I comuni dell'areale IGP ricadenti nella provincia di Viterbo,
sono: Acquapendente, Bolsena, Gradoli, Grotte di Castro, Latera,
Onano, S. Lorenzo Nuovo, Valentano e Proceno.
Il prodotto è un tubero di forma e dimensioni regolari, ovale o allungata, con buccia liscia ed occhi superficiali. La polpa consiste in una pasta gialla di colore chiaro, con notevole contenuto d'amido, di potassio e di vitamina C; per alcune varietà la pasta può essere bianca o anche rosa. La patata dell' Alto Viterbese trova in questo territorio, ricco di naturali elementi nutritivi, le condizioni ideali di sviluppo e grazie alla sua naturale predilezione ai terreni sciolti d'origine vulcanica, permeabili, poveri di calcare, ricchi in particolar modo di potassio,ottiene alte rese produttive congiuntamente ad elevati standard qualitativi.
Patata dell'Alto Viterbese IGP
Articolo 1.
L'Indicazione Geografica Protetta (I.G.P.) «Patata dell'Alto
Viterbese» e' riservata al prodotto che risponde alle condizioni ed
ai requisiti stabiliti nel presente disciplinare di produzione.
Articolo 2.
Caratteristiche del prodotto
La denominazione «Patata dell'Alto Viterbese» designa il tubero
della specie Solanum tuberosum ottenuto dalle varieta' Monalisa,
Ambra, Agata, Vivaldi, Finka, Marabel, Universa, Chopin, Arizona e
Agria, coltivate nell'area delimitata di cui all'art. 3, che presenta
all'atto dell'immissione al consumo le seguenti caratteristiche:
Fisiche:
forma: ovale od ovale allungata regolare;
calibro: compresa tra 40 e 75 mm;
buccia: giallo, liscia;
pasta: gialla;
parte edibile: non inferiore al 97 %.
Per il prodotto destinato alla IV gamma non sono previsti limiti
di forma e di calibratura. Tale prodotto si presenta privo di buccia
e tagliato secondo le esigenze del mercato.
Chimiche (per 100 grammi di parte edibile):
umidita': compresa tra 75 e 85%;
amido: minimo 10 g
potassio: minimo 280 mg.
Tolleranze di qualita'.
Fino ad un massimo di 3 mm di profondita' qualsiasi difetto e'
considerato superficiale e non viene preso in considerazione, tranne
nel caso di scabbia superficiale e che interessi oltre il 15% della
superficie dei tuberi.
In ciascuna confezione destinata al mercato sono ammesse,
inoltre, le seguenti tolleranze di qualita':
difetti esterni dei tuberi:
immaturi, non interi, avvizziti e deformati: 1% in peso;
inverditi: 3% in peso;
scabbia superficiale: 3% in peso;
ferite meccaniche: 3% in peso;
danni da malattie fungine: 2% in peso;
difetti interni dei tuberi:
maculature ferruginose: 3% in peso;
macchie sottoepidermiche: 5% in peso;
cuore cavo: 3% in peso;
difetti di lavorazione:
terra aderente: 1% in peso;
terra non aderente ed altre impurita': 0% in peso.
Le tolleranze di qualita' non potranno in alcun modo superare il
10% in peso sul totale; non e' ammessa alcuna tolleranza per odore e
sapore estranei.
Per il prodotto di IV gamma non sono ammesse macchie sul prodotto
confezionato superiori al 5% in peso.
Tolleranze di calibro.
Per il prodotto destinato al mercato del fresco e' tollerato in
ogni confezione il 5% in numero di tuberi di calibro inferiore o
superiore rispetto a quanto stabilito.
Articolo 3.
Zona di produzione
L'areale di produzione della «Patata dell'Alto Viterbese» I.G.P.
particolarmente vocato alla coltivazione di questo tubero, ricade nel
territorio piu' a nord del Lazio, in provincia di Viterbo, compreso
tra il lago di Bolsena, l'Umbria e la Toscana. Il comprensorio,
ricadente nella zona del complesso vulcanico-vulsino, e'
caratterizzato da terreni di origine vulcanica ricchi di potassio e
da un microclima che risente degli influssi del Lago di Bolsena.
I comuni dell'areale IGP ricadenti nella provincia di Viterbo,
sono: Acquapendente, Bolsena, Gradoli, Grotte di Castro, Latera,
Onano, S. Lorenzo Nuovo, Valentano e Proceno.
