Svolgi la prova, scegliendo una delle quattro tipologie qui proposte
TIPOLOGIA A |
ANALISI DEL TESTO |
E. Montale, Casa sul Mare
5 10 15 |
Il viaggio finisce qui: nelle cure meschine che dividono l'anima che non sa più dare un grido. Ora i minuti sono uguali e fissi come i giri di ruota della pompa. Un giro: un salir d'acqua che rimbomba. Un altro, altr'acqua, a tratti un cigolio. Il viaggio finisce a questa spiaggia che tentano gli assidui e lenti flussi. Nulla disvela se non pigri fumi la marina che tramano di conche i soffi leni: ed è raro che appaia nella bonaccia muta tra l'isole dell'aria migrabonde la Corsica dorsuta o la Capraia. Tu chiedi se così tutto vanisce in questa poca nebbia di memorie; se nell'ora che torpe o nel sospiro del frangente si compie ogni destino. |
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20 25 30 35 |
Vorrei dirti che no, che ti
s'appressa l'ora che passerai di là dal tempo; forse solo chi vuole s'infinita, e questo tu potrai, chissà, non io. Penso che per i più non sia salvezza, ma taluno sovverta ogni disegno, passi il varco, qual volle si ritrovi. Vorrei prima di cedere segnarti codesta via di fuga labile come nei sommossi campi del mare spuma o ruga. Ti dono anche l'avara mia speranza. A' nuovi giorni, stanco, non so crescerla: l'offro in pegno al tuo fato, che ti scampi. Il cammino finisce a queste prode che rode la marea col moto alterno. Il tuo cuore vicino che non m'ode salpa già forse per l'eterno. |
Eugenio Montale (Genova, 1896 - Milano, 1981) è il maggiore esponente della poesia italiana del pieno Novecento. Le sue varie raccolte sono apparse tra il 1925 (Ossi di seppia) e il '77. Nel 1975 ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura. Nella sua poesia è molto presente il paesaggio della costa ligure. Già nelle prime liriche Montale esprime il suo forte pessimismo e al contempo la sua tensione all'assoluto, l'ansia di una salvezza, che di solito è affidata all'opera di una donna, con la quale il poeta dialoga intensamente. L'impianto delle sue liriche è spesso narrativo ed evoca luoghi, persone, eventi e oggetti della vita quotidiana, perfino congegni meccanici, che si caricano di significati metaforici e simbolici.
1. Comprensione del testo3. Interpretazione complessiva e approfondimenti
Esponi il significato complessivo della lirica montaliana, rifacendoti
ad altri testi dell'Autore, se ti sono noti, alle caratteristiche della
situazione generale, sociale e politica, dell'Italia dell'epoca, alle
tendenze che si manifestavano allora nella letteratura italiana e, se
possibile, in quella europea.
TIPOLOGIA B |
Redazione di un
"SAGGIO BREVE" o di un "ARTICOLO DI GIORNALE" |
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(puoi scegliere uno degli argomenti relativi ai quattro ambiti proposti)
CONSEGNE
Sviluppa l'argomento scelto o in forma di "saggio breve" o
di "articolo di giornale", utilizzando i documenti e i dati
che lo corredano. Se scegli la forma del "saggio breve",
interpreta e confronta i documenti e i dati forniti e su questa base
svolgi, argomentandola, la tua trattazione, anche con opportuni
riferimenti alle tue conoscenze ed esperienze di studio.
Da' al saggio un titolo coerente con la tua trattazione e ipotizzane una
destinazione editoriale (rivista specialistica, fascicolo scolastico di
ricerca e documentazione, rassegna di argomento culturale, altro).
Se lo ritieni, organizza la trattazione suddividendola in paragrafi cui
potrai dare eventualmente uno specifico titolo.
Se scegli la forma dell' "articolo di giornale", individua nei
documenti e nei dati forniti uno o più elementi che ti sembrano
rilevanti e costruisci su di essi il tuo 'pezzo'. Da' all'articolo un
titolo appropriato ed indica il tipo di giornale sul quale ne ipotizzi
la pubblicazione (quotidiano, rivista divulgativa, giornale scolastico,
altro). Per attualizzare l'argomento, puoi riferirti a circostanze
immaginarie o reali (mostre, anniversari, convegni o eventi di rilievo).
