvenne tale associazione perché, da una parte si conoscono gli habitus opportunisti delle specie canine attuali che si avvicinano alle popolazioni umane alla ricerca di resti di cibo e dall’altra, l’uomo dovette conoscere dall’antichità le abilità per la caccia di questi carnivori e più tardi il suo senso della custodia del territorio. Ambedue le specie poterono formare una simbiosi perfetta per l’ottenimento di proteine animali e ciò attraverso la predazione.
Questo mutuo sodalizio è nato per caratteri etologici comuni in ambedue le specie, il costituire gruppi sociali con un certo senso della gerarchia, così come diverse regole comportamentali legate alla sua sociologia. In questo modo, si avviò la convivenza tra il cane silvestre e l’uomo, essendo il secondo ad occupare il più alto ramo gerarchico.
L’uomo, in quel periodo non aveva bisogno di un cane esotico (inconsueto), informe o come le più recenti razze di cani, fino al cane atletico, resistente e forte, bensì di un ausiliare pratico, modellato per essere un buon cacciatore, un canide che, come l’uomo, fu modellato nell’evoluzione nell’arco di milioni di anni.
Il significato ancestrale in questa razza lo possiamo trovare con un semplice studio della sua morfologia e fisiologia più palese dei suoi canoni comportamentali. In quanto alla morfologia risaltò evidente primariamente il suo aspetto primitivo, poco artificiale e artificioso, bensì tutto il contrario, di tipo ambientale legato alla storia dei queste terre, forgiato da madre natura. Prova di questo è la grande impressione genetica che questa razza lascia nel suo incrocio con altre popolazioni, giacché i suoi caratteri e ereditarietà sono dominanti, attingendo in ogni momento ad altri genotipi. In secondo luogo delle sue caratteristiche fisiologiche risaltano la straordinaria capacità d’adattamento che presenta in ogni tipo d’ambiente, gran versatilità funzionale, facilità di riproduzione, resistenza alle diverse situazioni climatiche, accettazione di qualsiasi tipo di dieta, parca o abbondante, scarsa patologia, etc. per ultimo e questo e dal punto di vista etologico e cinegetico, rimandano a straordinarie attitudini per la caccia in tutta la fauna venatoria, dall’intrepido coniglio all’agguerrito cinghiale, essendo insostituibile in questo impiego, nonostante le mode. In alcune scene di caccia, infatti, manifesta con l’uomo una collaborazione perfetta per esempio, quando il cane intercetta un coniglio nascosto in un lentisco, occupa la posizione diametralmente opposta al cacciatore, in modo tale che il coniglio esce dal lato di quest’ultimo, il che fa pensare ad una strategia cosciente di collaborazione con l’uomo. Nella stessa maniera possiamo anche osservare nella caccia nel gruppo dove ciascuno pare sapere la funzione che gli corrisponde attuando una squadra anche senza aver mai cacciato insieme prima.
Tutte queste caratteristiche sono frutto del suo arcaismo, della sua grande similitudine ai cani primitivi, i primi cani dove la selezione era permanente e molto rigorosa, perchè la motivazione per l’uomo era meramente funzionale,così e come è accaduto nei tempi recenti, impoveriti storicamente ed economicamente. I cuccioli che non corrispondono alle esigenze per le quali si allevano, sono sacrificati immediatamente, evitando di alimentare bocche inutili, il che viene a confermare in questa razza che è stata molto poco mistificata dall’antichità.

