Nel coniglio la maturità sessuale sopraggiunge dopo i 4 mesi nella femmina e dopo i 5 nel maschio con un ampio margine di variabilità in funzione della razza e della taglia dell’animale. In linea generale le razze giganti tendono ad essere più tardive rispetto alle razze commerciali. Nell’allevamento del coniglio da carne si tende, di media, ad accoppiare intorno ai 4,5 mesi la femmina e 5,5 il maschio.
Il coniglio è una specie ad ovulazione indotta il che significa che l’ovulazione è indotta dal coito.
La monta naturale prevede che sia la femmina ad essere portata dal maschio e se è ricettiva assumerà una posizione di lordosi e si lascerà coprire con facilità. E’ preferibile far accoppiare la coniglia quando i genitali assumono un colore che varia dal rosso interno al bluastro: in quel caso la femmina sarà maggiormente ricettiva ed accetterà il maschio più di buon grado. Nelle migliori condizioni l’accoppiamento dura in tutto pochi istanti e al momento dell’eiaculazione il maschio cadrà su un fianco emettendo un grido. Nel giro di alcuni minuti sarà di nuovo in grado di coprire la femmina ed è buona norma permettere al maschio di eseguire il secondo salto per avere un maggior numero di probabilità che la femmina rimanga gravida.
Dopo l’accoppiamento la coniglia verrà reintrodotta nella propria gabbia e lasciata tranquilla per tutta la gravidanza.
La durata della gestazione è di 29-31 giorni con una media di 30 giorni in funzione del numero e della dimensione dei piccoli. Entro il 5°-6° giorno dall’accoppiamento si avrà l’impianto in utero dell’embrione fecondato mentre la formazione delle placente inizierà intorno all’8°-9° giorno e terminerà verso il 12° giorno. Tra il 10° e il 14° giorno si pratica la diagnosi di gravidanza che si effettua mediante palpazione transaddominale in senso antero-posteriore (Fig. 1) in modo da verificare la presenza dei feti che, in questo momento, misurano tra i 10 e i 15 mm. La palpazione deve essere eseguita da personale esperto in quanto è facile provocare aborto. Se la femmina risulterà vuota in questa fase potrà essere riaccoppiata immediatamente.
Intorno al 26°-27° giorno si aggiungerà, alla gabbia, il nido il cui fondo verrà riempito di paglia o truciolo sul quale la fattrice provvederà, poco prima del parto, a depositare una buona quantità di pelo (Fig. 2) che strapperà dal proprio corpo.
Fig. 1 - Diagnosi di gravidanza mediante palpazione
Fig. 2 - Nido con coniglietti
Fig. 3 - Coniglietto alla nascita
La funzione del pelo è quella di mantenere la temperatura all’interno del nido intorno ai 30-35°C. E’ bene evitare che la femmina acceda al nido prima del parto perché potrebbe non riconoscerlo come tale e sporcarlo con le feci o le urine.
Quello del parto è un momento molto delicato in quanto la femmina necessita di molta tranquillità ed infatti esso avviene per lo più nelle ore notturne o nelle prime ore del mattino.
Salvo complicazioni nel giro di 1 ora tutti i feti saranno stati partoriti, puliti, allattati e ricoperti con il pelo.
Al momento della nascita i piccoli sono inetti e cioè sordi, ciechi e glabri (Fig. 3) e gli occhi si apriranno intorno all’8°-10° giorno. Una femmina può partorire fino a 14 piccoli. Poco dopo il parto è necessario verificare il numero dei nati e registrare ed eliminare i morti per evitare che, a causa del cattivo odore e della putrefazione dei cadaveri, la femmina possa rifiutare la nidiata.
L’adozione è una pratica molto diffusa che prevede lo spostamento di coniglietti da una fattrice ad un’altra in modo da pareggiare le nidiate e renderle omogenee per numero e dimensione dei piccoli. L’adozione si pratica almeno una volta (in genere al momento della nascita) in quanto non tutte le femmine partoriscono lo stesso numero di piccoli e non per tutte le nidiate c’è lo stesso tasso di sopravvivenza. In genere si cerca di pareggiare a 8-9 piccoli per nidiata.
Dopo il parto la coniglia non presta molte cure alla prole salvo allattarle 1-2 volte al giorno e ricoprirle con il pelo alla fine dell’allattamento. Per cui è pratica comune l’allattamento programmato e cioè consentire l’accesso della femmina al nido solo una volta al giorno (generalmente la mattina). Molti nidi sono dotati di uno sportellino che viene lasciato chiuso per tutto il giorno ed aperto solo nel momento in cui deve avvenire l’allattamento e richiuso pochi minuti dopo. In questo modo si evita che la coniglia possa entrare dentro al nido e schiacciare i piccoli ed inoltre permette all’allevatore di controllare che i coniglietti non escano dal nido in quanto, soprattutto nella prima settimana, non sarebbero in grado di rientrarvi e la femmina, di certo, non potrebbe aiutarli. L’allattamento dura in tutto pochi minuti.
Lo svezzamento avviene intorno ai 28-35 giorni togliendo i piccoli dalla madre e mettendoli in una gabbia separata.
Dr. Cristiano Papeschi - Università della Tuscia (VT)
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