Per entrambe le forme di scrittura non superare le quattro o cinque
colonne di metà di foglio protocollo.
1. AMBITO ARTISTICO - LETTERARIO
ARGOMENTO: L'amicizia, tema di riflessione e motivo di ispirazione
poetica nella letteratura e nell'arte
DOCUMENTI
CICERONE, De amicitia |
Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed
io DANTE ALIGHIERI, Le Rime |
"Renzo ...!" disse quello, esclamando insieme e
interrogando. "Proprio," disse Renzo; e si corsero incontro.
"Sei proprio tu!" disse l'amico, quando furon vicini: "oh
che gusto ho di vederti! Chi l'avrebbe pensato?" [...] E, dopo
un'assenza di forse due anni, si trovarono a un tratto molto più amici
di quello che avesser mai saputo d'essere nel tempo che si vedevano
quasi ogni giorno; perché all'uno e all'altro [...] eran toccate di
quelle cose che fanno conoscere che balsamo sia all'animo la
benevolenza; tanto quella che si sente, quanto quella che si trova negli
altri. [...] Raccontò anche lui all'amico le sue vicende, e n'ebbe in
contraccambio cento storie, del passaggio dell'esercito, della peste,
d'untori, di prodigi. "Son cose brutte," disse l'amico,
accompagnando Renzo in una camera che il contagio aveva resa disabitata;
"cose che non si sarebbe mai creduto di vedere; cose da levarvi
l'allegria per tutta la vita; ma però, a parlarne tra amici, è un
sollievo".
A. MANZONI, I Promessi Sposi, cap. XXXIII, 1827
"Per un raffinamento di malignità sembrava aver preso a
proteggere un povero ragazzetto, venuto a lavorare da poco tempo nella
cava, il quale per una caduta da un ponte s'era lussato il femore, e non
poteva far più il manovale. [...] Intanto Ranocchio non guariva, e
seguitava a sputar sangue, e ad aver la febbre tutti i giorni. Allora
Malpelo prese dei soldi della paga della settimana, per comperargli del
vino e della minestra calda, e gli diede i suoi calzoni quasi nuovi, che
lo coprivano meglio. Ma Ranocchio tossiva sempre, e alcune volte
sembrava soffocasse; la sera poi non c'era modo di vincere il ribrezzo
della febbre, né con sacchi, né coprendolo di paglia, né mettendolo
dinanzi alla fiammata. Malpelo se ne stava zitto ed immobile, chino su
di lui, colle mani sui ginocchi, fissandolo con quei suoi occhiacci
spalancati, quasi volesse fargli il ritratto."
G. VERGA, Rosso Malpelo - "Vita dei campi", 1880
"Cerco degli amici. Che cosa vuol dire 'addomesticare'?
E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire 'creare dei
legami' "..."Creare dei legami?" "Certo",
disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino
uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. Io non sono per te
che una volpe uguale a centomila volpi... Ma se tu mi addomestichi, la
mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà
diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto
terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi,
guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il
pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano
nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora
sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è
dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel
grano".
A. de SAINT EXUPERY, Il piccolo principe, 1943
"A me piace parlare con Nuto; adesso siamo uomini e ci
conosciamo; ma prima, ai tempi della Mora, del lavoro in cascina, lui
che ha tre anni più di me sapeva già fischiare e suonare la chitarra,
era cercato e ascoltato, ragionava coi grandi, con noi ragazzi,
strizzava l'occhio alle donne. Già allora gli andavo dietro e alle
volte scappavo dai beni per correre con lui nella riva o dentro il Belbo,
a caccia di nidi. Lui mi diceva come fare per essere rispettato alla
Mora; poi la sera veniva in cortile a vegliare con noi della
cascina".
C. PAVESE, La luna e i falò, 1950
"Non ricordo esattamente quando decisi che Konradin avrebbe
dovuto diventare mio amico, ma non ebbi dubbi sul fatto che, prima o
poi, lo sarebbe diventato. Fino al giorno del suo arrivo io non avevo
avuto amici. Nella mia classe non c'era nessuno che potesse rispondere
all'idea romantica che avevo dell'amicizia, nessuno che ammirassi
davvero o che fosse in grado di comprendere il mio bisogno di fiducia,
di lealtà e di abnegazione, nessuno per cui avrei dato volentieri la
vita. [...] Ho esitato un po' prima di scrivere che "avrei dato
volentieri la vita per un amico", ma anche ora, a trent'anni di
distanza, sono convinto che non si trattasse di un'esagerazione e che
non solo sarei stato pronto a morire per un amico, ma l'avrei fatto
quasi con gioia."