Situazione attuale e struttura della razza

La razza Podenco Andaluz, come tale, è stata riconosciuta dalla Real Sociedad Central de Razas Canina de España con data del 29 marzo 1992 con l’approvazione del Patrocinio. Questo Patrocinio della razza probabilmente è il primo che è stato avvallato da un gruppo di studio sulla morfologia del cane dell’Università spagnola ed è frutto di alcuni lavori presentati per la prima volta in un foro scientifico durante il II Simposio sulle Razze Canine Spagnole realizzato a Cordoba nel marzo 1992.
Adesso è una razza totalmente consolidata nel nostro Paese essendo supportata da grandi pilastri quali il Patrocinio della Razza sopramenzionato, la gestione del Libro Genealogico e l’esistenza di un’associazione di allevatori, il Club Nazionale del Podenco Andaluso, addetto alla conservazione, tutela e miglioramento della razza.
Ufficialmente nel libro genealogico si trovano definiti tre taglie distinte e tre varietà di pelo diverse. Se consideriamo, secondo i registri dei libri genealogici, l’isolamento riproduttivo delle distinte taglie e varietà di pelo, emergono nove possibilità diverse, vale a dire, si costituiscono nove gruppi diversi che possono riprodurre fra se stessi, ma non tra l’uno e l’altro.

Pertanto, partendo da queste condizioni facciamo una presentazione di ciascuno di essi dal punto di vista della conservazione, distinguendo quei gruppi principali da dove si può intraprendere un lavoro di miglioramento genetico e quelli minoritari per i quali si può fare una politica di mantenimento di variabilità genetica per la sua conservazione.
Se suddividiamo il Podenco Andaluso per dimensioni , la Taglia Grande rappresenta approssimativamente il 34 % della popolazione totale, animali questi, dedicati in gran parte alla caccia maggiore in muta (insieme di cani) e in misura minore alla funzione di “quitaores”; invece quelli di Taglia Media è l’insieme più numeroso e più diffuso, dalle pianure alle catene montuose, dalle paludi ai monti, raggiungendo il 53 % del totale. Per ultimo il gruppo meno numeroso è la Taglia Piccola, rappresentando il 13 % del totale della razza. Questi ultimi si impiegano fondamentalmente nella caccia del coniglio su terreno con vegetazione abbondante, gran densità di macchia, dove la sua dimensione risulta essere la più efficace della razza per queste attività.
Rispetto alle varietà, secondo il tipo di pelo, osserviamo che il Pelo Raso o Liscio è la varietà più abbondante, con approssimatamene il 52% del totale, seguita dal Pelo Duro o Cerdeño con un 43 % di esemplari iscritti e un 5 % gli esemplari a Pelo Lungo o Sedeño. Tradizionalmente, molti degli autori che hanno trattato la razza opinavano che i cani di pelo duro e lungo avevano più udito, più vista, essendo anche più forti e resistenti ai terreni impervi , nella boscaglia , nei luoghi chiusi, etc., mentre gli altri a pelo liscio e corto erano cani più rapidi e leggeri, più resistenti alla mancanza d’acqua e si valorizzavano meglio in pianura. Sebbene noi teniamo in considerazione il fatto che il tipo di pelo è un carattere che ha relazione con il mezzo e l’orografía dove il cane caccia (campagna, bosco, montagna.), non esiste una equivalenza diretta con l’attitudine del cane, ovvero propensione alla caccia, velocità, resistenza fisica e così via. Quindi possiamo affermare che i caratteri come Pelo Raso (associato a terreni piani, campagne, alte temperature, siccità, Pelo Duro (associato a monti, arbusti, asperità) e Pelo Lungo (associato a zone alte della sierra, a temperature basse, etc.), siano soltanto adattamenti al terreno e clima, senza nessuna ripercussione funzionale.

Podenco Andaluso Bizzarro, Podenco Andaluso a pelo raso (foto http://podencalia.blogspot.com)

Podenco Andaluso a pelo raso Podenco Andaluso a pelo raso (foto http://podencalia.blogspot.com)

La struttura del Libro Genealogico viene esposta di seguito:

Taglia Grande
Pelo Duro (o Cerdeño)
Pelo Lungo (o Sedeño)
Pelo Raso (o Liso)

Taglia Media
Pelo Duro (o Cerdeño)
Pelo Lungo (o Sedeño)
Pelo Raso (o Liso)

Taglia Piccola
Pelo Duro (o Cerdeño)
Pelo Lungo (o Sedeño)
Pelo Raso (o Liso)