Articolo 4.
Prova dell'origine
Ogni fase del processo produttivo viene monitorata documentando
per ognuna gli input e gli output. In questo modo e attraverso
l'iscrizione in appositi elenchi gestiti dall'organismo di controllo,
dei coltivatori, delle particelle catastali sulle quali avviene la
coltivazione, dei trasformatori e dei confezionatori, nonche'
attraverso la dichiarazione tempestiva alla struttura di controllo
delle quantita' prodotte, e' garantita la tracciabilita' e la
rintracciabilita' del prodotto. Tutte le persone, fisiche o
giuridiche, iscritte nei relativi elenchi, saranno assoggettate al
controllo da parte dell'organismo di controllo, secondo quanto
disposto dal disciplinare di produzione e dal relativo piano di
controllo.
Articolo 5.
Metodo di ottenimento
La tecnica di coltivazione si basa sulle pratiche
tradizionalmente seguite nel territorio di cui all'art. 3. Essa
consta delle seguenti fasi:
Caratteristiche del tubero-seme.
La «Patata dell'Alto Viterbese» deve provenire da tuberi-seme
certificati, che devono essere seminati interi o sezionati nel
territorio di cui all'art. 3. Nel caso di utilizzo di tuberi interi
il calibro deve essere al massimo di 55 mm. Qualora si ricorra al
frazionamento dei tuberi, e' necessario che questi suberizzino almeno
parzialmente prima della messa a dimora.
Preparazione del terreno.
I lavori preparatori hanno lo scopo di creare un buon «letto di
semina» per consentire un adeguato sviluppo dell'apparato radicale e
l'accrescimento uniforme dei tuberi nonche' uno sgrondo regolare
delle acque in eccesso.
Deve essere effettuata un'aratura profonda non meno di 30 cm nei
mesi di settembre ottobre, che permette agli agenti atmosferici
invernali (pioggia, gelo, neve) di agire disgregando le zolle piu'
grosse ottenendo una tessitura piu' idonea ad accogliere il
tubero-seme. Seguono le lavorazioni di affinamento del terreno
(erpicature) da effettuare a fine inverno (febbraio-marzo).
Semina..
Prima della messa a dimora del tubero-seme viene effettuata una
fresatura del terreno.
Il periodo di semina dei tuberi-seme e' compreso tra 15 febbraio
e 15 maggio di ciascun anno. Il sesto d'impianto e' compreso tra
0,70-0,90 m tra le file e 0,12 - 0,35 m lungo le file.
La quantita' di seme impiegata ad ettaro e' compresa tra 1000 e
1200 kg per il seme sezionato e tra i 1800 e 3000 kg per il seme
intero.
E' ammessa la pratica della pre-germogliazione.
Avvicendamenti.
E' vietata la monosuccessione; e' consentito che la patata venga
coltivata sullo stesso appezzamento di terreno dopo un anno di altre
colture.
Concimazione, Difesa fitosanitana e Diserbo.
Devono essere effettuate applicando quanto disposto dalle norme
contenute nei disciplinari emanati dalla Regione Lazio in materia di
produzione integrata.
E' ammessa al momento della semina a pieno campo o localizzato
nel solco, l'intervento di geodisinfestazione.
Irrigazione.
Sono ammesse esclusivamente le seguenti tecniche di irrigazione:
irrigazione a pioggia; a goccia e a scorrimento.
Cure colturali.
Occorre effettuare una sarchiatura poco dopo l'emergenza seguita
da una rincalzatura,.
Raccolta.
La raccolta, manuale o meccanica, deve effettuarsi nel periodo
compreso tra 15 giugno e 30 settembre di ciascun anno, quando la
buccia non si lacera alla pressione esercitata dallo sfregamento con
le dita, in quanto cio' permette d'intervenire con macchine
scavaraccoglipatate che depositano i tuberi in contenitori idonei al
trasporto presso gli impianti di ritiro.
Conservazione e condizionamento post-raccolta.
Il prodotto puo' essere direttamente commercializzato tal quale o
conservato in magazzini frigoriferi a riparo dalla luce, alla
temperatura di 5-8 °C ed umidita' relativa compresa tra 88 e 93%. I
tuberi non possono sostare in frigo oltre i 9 mesi.