F. UHLMAN, L'amico ritrovato, 1971
Mio vecchio amico di giorni e
pensieri |
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Ma d'illusioni non ne abbiamo
avute |
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RAFFAELLO, I capolavori, a cura di N. Baldini, Rizzoli 2003
|
2. AMBITO SOCIO - ECONOMICO
ARGOMENTO: La riscoperta della necessità di «pensare»
DOCUMENTI
«A che serve la filosofia? A niente, e a nessuno. Non
serve, anzitutto perché non ha uno scopo cui essere asservita. E non
serve a nessuno, dal momento che se ha una storia e una tradizione è
perché non conosce autorità. ... Ovunque e in nessun luogo la
filosofia si dispiega come libero esercizio del pensiero, che si sottrae
a qualunque rigida norma o definizione... Se incontra un qualche confine
è solo per oltrepassarlo, come hanno compreso molti tra quelli che
invadono in questi giorni Modena in occasione del "Festival
Filosofia". Parecchi sono rimasti sorpresi dal successo di una
simile iniziativa, in un tempo, il nostro, che sembrerebbe sempre più
quello dell'indifferenza... Eppure, anche là dove pare sia nata, cioè
nell'antica Grecia, la ricerca filosofica aveva i propri
"festival", come ci hanno mostrato magnificamente i dialoghi
platonici. Non era (come non è neanche oggi) una pura e semplice
celebrazione: il Socrate raccontato da Platone sapeva fin troppo bene
come chi infrange gli stereotipi del sacro e del profano, del giusto e
dell'ingiusto (noi diremmo di quello che è o non è politicamente
corretto), rischi persino la vita, poiché è con questa che alla fine
il filosofo è costretto a fare i conti... Mi ha colpito a Modena
soprattutto la diffusa consapevolezza del carattere pubblico della
filosofia, della sua necessità di tradursi in un dialogo in cui
qualunque "io" ha bisogno di un "tu" per essere
tale, in un dialogo che può portare anche (e forse deve) allo scontro
tra diverse ragioni - una sorta di lotta che si legittima nella capacità
di ciascuno di argomentare le proprie tesi, senza alcuna pretesa di
disporre di una qualche soluzione definitiva e che si concreta in un
prender partito che impone decisioni, anche radicali, senza per questo
misconoscere il diritto di quelle altrui.».
G. GIORELLO, Filosofia in piazza. Cercando il
dialogo fuori dalle accademie, IL CORRIERE DELLA SERA, 21/9/2003
«... tra le tendenze culturali positive del 2003
dobbiamo registrare quella che chiameremo la "filosofomania".
Non saremo ai milioni di persone che costituiscono l'audience dei giochi
a quiz o dei varietà televisivi; ma - udite udite - stiamo assistendo a
una ripresa d'interesse generalizzata per la disciplina descritta dai
detrattori come quella "con la quale e senza la quale si rimane
tale e quale"... È solo una moda passeggera o c'è di più?...
"Direi che dopo la caduta delle ideologie classiche, la filosofia
da una parte si è affrancata dal vassallaggio nei confronti della
politica, dall'altra ha trovato nuovi canali di espressione nei mezzi di
comunicazione di massa (televisione, giornali). Questo processo si è
poi incontrato con una spinta proveniente dal basso. Dopo la crisi delle
grandi chiese ideologiche, vere e proprie agenzie donatrici di senso (in
primis il Partito), e dopo un breve ma stancante periodo di fast food
intellettuale procacciato dalle televisioni, cioè di consumo rapido e
commerciale di idee e stili di vita, emerge con chiarezza che, come
esseri umani, non possiamo fare a meno di un bisogno personale di
orientamento... La filosofia deve restare una disciplina rigorosa, non
una collazione di idee o citazioni edificanti. Ferma restando questa
esigenza, è molto positivo che la filosofia torni nell'agorà e si
esplichi nel dialogo e attraverso l'oratoria e la persuasione. È un
ritorno a Socrate... La filosofia è spirito critico. In questo senso
essa può dare molto alla società. Non però nel senso che i filosofi
abbiano una voce privilegiata nel dibattito pubblico, ma in quello che
la funzione filosofica, che può essere svolta da chiunque, è un
lievito straordinario per la vita in comune. In questo senso la
filosofia è profondamente democratica».
