Grano saraceno - Fagopyrum esculentum Moench.
Atlante delle coltivazioni erbacee - Cereali

Classe: Dicotyledones
Famiglia: Polygonaceae
Specie: Fagopyrum esculentum Moench.
Sinonimo: Polygonum fagopyrum L.

Francese: Sarrasin; Inglese: Buckwheat; Spagnolo: Alforfòn; Tedesco: Buchweizen.

Origine e diffusione

Il Grano Saraceno, originario dell'Asia (Manciuria o Siberia), fu introdotto in Europa, attraverso la Russia, nel Medioevo. Oggi è ancora diffuso in Russia, mentre in Europa si limita ad alcune zone della Francia e della Germania. In Italia è presente nelle province di Bolzano e Sondrio.
Questa pianta è un cereale per la composizione della sua granella che, essendo ricca di amido, viene utilizzata per la produzione di farina panificabile.

Infiorescenza di Grano Saraceno - Fagopyrum esculentum Moench.Infiorescenza di Grano Saraceno - Fagopyrum esculentum Moench. (foto www.kuleuven-kortrijk.be)

Grano SaracenoGrano Saraceno (foto www.agraria.org)

Caratteri botanici

Il Grano Saraceno è una pianta erbacea con radice fittonante poco sviluppata, fusto cilindrico, glabro, eretto, cavo, di colore rosso o verdognolo. Le foglie sono alterne, lanceolate, provviste alla base di una formazione stipolare caratteristica, detta ocrea. L'infiorescenza ascellare o terminale è costituita da racemi corimbiformi, ermafroditi, senza petali, con cinque sepali con fiori bianco-rosei o verdastri. I fiori presentano una eterostilia dimorfa: si possono riscontrare, infatti, fiori con lunghi pistilli e corti stami (tipo pin) e fiori con corti pistilli e lunghi stami (tipo thrum). L'impollinazione, incrociata, può essere sia anemofila che entomofila. Non tutti i fiori danno origine ai semi. Il frutto è un achenio di forma triangolare, al cui centro è posto l'embrione. Peso 1.000 semi pari a circa 20 grammi.

Grano Saraceno - Fagopyrum esculentum Moench. Grano Saraceno - Fagopyrum esculentum Moench.

Esigenze ambientali e tecnica colturale

Le varietà di grano saraceno si distinguono per la grandezza del frutto, per il suo colore e per la presenza o meno di rugosità
Il grano saraceno è caratterizzato da un accestimento rapido, per cui risulta altamente competitivo con qualsiasi altra pianta, e da una elevata sensibilità alle basse temperature e alla siccità prolungata.
Per tali motivi, nelle zone a clima continentale, la semina deve essere fatta a primavera inoltrata, su terreno ben concimato (con concime organico o minerale) e arato superficialmente, distribuendo da 50 a 100 kg/ha di seme in relazione al peso e alle modalità di semina (a spaglio o a righe). Circa i fabbisogni alimentari di questa pianta si può dire che essa è particolarmente esigente di potassio nel caso specifico in cui la coltura è destinata alla sola produzione di granella.
Durante il periodo di accrescimento la pianta non necessita di nessuna pratica colturale specifica.
E' importante se si vuol ottenere un buon raccolto, avere sul campo alveari in ragione di due per ettaro.

Raccolta e utilizzazione

La raccolta non può avvenire a maturità completa dei semi, basta solo che la maggior parte dei frutti abbia preso un colore più o meno scuro: essa viene eseguita a mano con la falce o col falciuolo. I covoni si lasciano sul campo 15-20 giorni, affinché possa avvenire la maturazione completa dei semi; poi si esegue la trebbiatura. Per ettaro si ha una resa di 15-20 quintali di granella e 30 quintali di paglia.
La coltivazione da foraggio invece viene falciata poco dopo l'inizio della fioritura e si ha una produzione verde di 120-150 quintali ad ettaro. In terreni poco fertili può essere coltivata come pianta da sovescio.
I semi di grano saraceno sono molto ricchi di proteine, largamente rappresentate dalle gluteline, e pertanto sono un alimento molto ricco di lisina e povero di acido glutammico e di prolina. La farina trova impiego nell'alimentazione umana (pani, biscotti, polenta); un suo eccessivo consumo, però, determina un esantema della pelle nelle zone più esposte al sole (fagopirismo). Se impiegato in campo zootecnico, va preferibilmente miscelato con altri, perchè un suo largo consumo può provocare, anche sugli animali, il fagopirismo.
Fino a metà Novecento questa pianta veniva coltivata anche per uso farmacologico: da essa si estraeva la rutina, un flavone glucosidico utilizzato nel trattamento di disturbi dovuti ad anomala fragilità delle vene.

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