Le patate possono essere sottoposte ad un trattamento
antigermogliante in fase gassosa.
Processo di IV gamma.
Le patate vengono sottoposte al processo di lavaggio in acqua per
rimuovere terra ed eventuali altre impurita'.
Successivamente vengono avviate alla pelatura meccanica e
sottoposte ad una prima cernita dove vengono eliminati i tuberi non
utilizzabili ai fini alimentari oltre che eventuali impurita' ancora
presenti (sassi, materiale vegetale diverso, ecc.).
Il prodotto viene sottoposto al processo di taglio o prosegue la
lavorazione come tubero intero.
Dopo una seconda cernita, che puo' avvenire manualmente o
avvalendosi di appositi macchinari, il prodotto viene immesso in
acqua ozonizzata al fine di rallentare il processo di ossidazione.
Successivamente il prodotto viene pesato e confezionato in
appositi contenitori per alimenti.
Il prodotto uscito dalla linea di lavorazione e prima della
spedizione viene immagazzinato in celle frigorifero a una temperatura
compresa tra 3 e 5 °C.
Articolo 6.
Legame con l'ambiente
Il prodotto a Indicazione Geografica Protetta «Patata dell'Alto
Viterbese» e' fortemente dipendente dalle peculiarita' ambientali
(suolo e clima) e socio-economiche della zona. Le caratteristiche
pedoclimatiche, infatti, sono tali da esaltare l'univocita' degli
aspetti qualitativi del prodotto, noto sul mercato con la
denominazione corrente «Patata dell'Alto Viterbese», come
testimoniano i numerosi documenti commerciali (fatture, bolle di
accompagno, etichette, ecc) oltre alle consolidate feste popolari.
Le caratteristiche della «Patata dell'Alto Viterbese» IGP come
odore, gusto, ma soprattutto intensita' del colore della polpa
(esclusivamente giallo) e alto contenuto di potassio, sono
determinate oltre che dalla genetica anche dall'ambiente di
coltivazione (suolo, clima, tecnica colturale, tipologia di
conservazione), per cui risulta evidente il legame della «Patata
dell'Alto Viterbese» con l'areale di cui all'art. 3.
I terreni dell'areale sono di origine vulcanica, con la presenza
di formazioni laviche e piroclastiche, e di tessitura franco-sabbiosa
con permeabilita' alta e densita' apparente bassa. Sono terreni
acidi, con pH compreso tra 5,0 e 6,5 - a cui la patata si adatta bene
essendo una coltura tollerante all'acidita' - con elevato contenuto
di potassio (compresi tra 600-1000 ppm) e microelementi.
Le condizioni climatiche sono influenzate dalla presenza del lago
di Bolsena, imponente bacino lacustre, che grazie alla sua azione
mitigratrice, determina delle condizioni microclimatiche
particolarmente favorevoli per la coltura della «Patata dell'Alto
Viterbese».
Infatti, nel periodo primaverile (aprile/maggio), quando la
patata si trova nella fase di emergenza ed inizio sviluppo
vegetativo, le temperature dell'areale IGP si attestano tra
12-14,5°C: si tratta di temperature ottimali per queste fase
fisiologiche della pianta. In estate, le temperature dell'areale
grazie all'influenza del lago di Bolsena, tendono ad innalzarsi
gradualmente a partire dai 17°C fino ad arrivare intorno a 24°C nel
mese di luglio; in questo periodo di tempo la patata compie tutto il
ciclo biologico fino ad arrivare alla fase di maturazione. Tali
condizioni climatiche ottimali della zona (temperatura inferiore a
24°C) determinano una migliore traslocazione dei carboidrati e degli
elementi minerali (in particolar modo il potassio) verso i tuberi
della pianta, con conseguente maggior sviluppo delle dimensioni del
tubero e del relativo contenuto di potassofilo.
Per quanto riguarda le precipitazioni (media annua tra 800 e 1200
mm/anno) durante il mese di agosto, l'assenza di piogge, unitamente
alle alte temperature, con picchi fino a 30°C, favorisce la fase di
maturazione o senescenza. Durante quest'ultima fase fisiologica si ha
un progressivo ingiallimento delle foglie, perdita di funzionalita',
traslocazione dei prodotti della fotosintesi e dei nutrienti
accumulati durante la crescita nei tuberi e la suberificazione della
buccia. Questa fase di maturazione e' accelerata e favorita da
temperature alte e momenti di stress idrico: condizioni che si
verificano tutti gli anni nell'areale della «Patata dell'Alto
Viterbese».