Intervista a Remo Bodei, in Corrado OCONE,
Prendiamola con filosofia, IL MATTINO, 30/12/2003
«Nulla e nessuno è mai completamente al riparo dal
luogo comune, dal fanatismo, dalla stupidità. Anche la filosofia è in
grado di provocare, e ha certamente provocato, disastri, non
diversamente dalla scienza ... ciò accade soprattutto quando si combini
con saperi più o meno occulti ed esoterici, tradizionalisti o
apocalittici. … Ma, in generale, possiamo affermare che, proprio come
la scienza, la filosofia nel suo insieme non è certo priva di ambiguità.
Eppure, ne abbiamo sempre più bisogno. ... la voglia di filosofia
cresce, e forse paradossalmente cresce proprio in Italia, il paese più
"ricco" di cattedre e istituzioni…. La filosofia può
scendere dal piedestallo specialistico e avvicinarsi ai problemi delle
persone. Il suo campo d'azione. ... si dilata alle "zone calde"
della nostra cultura: le neuroscienze, le scienze sociali, l'etica
economica, per non parlare della bioetica.»
Mario BAUDINO, Ricca e vestita vai, filosofia, LA
STAMPA, 29/4/2003
«La filosofia richiede una meditazione solitaria, ma ha
anche l'esigenza di comunicare, discutere e mettere alla prova le idee
in uno spazio pubblico. In termini provocatori, si occupa di luoghi
comuni. Simili alle piazze o ai punti di incontro in cui gli uomini
scambiano i loro prodotti ed elaborano i loro vissuti, essi non sono da
confondere con le banalità. Si tratta piuttosto di zone di estrema
condensazione e sedimentazione di esperienze e di interrogativi,
virtualmente condivisi da tutti perché toccano esperienze inaggirabili,
sebbene poco esprimibili in discorsi che non risultino superficiali (la
vita, la morte, la verità, la bellezza, la condotta morale, l'amore).
La maggior parte di noi, in questi casi, è come quei cani ai quali, si
dice, manca solo la parola. La grande filosofia al pari della grande
arte dà loro voce in forma perspicua, articolata e premiante. Ognuno di
noi, nascendo, trova un mondo già fatto, ma in costante trasformazione,
a causa del succedersi nel tempo delle generazioni e del mescolarsi
nello spazio geografico di popoli e civiltà. Ognuno comincia una nuova
storia, al cui centro inevitabilmente si pone. Nel corso della vita
cerca così di dare senso agli avvenimenti in cui è impiegato, alle
idee che gli attraversano la mente, alle passioni che lo impregnano e ai
progetti che lo guidano. Di quali basi e criteri affidabili può
disporre? ... Per comprendere la funzione e la rilevanza della filosofia
contro quanti ritengono che non giunga alle certezze della scienza, alle
consolazioni della fede o al fascino delle arti, compiamo un esperimento
mentale, proviamo ad immaginare come sarebbe il nostro mondo senza di
essa».
Remo BODEI, Perché c'è fame di filosofia, IL
MESSAGGERO, 19/9/2003
«Il filosofo si riconosce dal fatto che egli ha,
inseparabilmente, il gusto dell'evidenza e il senso dell'ambiguità…
Ciò che del filosofo è caratteristico è il movimento incessante che
dal sapere riconduce all'ignoranza e dall'ignoranza al sapere. ...La
debolezza del filosofo è la sua virtù ... Il mistero è in tutti come
è in lui. Che cosa dice il filosofo dei rapporti dell'anima col corpo
se non ciò che ne sanno tutti gli uomini...? Che cosa insegna sulla
morte, se non che è nascosta nella vita, come il corpo nell'anima...?
Il filosofo è l'uomo che si risveglia e che parla, e l'uomo ha in sé,
silenziosamente, i paradossi della filosofia, perché, per essere
davvero uomo, bisogna essere un po' di più e un po' di meno che uomo».