Podenco Andaluso di Taglia Grande

Analizzando questo insieme osserviamo come la proporzione maschi/femmine presenti in questa taglia è a vantaggio dei primi, superando il 60 % de il numero degli iscritti, mentre le seconde non raggiungono il restante 40 %. Adesso se analizziamo ciò dal punto di vista funzionale stimiamo che per i Podenco andalusi di taglia grande la proporzione di sessi varia a seconda del tipo di pelo, e ciò è dovuto al fatto che le varietà a pelo duro e a pelo lungo sono dedicate fondamentalmente alle cacce come cani da muta nelle catene montuose dell’Andalusia, mentre quelle a pelo raso continuano procedendo con le funzioni di “quitaores” nelle campagne accompagnando i Galgo nella corsa all’inseguimento della lepre. Nel primo caso incontriamo una proporzione maschi/femmine superiore a 1.5/1 (mute costituite fondamentalmente da maschi), poichè questi cani sono utilizzati per la caccia maggiore per il cervo o il cinghiale, essendo richiesti per queste prede grande ardore, bravura, forza, coraggio e impudenza, qualità che sono più proprie del maschio. Le femmine, da parte loro, sono impiegate in misura minore a dare la caccia, riservando loro principalmente il ruolo dell’allevamento dei cuccioli.
In secondo luogo, considerando la varietà del pelo raso (liscio), essa si trova circoscritta sostanzialmente nelle funzioni concernenti il Quitaor e in questo lavoro, benché si preferisca il maschio, non c’è dubbio che le femmine risolvono perfettamente questo compito davanti ai galgos (levrieri spagnoli), perciò scopriamo registrati in ambedue i sessi il 50 % degli effettivi (relazione 1/1).
Dall’altro lato possiamo parlare inoltre della proporzione delle tre varietà di pelo registrate in questa taglia, essendo la somma dell’incidenza del pelo duro e del pelo lungo superiore al 90 % degli animali, mantenendo quindi il pelo raso con una frequenza anche maggiore del 6 %. Queste percentuali sono conseguenza della principale utilizzazione della taglia nella caccia maggiore, essendo il suo uso come Quitaores (o per cacciare alla mano anche se meno frequente). Pertanto nella caccia maggiore, che viene praticata su terreni ricchi di sottobosco e arbusti, i cani che si adattano meglio sono quelli che presentano questo tipo di pelo duro e lungo, che li protegge meglio dalle spine, i graffi, etc. mentre quelli de Pelo raso normalmente si trovano in zone di campagna o in altre regioni dove la vegetazione è scarsa.
In quanto alla diffusione dei mantelli , abbiamo osservato che il mantello bianco è il più abbondante in questa taglia, essendo quasi esclusiva per i cani da caccia maggiore, perché si distinguono molto bene nel paesaggio dei boschi e del monte, sebbene in alcuni esemplari ci sia la presenza di cannella, principalmente sulla testa, intorno agli occhi, e qualsiasi altra grande macchia di colore sui fianchi o sul dorso. Al contrario, i cani dedicati alla caccia minore presentano quasi sempre mantello cannella, nelle sue distinte tonalità, lasciando il bianco relegato a caratteristiche complementari del mantello quali sono le macchie, le stelle, sulla testa, lista sul petto o le balzane alle estremità.