Inoltre le condizioni di siccita' nella fase di raccolta del
prodotto determinano caratteristiche qualitative sulla «Patata
dell'Alto Viterbese», quali il colore uniforme della buccia e
l'aspetto complessivo dei tuberi (la pioggia favorisce fenomeni di
alterazione della buccia che si macchia di scuro).
L'omogeneita' delle caratteristiche pedo-climatiche della zona,
sono confermate dalla Carta del fitoclima del Lazio che classifica in
un'unica aree l'areale di produzione dell'I.G.P. «Patata dell'Alto
Viterbese»: Regione Mesaxerica, Termitipo collinare superiore
(submontano), Ombrotipo iperumido inferiore.
Numerose sono le testimonianze orali e scritte di anziani locali
che attestano il consolidato legame storico-culturale-sociale
instaurato tra prodotto e territorio. La coltura delle patate si
diffonde nell'areale oggetto di caratterizzazione, identificato con
la denominazione «Alto Viterbese», negli anni '20 del '900, sebbene
l'impulso decisivo allo sviluppo di questa coltivazione provenga
dall'abbandono della coltura della fragola, praticata largamente fino
alla meta' degli anni '50 e sostituita a causa di problemi di ordine
fitosanitario. A partire dagli anni '60, infatti, la patata diviene
la coltura prevalente nella zona, di cui costituira' - negli anni
seguenti ed ancora oggi - la maggiore fonte di reddito dell'economia
agricola locale, nonche' degli addetti che si occupano dello
stoccaggio, del confezionamento, della commercializzazione e del
trasporto. Oltre all'indotto, la forte concentrazione di produzione
pataticola ha spinto alcune officine meccaniche a migliorare le
macchine agricole in commercio per la lavorazione dei tuberi, tanto
da adattarle alle particolari condizioni dei terreni ed alle pratiche
in uso nella zona.
Riviste specialistiche, fotografie, racconti di autori locali e
testimonianze cinematografiche attestano la presenza della patata
dell'Alto Viterbese sin dagli inizi del '900.
La denominazione «Patata dell'Alto Viterbese» si consolida in
ritardo rispetto al successo commerciale del prodotto. In un primo
momento, infatti, e' la citta' di Grotte di Castro che lega il suo
nome alla patata, ma a partire dalla meta' degli anni '60, anche gli
agricoltori dei Comuni limitrofi, forti degli ottimi risultati
ottenuti dai grottani, si convincono a seguirne l'esempio dal momento
che i terreni di analoga natura vulcanica, ne avrebbero assicurato le
medesime rese.
Nel 1971 sette delle strutture associative gia' operanti si
riuniscono in un consorzio denominato Consorzio Cooperativo
Ortofrutticolo dell'Alto Viterbese (CCORAV) che comincia a
commercializzare i propri prodotti con la dicitura «Alto Viterbese» e
negli anni '80 tale dicitura diviene di uso comune.
Altro elemento caratterizzante l'importanza del prodotto nel
costume locale e' testimoniato dalla tradizione delle sagre: dalla
Sagra degli Gnocchi, inaugurata nel 1977 a S. Lorenzo Nuovo, alla
Sagra della Patata che dal 1985 ha luogo nel Comune di Grotte di
Castro coinvolgendo intensamente la popolazione locale
nell'allestimento delle manifestazioni.
Il legame culturale e' sottolineato, inoltre, anche dal largo
impiego della patata in numerose ricette tipiche della tradizione
gastronomica locale, coma la Minestra con «l'orloge», cosi' detta dal
modo di tagliere le patate, la Pasta e patate, piatto povero della
tradizione contadina dell'alto viterbese e la frittata di patate,
preparata senza le classiche uova.
Articolo 7.
Controlli
Il controllo sulla conformita' del prodotto al disciplinare e'
svolto, da una struttura di controllo, conformemente a quanto
stabilito dagli articoli 10 e 11 del Reg. (CE) n. 510/2006. Tale
struttura e' l'Autorita' pubblica designata ARSIAL - via R. Lanciani,
8 - 00162 Roma - tel. 06/862731451 fax 06/86273270 e-mail
agroquality@arsial.it
Articolo 8.