M. MERLEAU-PONTY, Elogio della filosofia, 1953
3. AMBITO STORICO - POLITICO
ARGOMENTO: Una Costituzione democratica per una Federazione Europea.
DOCUMENTI
1.- Scheda: I 15 Capi di Stato e di Governo, riuniti a Laeken nel dicembre 2001, hanno istituito una Convenzione (quasi una Costituente) di 105 membri titolari (di cui 12 italiani), un centinaio di supplenti e 13 osservatori per redigere una bozza di Carta costituzionale europea. Iniziata il 28 febbraio 2002, la Carta è stata sottoposta alla discussione della Conferenza intergovernativa (Cig) nell'ottobre 2003, senza ottenerne l'approvazione per divergenze di vedute sul sistema di voto, sul ruolo del presidente del Consiglio europeo e del ministro degli esteri, sulla difesa, sulla composizione della Commissione (cons. dei ministri dell'UE), sul governo dell'economia. Le oltre 60 domande poste alla Convenzione si possono riassumere in quattro macro-questioni:
1. Ripartizione delle competenze tra UE e gli Stati membri;
2. Semplificazione dei Trattati;
3. Statuto della Carta dei Diritti fondamentali;
4. Ruolo dei Parlamenti nazionali all'interno della Federazione Europea.
Opinioni critiche a confronto:
"Il contesto politico in cui si sono svolti i
lavori della Convenzione - freddezza della maggioranza dei governi degli
Stati membri verso il progetto europeista; gelosia dei paesi candidati
per la riacquistata sovranità; diffidenze derivanti dalle confliggenti
posizioni sull'Iraq - non ha certamente favorito l'elaborazione di
soluzioni inequivocabilmente favorevoli al progresso e
all'approfondimento dell'integrazione. Non deve dunque stupire, alla
luce della temperie del momento, che la limitazione delle competenze
dell'Unione sia una delle preoccupazioni principali cui il progetto di
Costituzione risulta informato".
V. RANDAZZO, Quali indicazioni dal progetto di
Costituzione?, in "Il Pensiero Mazziniano", n. 4, 2003
"Si profila, allora, una Costituzione
"vera"? Con le sue istituzioni intrecciate con quelle degli
Stati Nazionali; con un sistema di diritti e di loro garanzie, a
fruizione comune (e duale) dei cittadini europei; con un sistema di
legittimazioni interdipendenti dall'ultimo comune delle Gallie alla
Roma-Bruxelles del Senato-Parlamento europeo; con una Corte di giustizia
che esercita giurisdizione da "Stato costituzionale"? Si può
dire che sia Costituzione vera nel senso che l'Unione Europea, superando
i sogni dei federalisti, non partecipa del fenomeno "unione di
Stati" ma di quello, ben più invasivo, di unione di Costituzioni
che si comunicano reciprocamente legittimità, attraverso il diritto e
attraverso canali differenziati ma interdipendenti con i popoli-popolo
europeo. C'è, anzi, qualcosa di più: la possibile configurazione delle
istituzioni dell'Unione come istituzioni di garanzia reciproca fra le
costituzioni europee (quelle di ciascuno Stato membro e quella
dell'Unione). Non vi può essere, infatti, solitudine per la
Costituzione europea in gestazione. Essa nascerà già inserita in un
blocco di costituzionalità che comprende le Costituzioni nazionali
degli Stati membri."
A. MANZELLA, Dalla Convenzione alla Costituzione,
in "Il Mulino", n. 409, 5/2003
"Il merito della Convenzione fu di navigare
abilmente controcorrente. Il progetto attribuisce all'Europa una
personalità giuridica, rafforza il concetto di cittadinanza europea,
estende i poteri del Parlamento, prolunga il mandato del presidente di
turno, crea un ministro degli Esteri, restringe il diritto di veto dei
Paesi membri, introduce il criterio democratico della doppia maggioranza
(Stati e popolazione), suggerisce l'itinerario per ulteriori progressi.
Ma il 'salto di qualità' federale non c'è stato. Per alcune questioni
fondamentali (esteri, difesa, fisco) vale ancora il principio
dell'unanimità, sinonimo d'impotenza.[...] Vi è spazio per qualche
decisivo miglioramento? La risposta, purtroppo, è no".