Podenco Andaluso di Taglia Media

Questa taglia è la più numerosa perché la più versatile e adattabile, poiché la sua dimensione media gli permette di intraprendere qualsiasi tipo di compito cinegetico, potendo disimpegnarsi anche sui terreni della taglia piccola e taglia grande.
Ciò lo ha portato ad essere il cane più comune, il più versatile per il cacciatore, perché lo si può impiegare tanto sul coniglio che sulla pernice, sulla lepre e sul germano.
In questa taglia, contrariamente a ciò che succede nella Taglia Grande, la proporzione maschio/femmina sembra essersi invertita perché i maschi rapprendano un terzo del totale della popolazione (33%), mentre quelli delle femmine rappresentano i due terzi (66%) dei registrati. Questo può spiegarsi perché benché sia la più versatile, è dedita fondamentalmente alla caccia minore, soprattutto al coniglio e per questo motivo il sesso non risulta un fattore limitante dal punto di vista funzionale, giacché non è richiesta una gran estensione per inseguire la preda come occorre invece con la Taglia Grande di fronte ai cinghiali o al cervo.
Per di più possiamo distinguere che in questo tipo di attività risulta più facile la gestione di una femmina che di un maschio, perché esistono maschi che “ricordano” una femmina in calore durante la battuta di caccia e abbandonano il loro compito, oppure se vari maschi cacciano assieme, si danno fastidio, si litigano, risultando sconsigliabile utilizzarne più di uno nel gruppo di caccia.
Tuttavia questo problema nel Podenco Andaluso non è tanto accentuato come nei suoi parenti più stretti..
Inoltre,dobbiamo tenere di conto che al contrario di ciò che succede con la Taglia Grande, dove frequentemente la muta è formata da un numeroso gruppo di esemplari, nel caso della caccia minore il proprietario del Podenco Andaluso di taglia media, mantiene solo tre o quattro animali, essendo più interessante per lui disporre di un maggior numero di femmine per la possibilità di allevamento che ciò permette.
In quanto alla distribuzione e alla diffusione del pelo, osserviamo chiaramente come abbonda il pelo raso, rappresentando quasi i tre quarti di tutti i registrati, poiché la maggioranza degli animali cacciano in pianura e in zone con scarsa vegetazione, dove questa non è di grande ostacolo.
Inoltre queste zone coincidono con luoghi caratterizzati da alte temperature e questo pelo rende tali animali più adatti, in quanto sopportano meglio il calore e pertanto si dimostrano più resistenti alla siccità; mentre la quarta parte rimanente è costituita dalle varietà a pelo duro e/o lungo, alle quali appartengono quegli animali che si sviluppano nelle zone di sierra con vegetazione rigogliosa e con temperature più basse.
Rispetto ai mantelli rappresentati dagli animali appartenenti a questa taglia, la stragrande maggioranza è cannella, dalla tonalità più chiara al cannella acceso, essendo poco frequenti gli esemplari con mantello bianco. Inoltre si distingue una piccola proporzione di manto bicolore, nella quale il bianco e il cannella si distribuiscono a grandi macchie.

Podenco Andaluso di Taglia Piccola

Il Podenco Andaluso di taglia piccola è il gruppo meno numeroso all’interno della razza e ciò è dovuto al fatto che è stato dedicato esclusivamente alla caccia del coniglio, in aree molto precise dove, per motivi di suolo e di vegetazione, risulta più risolutivo. In questo gruppo la proporzione maschi/femmine è la più squilibrata delle tre taglie, essendo favorevole alle femmine nella relazione di 4 a 1. Probabilmente per costituire una popolazione poco numerosa dove gli allevatori considerano più importante controllare e accaparrarsi la popolazione delle femmine.
Si è costretti ad alludere alla scarsa quantità di esemplari di pelo lungo esistenti in questa taglia.
Ciò può essere dovuto al fatto che è la varietà più rara all’interno della razza, essendo difficile accedere a loro, poiché le aree di diffusione naturale sono regioni molto piccole. Per quanto riguarda le altre due varietà stimiamo la gran proporzione di pelo raso o corto (85 %) a fronte di quella pelo duro che presenta una incidenza del 15 %. Le ragioni che spiegano queste incidenze coincidono con quelle spiegate nella Taglia Media. Rispetto al colore del mantello osserviamo che la maggior parte degli esemplari di questa taglia sono cannella monocolore nelle sue distinte tonalità, anche se si possono presentare particolarità di mantelli di pelo bianco (macchie, stelle, balzane, etc.), mentre quelle con il mantello bianco o bicolore e cannella sono scarsissimi.

Funzionalità

Come affermavamo precedentemente, la morfologia è strettamente legata alla funzione per cui, esaminando le capacità di questa razza, dobbiamo affermare che il Podenco Andaluso è eccezionalmente dotato per la caccia, realizzando perfettamente tutti i tipi di impiego, tanto nella caccia maggiore che nella caccia minore.