Etichettatura
Confezionamento.
Il prodotto viene confezionato o immediatamente dopo la raccolta
o successivamente ad un periodo di condizionamento di cui all'art. 5.
Per l'immissione al consumo il confezionamento della «Patata
dell'Alto Viterbese» deve essere effettuato in una delle seguenti
tipologie di confezioni:
Per il fresco:
confezione vert-bag, girsac, buste e scatole di cartone da: 1
kg, 1,5 kg, 2 kg, 2,5 kg, 5 kg;
retina da: 1 kg, 1,5 kg, 2 kg, 2,5 kg;
sacco da: 2,5 kg, 3 kg, 4 kg, 5 kg, 10 kg;
cartone da: 5 kg, 10 kg, 12,5 kg, 15 kg, 20 kg, 25 kg;
cassa in legno da: 12,5 kg, 15 kg, 18 kg, 20 kg, 25 kg;
cesta da: 10 kg, 12,5 kg, 15 kg, 20 kg, 25 kg;
vassoio da: 0,5 kg, 0,750 kg, 1 kg;
vaschetta da: 0,5 kg, 0,750 kg, 1 kg.
Per la IV gamma:
busta di plastica per alimenti trasparente, sigillata, in
atmosfera controllata, da 0,5 kg, 1,0 kg, 2 kg, 5 kg e 10 kg;
buste in plastica per alimenti trasparente sigillata e
sottovuoto da 0,5 kg, 1 kg, 1,5 kg, 2 kg, 5 kg, 10 kg;
buste in plastica per alimenti trasparente, sigillata con
prodotto immerso in acqua da 0,5 kg, 1 kg, 2 kg, 5 kg, 10 kg riferito
al peso sgocciolato;
secchiello in plastica per alimenti trasparente sigillato con
prodotto immerso in acqua da 5 kg e 10 kg riferito al peso
sgocciolato.
Tutte le confezioni devono essere in materiale idoneo all'uso
alimentare e sigillate in modo tale che il prodotto non possa essere
estratto senza la rottura della confezione stessa. Non e' ammessa la
vendita di prodotto sfuso, ad esclusione del caso in cui il singolo
tubero venga etichettato secondo le modalita' previste dal presente
articolo.
Etichettatura.
L'etichetta, da apporre sulle confezioni, oltre al simbolo
grafico comunitario e alle informazioni corrispondenti ai requisiti
di legge, riporta le seguenti ulteriori indicazioni:
«Patata dell'Alto Viterbese» seguita dalla sigla I.G.P. o dalla
dicitura Indicazione Geografica Protetta;
nome o ragione sociale ed indirizzo o sede del produttore
singolo e/o associato e/o del confezionatore;
peso netto all'origine;
varieta'.
E' vietata l'aggiunta di qualsiasi qualificazione non
espressamente prevista.
E' tuttavia consentito l'utilizzo di indicazioni che facciano
riferimento a nomi o ragioni sociali o marchi privati purche' non
abbiano significato laudativo o tali da trarre in inganno il
consumatore, nonche' di altri riferimenti veritieri e documentabili
che siano consentiti dalla normativa comunitaria, nazionale o
regionale e che non siano in contrasto con le finalita' e i contenuti
del presente disciplinare.
Logotipo.
Il logo della denominazione e' costituito da un emblema di forma
quadrata contornato da due linee di colore, dall'esterno all'interno,
blu (pantone reflex bluec) e giallo-ocra (pantone 131C). Su lato
esterno sinistro e' riportata la scritta «PATATA» (pantone 131C) «DELL'ALTO» (pantone 348C); su quello esterno superiore la dizione «VITERBESE» (pantone reflex bluec). All'interno del quadrato sono
rappresentate in modo stilizzato le colline di colore verde (pantone
348C), caratteristiche del paesaggio della zona; lo specchio del lago
di Bolsena di colore azzurro (pantone 3005C) e la Patata dell'Alto
Viterbese (da pantone 131C a fino il 30% del pantone 131C). Sopra le
colline e' posto l'acronimo I (pantone 131C) G (pantone 348C) P
(pantone reflex bluec). Il font delle scritte utilizzato e': meta
plus black
Il logo si potra' adattare proporzionalmente alle varie
declinazioni di utilizzo, rispettando il rapporto 1:1, per un minimo
di 1 cm per lato.