S. ROMANO, L'Italia tra ambizioni e realismo, in
CORRIERE DELLA SERA, 3/10/2003
Preambolo della Costituzione EU: "La nostra
Costituzione si chiama democrazia perché il potere non è nelle mani
dei pochi, ma dei più". Eliminando il riferimento al 'primato
della ragione' e alla 'tradizione illuministica', parimenti non si è
voluto inserire un esplicito riferimento alle 'radici cristiane'
dell'Europa, come avrebbe voluto il Papa Giovanni Paolo II
["L'Europa o è cristiana o non è Europa"], in considerazione
delle diverse culture religiose europee. A questo proposito è stato
scritto che tale richiesta "... non si presenta infatti come un
voler privilegiare la religione cristiana a discapito di altre religioni
oggi presenti nel territorio europeo, ma [come un voler far] lievitare
quell'umanesimo europeo formatosi tramite l'inculturazione cristiana
dell'Europa, che fu fenomeno di massa dei popoli insediati su tale
territorio.[...] L'inserimento nella Nuova Costituzione Europea del
riferimento alle radici cristiane significherebbe, ancora una volta,
tener conto della gente, di tutta la gente e non soltanto di una nuova
classe di élites intellettuali".
V. GROSSI, Il riferimento alle radici
cristiane..., in L'OSSERVATORE ROMANO, 2/10/2003
"Nella bozza costituzionale, da un lato è cruciale
'il principio di un'economia di mercato aperta e in libera concorrenza',
in un'ottica che è sempre stata essenzialmente presente nell'Unione fin
dal suo esordio nel Trattato di Roma del 1957, istitutivo della CEE,
dall'altro lato è centrale il 'valore' della 'solidarietà', solo
recentemente assurto nell'Unione allo stesso, massimo, grado di
importanza della libertà, l'uguaglianza, la tolleranza o la giustizia,
cui è perfino dedicato l'intero Titolo IV della Carta dei Diritti
Fondamentali.[...] La bozza costituzionale definisce i limiti e i modi
dell'azione pubblica nel sistema economico, ispirandosi al principio,
introdotto con il Trattato di Maastricht, di 'sussidiarietà', oltre che
di 'proporzionalità'[...]: in presenza di fallimenti del mercato,
laddove quelli della Pubblica Amministrazione non siano ancora maggiori,
questa deve intervenire per correggerli [...] o per contrastarli.[...]
E' palesemente debole la coerenza interna della bozza costituzionale,
laddove pone le politiche dell'occupazione fra quelle di mero
coordinamento attraverso 'indirizzi di massima' da parte
dell'Unione".
F. KOSTORIS PADOA SCHIOPPA, Efficienza e
solidarietà, in IL SOLE 24 ORE, 5/10/2003
4. AMBITO TECNICO - SCIENTIFICO
ARGOMENTO: Il tempo della natura, i tempi della storia e quelli della
poesia, il tempo dell'animo: variazioni sul mistero del tempo
DOCUMENTI
«Il tempo è un dono prezioso, datoci affinché in esso
diventiamo migliori, più saggi, più maturi, più perfetti».
Th. MANN, Romanzo d'un romanzo, Milano, Mondadori,
1952
«Il Tempo con la "t" maiuscola è faccenda
complicata assai, tale da sbatterci la testa e rompersela... Perché,
tanto per fare un esempio, la prima domanda che viene spontaneamente è:
il Tempo c'è stato sempre o è venuto fuori a un certo punto? Pigliamo
per buona la risposta di Sant'Agostino: il Tempo non c'era, non esisteva
prima che Dio creasse il mondo, comincia ad esserci contemporaneamente
all'esistenza dell'universo... ci sarebbe dunque una specie di inizio
del Tempo, tanto è vero che un fisico come Werner Heisenberg può
scrivere che "rispetto al tempo sembra esserci qualche cosa di
simile a un principio. Molte osservazioni ci parlano d'un inizio
dell'universo quattro miliardi di anni or sono..." Per amor del
cielo, fermiamoci qua e non cadiamo in domande-trappola tipo: allora che
faceva Dio prima di creare il mondo? Ci meriteremmo la risposta: Dio
stava preparando l'inferno per quelli che fanno domande così cretine.