Caccia minore

All’interno della caccia minore è eccellente in quella sul pelo, risultando insostituibile nella caccia del coniglio dove mette alla prova tutte le sue qualità. Una volta localizzata la preda con un grande olfatto, la insegue aiutato dalla vista e dall’udito e spesso arriva a raggiungerla nella corsa riportandola al suo proprietario. Questo compito, molto caratteristico della taglia media e piccola di questa razza, può essere realizzato con un solo esemplare, in coppia o in gruppo, formando una muta. E’ senza dubbio la caccia del coniglio dove il Podenco Andaluso è un vero specialista, non essendo superato da nessun altra razza, grazie al suo particolare modo di cacciare dove un gruppo di cani batte il monte e, quando uno di essi scova la preda, gli altri agiscono molto “affiatati” (sapendo istintivamente ciascuno la propria funzione) circondando la macchia, i rovi o le pietraie per tagliare così la strada al coniglio, chiudere l’uscita naturale e/o via di fuga (evitando la possibile fuga) e mettendo la preda a tiro del cacciatore.
In questi casi possiamo differenziare distinte e voci o latrati che il Podenco Andaluso emette in relazione a una funzione o situazione durante la caccia.. Così possiamo distinguere il “ululato di chiamata” o “llamada de morada” che emette quando ha individuato il coniglio rintanato nel sua tana. Dall’altra parte quando la preda è stata individuata è caratteristico il “latrato” propriamente detto (latrato corto, buono e molto continuo). Infine il coniglio scompare dalla vista del Podenco Andaluso e la voce diviene diversa, un latrato ( “ladra”), è il “relatido” o “rallado” (latrati gravi e più lenti), voce propria dell’inseguimento sulla traccia della preda.
Si distingue anche nella caccia ai volatili, essendo principalmente usato nella caccia alla pernice e per la quaglia, dove in numerose occasioni fa una figura perfetta, come se si trattasse del migliore cane da riporto. Analogamente si utilizza nelle poste per il recupero del tordo, la tortora e il colombo. Si dimostra come un eccellente ausiliare perché realizza sempre un recupero perfetto, insuperabile, indipendentemente dal terreno dove se trova. Inoltre può essere utilizzato come cane da riporto di tutti i tipi di anatra nell’acqua, sia nelle paludi che negli acquitrini come nei fiumi.

"Quitaor" "Toglitore/Recuperatore (Lo specialista)

(Quitaor: Il cane che sottrae la preda agli altri cani che l’ hanno catturata e la riporta al padrone)
Un’altra utilità che presenta nella caccia minore è quella del “Quitaor”, sia nelle poste oppure accompagnando gli inseguimenti dei levrieri nella caccia della lepre. Questa funzione è svolta normalmente da un Podenco di Taglia Grande, ma senza scartare né la Taglia Media, né quella Piccola, giacché questo compito è richiesto al cane più forte, al più rispettato tra loro, al capo del gruppo e, se la muta è composta soltanto da esemplari della Taglia Media o Piccola, uno di loro si distingue sempre per questa funzione. Quando parliamo di caccia alla lepre con i levrieri spagnoli, l’unico “Quitaor” possibile è il Podenco Andaluso di Taglia Grande, perché un cane di tale portamento è quello che può imporsi ai levrieri spagnoli. Normalmente le prede sono rincorse da quattro o cinque Galgo ed è totalmente imprescindibile la presenza di uno di questi Podencos per evitare che i Galgo rechino danno alla preda, la sbranino e la divorino. In molte occasioni, il Quitaor con il solo ringhiare ai suoi compagni a lunga distanza ottiene che questi la abbandonino nelle sue mani. In caso contrario il Podenco Andaluso tenderà ad imporre il suo dominio, mostrando le sue armi, altresì affermandosi nello scontro.
Dall’altro lato, se approfondiamo la descrizione di questo lavoro, affermeremo che principalmente si incaricano di localizzare le prede, farle uscire dalla tana e procedere al loro inseguimento. Immediatamente si sciolgono i Galgo che corrono dietro la lepre fino a prenderla. Normalmente una corsa di Galgo si può allontanare vari chilometri, perdendosi alla vista dei galgueros, e ancora una volta l’aiuto del “Quitaor” è inestimabile. Se la lepre però scappa e si rifugia in qualche anfratto naturale, denominato in spagnolo “perdeero” o “encerraero” (covo, tana), il Podenco entra di nuovo in azione girando a scovare la preda per metterla a disposizione dei Galgo. Questa azione si ripete mille volte finché i Galgo catturano la lepre. In quel momento il Quitaor la prende e la consegna al suo padrone.
Di questo cane si afferma che è “di vento alto e che va diritto alle prede”, però se nel terreno dove noi ci troviamo esiste molta cacciagione, non ha tempo per scovare e seguire le prede, così si dedica esclusivamente a scovarle e a prenderle al resto dei compagni per poi consegnarle al suo proprietario.