Ma possono esserci domande assai meno stupide, tipo: quando finirà il
tempo? Se accettiamo l'ipotesi sveviana di un mondo privo di uomini e di
malattie che continua a rotolare come una palla liscia di bigliardo
nell'universo, dove è andato a finire il Tempo? Sant'Agostino tagliava
corto affermando che il tempo scorre solo per noi e forse aveva ragione.
Il Tempo finirà, come scrive Savater, quando "verrà il giorno che
metterà fine ai giorni, l'ora finale, l'istante oltre il quale
termineranno le vicissitudini, l'incerta sequela dei fatti, e non accadrà
più nulla, mai».
A. CAMILLERI, Il Tempo, LA STAMPA, 24/5/2003
«...solo a livello macroscopico il tempo va sempre dal
passato al futuro. A livello microscopico, invece, le particelle di
materia possono invertire il cammino e tornare dal futuro al passato,
diventando antiparticelle di antimateria. In tal modo, le particelle che
coincidono con le proprie antiparticelle, come ad esempio i fotoni di
cui è composta la luce, devono essere ferme nel tempo. E la distruzione
prodotta dall'incontro tra una particella e una sua antiparticella non
è che l'apparenza sotto la quale ci si presenta la sostanza, cioè il
cambio di direzione di una particella nel suo viaggio temporale».
P. ODIFREDDI, Feynman genio e buffone, LA
REPUBBLICA, 5/12/2003
«La storia comincia esattamente laddove finisce il
tempo naturale, il tempo ciclico del ritorno degli eventi cosmici e
naturali. Essa incarna invece il tempo dell'uomo in relazione con altri,
che si racconta, che inizia a organizzare la memoria del suo passato
sociale, a dare fondamento culturale e valore al suo potere.»
P. BEVILACQUA, Sull'utilità della storia, Roma,
1997
«La Storia, almeno come noi la concepiamo, è la
narrazione di una serie di avvenimenti situati nel Tempo. E se da esso
Tempo si prescinde, il problema non appartiene più al compito dello
storico, appartiene eventualmente al mistico, al teologo, al profeta,
allo stregone. La Storia sta nel tempo, ma non è il Tempo… La Storia
è racconto... E il racconto (con l'avvenimento che esso racconta) sta
nel Tempo. Ma cos'è il Tempo?... Di questa creatura misteriosa
conosciamo alcune abitudini: la non reversibilità (che però non è
certa), i suoi commerci con lo spazio, la sua relatività. E soprattutto
abbiamo imparato a prendergli le misure, almeno alcune, tipo sarti che
si adattano ai capricci corporei del cliente: il tempo delle stagioni,
il tempo dei vari calendari che abbiamo escogitato o il tempo
astronomico, fatto di anni percorsi dalla luce. Di questo nostro
coinquilino esistenziale, che non sappiamo se stiamo attraversando o se
sia lui che ci attraversa, non conosciamo il volto. Non sappiamo che
aspetto abbia... Tutto nel Tempo. Tutta la nostra vita dentro il Tempo... Ma ci sono degli avvenimenti del corso del Tempo che si
prestano a equivoco. Essi, per loro rilevanza (...) inducono a
identificare le nostre storie e la Storia col Tempo. Il contenuto
diventa cioè il contenente... Questi avvenimenti, cioè, sembrano non
essere creature nel Tempo, ma creature che hanno il potere di comandare
il Tempo, di dirigerlo, di appropriarsene, di farlo loro. È come se con
loro (o per loro) il Tempo si fosse rotto, e fosse necessario dunque
rimetterlo in movimento, caricare di nuovo l'orologio...»
A. TABUCCHI, Dopo il muro, LA REPUBBLICA,
2/10/2003
«(C'è)... una storia quasi immobile, quella dell'uomo
nei suoi rapporti con l'ambiente che lo circonda; una storia che scorre
e si trasforma lentamente, fatta molto spesso di ritorni ricorrenti, di
cicli sempre ricominciati.... Al di sopra di questa storia immobile, una
storia lentamente ritmata: si direbbe senz'altro, se il senso
dell'espressione non fosse stato distorto, una storia sociale, quella
dei gruppi e dei raggruppamenti...(C'è) infine, la storia tradizionale,
o se si vuole la storia in rapporto non già all'uomo, ma
all'individuo.... Una storia dalle oscillazioni brevi, rapide, nervose.
... la più appassionante, la più ricca di umanità, e anche la più
pericolosa... Siamo così arrivati a una scomposizione della storia su
più piani, ovvero, se si vuole, alla distinzione nel tempo della
storia, d'un tempo geografico, d'un tempo sociale e d'un tempo
individuale. O ancora, se si preferisce, alla scomposizione dell'uomo in
una serie di personaggi.»
F. BRAUDEL, Civiltà e imperi del Mediterraneo
nell'età di Filippo II, 1949, Prefazione
«Il problema dell'uomo d'oggi? È senza dubbio quello
di "sospendere il tempo". Per capirsi meglio. E per capire
anche ciò che di più tragico accade nella quotidianità". Nasos
Vaghenàs usa la poesia per farsi condurre fuori del tempo... "Lei
scrive in poesia per cercare, come è solito affermare, di
"sospendere il tempo". Le riesce? Da dove scaturisce questa
necessità? " "L'uomo desidera trascendere se stesso. È
un'esperienza vitale che conduce tutte le nostre azioni. La poesia è
una delle forme superiori per fare questa esperienza. L'altra è
sicuramente la religione; anzi, questa è una forma ancora superiore - e
lo riconosce uno che non è molto religioso - perché ci porta al
divino, a Dio stesso. D'altra parte, ritornando alla poesia il tema del
tempo è una costante. Anzi, diciamo pure che al fondo di ogni opera
d'arte c'è questo desiderio di superare i limiti umani che si
materializzano, appunto, dentro lo spazio temporale».
F. DAL MAS , Con Ulisse al tempo dei kamikaze -
Intervista al poeta greco Vaghenàs, L'AVVENIRE, 18/1/2004
«Com'erano lunghi, senza fine, i giorni dell'infanzia!
Un'ora era un universo, un'epoca intera, che un semplice gioco riempiva,
come dieci dinastie. La storia era ferma, stagnava in quel gioco
eterno… Quel tempo era davvero lunghissimo, fermo, pieno di cose, di
ogni cosa del mondo, e, in un certo modo, quasi eterno, come quello del
Paradiso Terrestre, che è insieme un mito dell'infanzia e dell'eternità.
Ma poi il tempo si accorcia, lentamente dapprima, negli anni della
giovinezza, poi sempre più in fretta, una volta passato quel capo dei
trent'anni che chiude il vasto oceano senza rive dell'età matura. Le
azioni incalzano, i giorni fuggono, uno dopo l'altro, e non c'è tempo
di guardarli, di numerarli, di vederli quasi, che sono già svaniti,
lasciando nelle nostre mani un pugno di cenere. Chi ci ha cacciati dal
nostro paradiso? Quale peccato e quale angelo? Chi ci ha costretti a
correre così, senza riposo, come gli affaccendati passanti di un
marciapiede di Manhattan? O forse è proprio il tempo oggettivo, che,
seguendo una sua curva matematica, si accorcia progressivamente, fino a
ridursi a nulla, nel giorno della morte?... quando ci fermiamo del
tutto, e viene la morte, il tempo diventa così infinitamente veloce che
è come se fosse di nuovo immobile, e ritorniamo in un'altra eternità,
che forse è quella stessa da cui eravamo partiti, o che forse è il
nulla».
C. LEVI, L'Orologio, 1950
TIPOLOGIA C |
TEMA DI ARGOMENTO
STORICO |
I due volti del Novecento. Da un lato esso è secolo
di grandi conquiste civili, economiche, sociali, scientifiche, tecniche;
dall'altro è secolo di grandi tragedie storiche. Rifletti su tale
ambivalenza del ventesimo secolo, illustrandone i fatti più
significativi.
TIPOLOGIA D |
TEMA DI ORDINE
GENERALE |
Il principio della legalità, valore universalmente
condiviso, è spesso oggetto di violazioni che generano disagio sociale
e inquietudine soprattutto nei giovani. Sviluppa l'argomento, discutendo
sulle forme in cui i vari organismi sociali possono promuovere la
cultura della legalità, per formare cittadini consapevoli e aiutare i
giovani a scegliere un percorso di vita ispirato ai valori della
solidarietà e della giustizia.
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Durata massima della prova: 6 ore.
È consentito l'uso del dizionario italiano.
Non è consentito lasciare l'Istituto prima che siano trascorse 3 ore
dalla dettatura del tema.