Caccia maggiore

Nel parlare di caccia maggiore, dobbiamo riferirci obbligatoriamente alle cacce con muta, intendendo come tale un insieme di cani che, guidati da un podenquero, sono capaci di assolvere sul terreno la ricerca, l’alzata, inseguimento e la presa delle prede.
L’impegno, la sua attenzione, il modo di abbaiare correndo, l’ agilità nei cambi di direzione e nella presa, la resistenza nel salire e scendere per dirupi e nell’attraversare la densità della boscaglia del monte, fanno che il Podenco Andaluso sia il protagonista di qualunque muta. Per quanto riguarda il modo di latrare esistono due possibilità, la prima è il lamento. il “latido”o “ralla” propriamente detto e è emesso quando il cane insegue la preda tenendola d’occhio, mentre l’altra, denominata “relatirse” o “jiparse por el rastro” è quella del cane che abbaia senza vedere direttamente la preda, basandosi sull’udito e sull’olfatto (scagnare sulla traccia).
La struttura classica di una muta ha come componente principale il Podenco Andaluso di Taglia Grande nelle funzioni di “cani da cerca” e “cani da seguita”, insieme ad alcuni esemplari di Taglia Media o Piccola come “cani da punta”, inoltre di Mastini o “Amastinados” come “cani da presa”. Non molto tempo fa non era insolito imbattersi in una coppia di Alani impiegati in quest’ ultimo compito.
Questa razza, sviluppatasi nell’orografia Andalusa ha portato ad acquisire delle qualità nella caccia difficilmente superabili. La battaglia, che ha come obiettivo quello di dare la caccia al cinghiale o al cervo, si compone essenzialmente di una sequenza nella quale dapprima i cani da punta individuano la preda e la scovano , conseguentemente i cani da seguita la inseguono fino ad accerchiarla , passo precedente alla cattura, che può realizzarsi da parte degli stessi Podencos, grazie al loro grande ardore, oppure la funzione può essere delegata ai cani ausiliari.

Guardia

Non possiamo tralasciare la compito di guardia, tradizionale in tutte le fattorie Andalusa, che gli esemplari di Taglia Grande hanno storicamente realizzato. La sua audacia, mole, così come il suo carattere litigioso e diffidente di fronte agli estranei, sono stati sfruttati a questi fini quando non andavano a caccia.
Tutti questi impieghi riferiti al nostro Podenco Andaluso sono il prodotto del prodigioso adattamento ecologico ai difficili terreni della geografia Andalusa e alle esigenze funzionali che le sono state demandate fino ad oggi. Quindi la razza, in qualunque modo, dispone attualmente di un eccellente stato funzionale essendo nostro intendimento svelare e conservare questo patrimonio cinofilo nel complesso delle razze canine Spagnole.

Distribuzione geografica

Secondo il gran maestro D. Rafael Sarazá Ortiz, questa razza si incontra ovunque in Andalusia. Dalle disabitate regioni montane, dove sovente sono l’unica compagnia e strumento esistente per l’uomo nella solitudine delle fattorie; passando per le estese campagne, fino alle città più popolate e distanti. Ed è così perché è sempre stato il cane del popolo, cane per tutto e per tutti, rimanendo durante tutta la storia come un ausiliare dell’uomo semplice in tutti gli angoli del mondo rurale.
Prova di ciò sono le decine di migliaia di esemplari che possiamo trovare in Andalusia, migliaia di esemplari tra grandi e piccoli, tra i pelo duro, pelo raso o pelo lungo, oppure, di mantello bianco, cannella o pezzato. E’ una realtà ricca, diversa e plurale che non sfugge a nessuno e che dipende dalla particolare zona dove ci troviamo perché le varietà presenti nella razza sono frutto degli adattamenti ecologici persistenti durante i secoli.
L’Andalusia offre una grande varietà paesaggistica, grande diversità di terreno, con diverse altitudini, vegetazione, clima etc. etc. e anche se oggigiorno possiamo incontrare qualsiasi tipo di Podenco Andaluso nel luogo più insospettato si potrebbe supporre questa ipotesi rispetto alla distribuzione geografica delle varietà del Podenco Andaluso. In assenza di migrazioni speciali, in origine noi possiamo incontrare il Podenco Andaluso che aumenta di taglia dal piano alle alture, dalle pianure fino ai monti, alle catene montuose più alte e al medesimo tempo ciò accade alle varietà di pelo, con la presenza di pelo raso nelle zone dal clima più mitigato e i peli duri e lunghi in quelle dove le basse temperature sono la caratteristica climatica predominante.
E’ ovvio che tutto ciò è relazionato con la funzionalità delle differenti taglie e pelo.
Il Podenco di taglia grande incontra i tassi di densità più alti ovunque sulle catene montuose della Sierra Morena, sulle catene montuose di Huelva fino a Jaén, passando da Sevilla e Córdoba. Normalmente queste zone si caratterizzano per le basse temperature e abbondanza di gelate nei freddi inverni e spetta ad esse la maggioranza della popolazione di pelo duro. Dall’altra parte, nelle zone più fredde delle catene montuose di Granada, possiamo incontrare i pochi esemplari a pelo lungo, animali questi ultimi che necessitano di una maggiore copertura pelosa per sopportare le inclemenze climatiche. Al contrario, nelle zone delle pianure, quella di Siviglia o quella della provincia di Mezquita, si trovano cani di taglia grande con pelo raso, impiegati fondamentalmente come “quitaores” insieme ai levrieri spagnoli. La taglia media, senza alcun dubbio, è la più cosmopolita, non già all’interno dell’ Andalusia, bensì fuori dalle nostre frontiere. Nella nostra regione, osserviamo gli esemplari di questa taglia con pelo raso come i più numerosi e diffusi, però principalmente si distribuiscono per la maggior parte nelle Province di Cádiz, Málaga -zona costiera- e Sevilla (zone di clima più mitigato) oltre alle campagne di Cordoba e diverse regioni delle province più orientali. Le varietà di pelo duro di questa taglia sono localizzate fondamentalmente tra le aree di Huelva (quasi sempre mantelli completamente bianchi), nel Parque Natural delle Sierre Subbéticas di Córdoba, con esemplari con il mantello cannella monocolore e alcune aree de catene montuose della provincia di Málaga.
In ultimo, gli scarsissimi esemplari di pelo lungo; in questa taglia ne incontriamo nelle sierre jienenses, nei dintorni del Parque Natural de Cazorla, Segura e a las Villas.
Infine, la taglia piccola si concentra fondamentalmente in zone molto precise delle province di Cádiz e Sevilla, e nuclei isolati a Córdoba e Málaga. Gli effettivi di questa razza sono così scarsi che non esiste una relazione indicativa fra distribuzione geografica e le varietà di pelo.
Fuori della nostra regione la taglia grande pervade anche l’Extremadura, la zona sud di Badajoz, e le Provincie di Villa Real e di Toledo nella Comunidad di Castilla - La Mancha.
Analogamente, inoltre ravvisiamo la migrazione di molti esemplari fino ad altre regioni spagnole, principalmente nei Comuni di Aragón e Cataluña, così come abbiamo riferimenti di esportazione fino ad altri paesi come è il caso degli Stati Uniti. Riguardo alla taglia media, anche se è facile incontrarne in tutto il Paese, ultimamente sta aumentando il suo numero in modo vertiginoso nell’area levantina, seguita dalla Cataluña e alcune aree della Gallegas. Circa l’esportazione di esemplari verso altre latitudini dobbiamo constatare la presenza aneddotica (per il momento!) di alcuni cani in Grecia.

Pericoli che insidiano la razza

Il Podenco Andaluso è una razza millenaria che è arrivata fino ai nostri giorni dopo aver lottato per la sopravvivenza faccia a faccia con molti altri, che ha prevalso e che ha predominato su tutti i tipi di mode e culture, non si può affermare che sia una razza in pericolo di esistenza.. Almeno nel futuro immediato, nei prossimi anni, dove tutti gli indizi suggeriscono una crescita esponenziale della sua popolazione poiché attualmente esistono molti cacciatori che richiedono questo tipo di cane che si impone, sia nella caccia maggiore che minore..
Dal punto di vista generale il Podenco Andaluso conta una popolazione sufficientemente importante, con tante linee di sangue definite che difficilmente si provocheranno problemi nella popolazione se si segue una direzione zootecnica ragionevole. La razza verrà insidiata unicamente da due problemi. Il primo di questi sarà l’aumento futuro della consanguineità media della popolazione nel caso che sia chiuso il registro ausiliare del libro genealogico, o porta di entrata del rinfrescamento del sangue nella razza dei cani che annoverano una genealogia conosciuta, e che gli allevatori attuali si riversino sull’allevamento endogamico (accoppiamento sistematico tra cani parenti) per seguire loro linee di sangue, con il conseguente pericolo di comparsa di caratteri deleteri nella popolazione per l’espressione di geni recessivi e/o con le conseguenze della depressione endogamica con perdita di vigore ibrido, riduzione della grandezza delle cucciolate, etc. D’altra parte, il secondo problema zootecnico sarà la separazione della dualità morfologico funzionale nella razza, vale a dire, la separazione degli animali in una linea di bellezza e altre linee di lavoro, problemi con i quali ci imbattiamo nelle razze canine collocate nella cultura cinofila delle gare e delle esposizioni di bellezza. In questo momento comincerebbe a degenerarsi la razza stessa come è successo con molte razze straniere. Sinceramente crediamo che il Podenco Andaluso sia lontano da questa dinamica poiché nella idiosincrasia del cacciatore non c’è spazio di esistenza per un esemplare “bello” senza funzionalità in campo, giacché fino ad oggi tutti i cani che non sono adatti alla caccia non solo non hanno procreato, ma sono stati eliminati.
Dall’altro lato, anche se, come abbiamo visto prima, la razza in quanto tale non è in pericolo attualmente, non è detto che così non accada in alcune varietà che potrebbero trovarsi in una situazione critica nei prossimi anni. Ciò avviene perché esistono determinate varietà (combinazione di taglia e di pelo) che cominciano a scarseggiare attualmente a causa della maggiore diffusione di altre che risultano essere molto competitive, oppure per i cambiamenti nelle diverse arti che hanno fatto scomparire o ridurre drasticamente alcuni tipi. Così abbiamo il caso dei cani di taglia grande e pelo raso, frequenti da pochi anni, nelle funzioni di quitaores o “perros quitaones” che hanno visto ridurre la loro popolazione allo sparire in concreto della caccia della lepre, giacché modernamente non si accompagnano ai levrieri spagnoli. Similmente accadrà con il pelo duro di taglia media e di taglia piccola che si sono visti relegati in secondo piano dalla brutale espansione delle varietà di pelo raso o fine, in modo tale che sul campo appaiono in minor quantità quelli a pelo duro. Infine, speciale attenzione meritano i pelo lungo che sebbene siano stati da sempre i più rari, ora sono tanto infrequenti che la loro presenza è quasi aneddotica , perciò devono essere le varietà prioritarie nei piani di conservazione.

Per gentile concessione di "Bizarro Kennel"

Traduzione di Susanna Hollesch

Razze estere da H a Q
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